Chi è contento della vittoria di Erdogan? Ecco alcuni esempi significativi provenienti dal mondo arabo.
Due gruppi integralisti islamici, Jaish al-Islam e Ahrar al Sham (la cui ultima “impresa”, secondo il Daily Mail, è l’utilizzo di alcuni civili alauiti chiusi in gabbia come scudi umani nei combattimenti), i quali combattono in Siria contro il regime baathista al fianco di Jahbat Al-Nusra, ramo locale di Al-Qaeda, nell’ambito dell’alleanza politico-militare denominata “Esercito della Conquista”, hanno rilasciato un comunicato congiunto in cui, nel complimentarsi con l’Akp, affermano che “la Turchia ha giocato un ruolo fondamentale nel supportare il popolo siriano e la sua rivoluzione, nonostante le tremende pressioni interne ed esterne cui è stata sottoposta per farla recedere da questa posizione”; “non vediamo l’ora che si stabiliscano relazioni più fraterne fra il popolo siriano e quello turco dopo la caduta di Assad e del suo regime”, continua il comunicato.
Un altro messaggio di congratulazioni al ‘sultano’ è stato emesso dal cosiddetto “Esercito siriano libero”, sigla dietro la quale si nascondono milizie di vara estrazione, in maggioranza islamiste, in cerca di riconoscimento internazionale.
Ma è l’intesa “aperta” fra il regime turco ed i gruppi integralisti islamici che combattono nel cosiddetto Esercito della Conquista ad essere particolarmente inquietante perché apre alla possibilità che, nel futuro riassetto della Siria, nelle aree occupate da tali gruppi, attualmente insediati specialmente nel nord ovest del paese, possa essere internazionalmente riconosciuto (su input delle petromonarchie e della stessa Turchia, con il consenso degli imperialismi occidentali) uno stato indipendente, o una divisione amministrativa con ampia autonomia, in cui venga applicata una versione estrema della sharìa e che diventi terreno di conquista dei capitali del polo islamico-sunnita (gli stessi, provenienti da Arabia Saudita, Qatar, Turchia, ecc. che stanno finanziando le milizie in guerra); da questo discorso dovrebbe essere invece escluso l’Isis, divenuto oramai “impresentabile” ai fini di un riconoscimento internazionale.
Ad avvalorare tale ipotesi vi è un elemento importante: nell’”Esercito della Conquista” combattono anche milizie vicine ai Fratelli Musulmani e a formazioni islamiche più “moderate”, non considerate terroriste in Occidente; non è un caso, inoltre, che i maggiori sforzi dell’esercito siriano e dei suoi alleati, sotto la copertura dei bombardamenti russi, si stiano concentrando nella riconquista dei territori da queste fazioni che, per altro, includono zone del paese densamente popolate e interrompono la continuità territoriale delle aree ancora in mano ai governativi.
Sempre dal Medio Oriente, un altro comunicato di congratulazioni all’Akp è arrivato dal movimento palestinese Hamas, vicina ai Fratelli Musulmani, che controlla la Striscia di Gaza. Un esponente di spicco dell’organizzazione, Sami Abu Zuhri, ha così commentato l’esito elettorale, ancor prima che fosse definitivo: “Noi di Hamas riteniamo che questi risultati siano una vittoria, ancor prima che per la Turchia, per la Palestina perché confidiamo nel fatto che la Turchia contribuirà a favore della causa palestinese, della causa di Gerusalemme e del popolo palestinese”. La Turchia di Erdogan, a partire dall’inizio della crisi siriana nel 2011, è diventata, assieme al Qatar, il principale sponsor politico di Hamas, tanto da convincerne i vertici in esilio a lasciare Damasco, dove in precedenza operavano sotto la protezione di Bashar al-Assad, per stabilirsi a Doha; contestualmente, l’organizzazione ha cominciato a supportare la causa dei ribelli finanziati dai nuovi padrini politici anche all’interno dei campi e dei quartieri palestinesi in Siria.
Segnaliamo infine il messaggio di congratulazioni proveniente dal ramo tunisino della Fratellanza Musulmana, il partito Ennahda.
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