La famosa foglia di fico, con cui i nostri lontani progenitori, stando alla Genesi, si sarebbero coperti le pudenda uscendo dall’area naturista del paradiso terrestre, esiste per davvero. A volte ne fanno uso gli stessi soggetti interessati; altre volte, vi ricorrono quei misericordiosi che intendono coprire troppo sfacciate uscite dei loro beniamini. Ecco dunque la compassionevole trovata di un media nostrano che, lo scorso 14 ottobre, ha pensato di sfoggiare un Petro Porošenko in panni da aviatore “a bordo di un caccia bombardiere, nella Giornata patriottica che in Ucraina ricorda l’annessione della Crimea alla Russia”. Troppo impresentabile deve esser sembrata, ai nostri, la vera occasione di quel travestimento presidenziale, e così hanno coperto le vergogne come meglio hanno potuto, assestando nel contempo un altro colpetto alla madre di tutti i mali più recenti dell’orbe terraqueo, la Russia.
Peccato che la Russia non c’entri per nulla. Il 14 ottobre, nell’Ucraina golpista, è festa nazionale sì, e anche patriottica – per l’esattezza: Giornata dei difensori della Patria – ma l’unica annessione che possa ricordarsi è quella per cui, nel 1941, ’42 e fino al 1944, i nazionalisti, i resti delle bande fasciste e quanto rimaneva dagli anni ’20 degli anarco-banditi di Nestor Makhno giubilarono all’arrivo delle truppe naziste, di cui prontamente si misero al servizio, sparando sui soldati dell’Armata Rossa in ritirata e dando poi vita anche alla divisione SS “Galizia”. I nostri devono essersi detti: non è possibile che un paese diventato democratico da più di un anno e mezzo, che ha lottato democraticamente con pistole, carabine e molotov a majdan per entrare nella democratica Unione Europea, uccidendo democraticamente chi vi si opponeva, non è possibile che, il 14 ottobre, volesse “ricordare” altro se non “l’annessione della Crimea alla Russia”. Purtroppo per loro, nemmeno la Crimea c’entra: già da diversi mesi, la democratica Rada ucraina, in cui le questioni si risolvono a mani nude (tra quei democratici, i guantoni li usa solo uno, per giunta sul ring), aveva elevato a festa patriottica nazionale proprio il 14 ottobre, “a ricordo” della fondazione dell’UPA, l’Esercito insurrezionale ucraino, il braccio armato dell’OUN, l’Organizzazione dei nazionalisti ucraini al servizio delle SS, il cui artefice, Stepan Bandera, è oggi “eroe sacro” dell’Ucraina. A dispetto anche di altri media, sempre nostrani, che hanno avuto parole di sincera commozione per quel giovane galiziano, cresciuto “nel primo dopoguerra, subendo in prima persona” sia “le discriminazioni dei polacchi verso gli ucraini”, che l’oppressione dei nefasti bolscevichi, è il caso di ricordare che proprio lui, Stepan Bandera, è stato il capo indiscusso di quelle SS ucraine che l’aviatore Porošenko chiama oggi “difensori della Patria”, che volevano “liberare” l’Ucraina da ebrei e comunisti, sopprimendoli già in tenera età.
“L’Ucraina sta precipitosamente eroicizzando i fascisti e gli assassini dell’UPA”, scriveva proprio oggi Vesti.ru, in riferimento alla nuova strategia di educazione nazional-patriottica della gioventù fino al 2020, il cui ukaz il cacciabombardiere Porošenko ha firmato alla vigilia del 14 ottobre, esortando a riscrivere i testi di storia per gli studenti. Testi da cui scompariranno, scrive Vesti.ru, gli oltre 60mila polacchi della Volinia massacrati dall’UPA nel 1943, allorché i boia filonazisti “appesero agli alberi corone di bambini assassinati, tracciando in tal modo la strada, come dissero, all’Ucraina indipendente”; mentre faranno la loro comparsa, in veste di eroi, i reparti nazionalisti e collaborazionisti della Karpatskaja Seč e dell’UPA, responsabili dell’uccisione di quasi un milione di persone, civili e militari. E nessuno spiegherà più ai giovani ucraini che la principale parola d’Ordine di majdan “gloria all’Ucraina”, discende dal saluto dell’UPA, copiato sul modello nazista “Heil Hitler”.
Proprio con quelle parole d’ordine, “gloria all’Ucraina”, “ai martiri di majdan” (ma da chi furono presi a fucilate?), “agli eroi dell’Operazione AntiTerrorismo” nel Donbass (ma chi ha fatto il vero terrorismo, massacrando civili, donne e vecchi?) alcune migliaia di neonazisti di Svoboda e Pravyj sektor hanno organizzato anche quest’anno la “marcia degli eroi” nel centro di Kiev, il 14 ottobre, inscenando anche teatrali colpi di petardo tra le proprie file e quelle della polizia, sbandierando vessilli giallo-celesti di Svoboda e rosso-nere di Pravyj sektor, portando ritratti di Stepan Bandera e scandendo slogan come “Bandera è il nostro eroe”.
E la pressione propagandistica e ideologica dei golpisti è tale per cui, secondo le statistiche, se appena due anni fa solo il 27% degli intervistati parlava dell’UPA come di combattenti per l’indipendenza, oggi il numero è quasi raddoppiato; mentre è calata al 38% degli intervistati (era il 52% nel 2013) la percentuale di chi ha un’atteggiamento negativo nei confronti dei combattenti filonazisti.
Davvero una “giornata patriottica”, quella del 14 ottobre; ne prendano atto tutti coloro che plaudono alla “liberazione” dell’Ucraina dai “terroristi” del Donbass, dai sindacalisti bruciati vivi a Odessa; dai deputati e dai giornalisti freddati sulla soglia di casa, dai comunisti messi fuori legge e bastonati.
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