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Nepal: la prima volta di una presidente comunista e femminista

Il Nepal ha una presidente donna, la prima della sua storia. L’elezione di Vidhya Devi Bhandari, del Partito comunista del Nepal (Unificato marxista-leninista), è giunta dopo che il 12 ottobre il parlamento aveva dato ad ampia maggioranza al paese un capo del governo marxista, di sesso maschile.
La 54enne Bhandari ha ricevuto 327 voti parlamentari su 549 contro i 214 del principale rivale, Kul Bahadur Gurung, del Partito del Congresso nepalese, primo partito del paese e forza di centrosinistra con 196 seggi. Per lei hanno votato non solo i 175 eletti della sua formazione ma anche gli 80 parlamentari del Partito Comunista Maoista (Partito Comunista Unificato del Nepal – Maoista, per l’esattezza), spesso in conflitto con le formazioni marxiste più moderate.
Un ruolo essenzialmente di rappresentanza, il suo, ma comunque importante per stabilizzare un paese uscito da otto anni di grave incertezza politica, di scontri etnici e conflitti sociali, che conferma la svolta storica del Nepal, paese dove nel 2008 la guerriglia maoista ha estromesso dal potere la sua monarchia feudale restia ad ogni democratizzazione.
Di quella estromissione è stata tra i protagonisti, così come è stata protagonista della ricerca di un nuovo ruolo per la donna accolto in parte nella nuova Costituzione che riconosce non solo un terzo dei seggi parlamentari riservati alle donna, ma anche un presidente o vice-presidente al femminile. Per la prima volta in Asia la costituzione del Nepal, approvata a settembre dopo molti anni di scontri in parlamento e fuori, riconosce anche i diritti degli omosessuali.
Passi importanti in una società ancora dominata totalmente dal patriarcato oltre che dalle caste alte che dettano legge al di là degli organismi costituzionali.
In passato Bhandari è stata già Ministro della Difesa, ruolo assai delicato in un paese scosso da forti tensioni politiche, sociali ed etniche (in Nepal si parlano circa 100 diverse lingue e convivono gruppi etnici assai diversi per cultura e tradizione) e schiacciato tra due colossi in competizione come Cina e India. Su questo fronte una svolta è stata rappresentata dalla firma, il 29 ottobre, di un accordo tra Kathmandu e Pechino che mette fine al tradizionale – e soffocante – monopolio di Nuova Delhi sui rifornimenti di petrolio e gas al piccolo paese.

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