Lo scorso 25 novembre è stato ufficialmente inaugurato a Ekaterinburg (dal 1924 al 1991 Sverdlovsk) il “Centro Eltsin”, una sorta di museo interamente dedicato al primo presidente della Russia postsovietica, originario proprio della regione transuralica di Sverdlovsk. Le cronache parlano di una spesa, per la realizzazione del complesso, di circa dieci miliardi di rubli, finanziati anche da sponsor privati, tra cui non mancano le imprese della regione degli Urali. Quelle un tempo statali che, proprio grazie a Eltsin, sono diventate il vaso di pandora per sterminati arricchimenti privati.
Il segretario del PC della Federazione russa, Gennadij Zjuganov, commentando l’inaugurazione del Centro, ha dichiarato che “il popolo russo lega al nome di Eltsin il periodo più nero della propria storia”, i cosiddetti “malvagi anni ’90” e si è detto quantomeno meravigliato della presenza, all’apertura del complesso, del presidente Putin, il quale pure, in più di un’occasione, ha definito “una catastrofe geopolitica” la fine dell’Unione Sovietica, tra i cui artefici principali si annovera Boris Eltsin.
Zjuganov ha ricordato come nel 1999 la Duma avesse iniziato la procedura di impeachment nei confronti di Eltsin, accusato di almeno cinque gravi reati.
Primo: alto tradimento, per il cosiddetto “complotto Belovežskij”, del dicembre 1991, nel corso del quale lui e i presidenti ucraino e bielorusso, Leonid Kravčuk e Stanislav Šuškevič, si accordarono a tavolino per la dissoluzione dell’Urss, a dispetto del referendum che il marzo precedente aveva visto il 78% dei cittadini sovietici votare a favore della conservazione dell’Urss.
Secondo: colpo di stato anticostituzionale del settembre-ottobre 1993, con le cannonate contro l’organo legislativo russo, il Soviet supremo, i cui poteri passarono nelle mani del presidente.
Terzo: scatenamento della guerra in Cecenia, dopo aver giocato con il separatismo – era stato proprio Eltsin a incitare tutti i soggetti federali a “prendersi più autonomia che potete”; una guerra che causò alcune decine di migliaia di morti, sia militari che civili.
Quarto: disfacimento del potenziale difensivo e del sistema di sicurezza nazionali, con il quasi completo annullamento del complesso industriale di difesa russo, nell’interesse di USA e Nato, le cui basi da allora si sono fatte sempre più vicinie alle frontiere russe.
Quinto: genocidio, per aver scientemente creato le condizioni – “terapia shock”, “riforme di mercato”, privatizzazioni – che hanno ridotto l’attesa di vita, la natalità e l’aumento della mortalità tra i cittadini russi.
Pur senza parlare di abbattimento del sistema socialista da parte delle forze, interne ed esterne, interessate al disfacimento dell’Urss e puntando il dito principalmente sulla dissoluzione della “potenza nazionale”, Zjuganov ha detto “Provate a confrontare i risultati di Eltsin con le cifre del primo piano quinquennale staliniano. Nel gennaio 1933 Stalin riferiva al plenum del Comitato Centrale: “Non avevamo metallurgia, base dell’industrializzazione del paese. Ora ce l’abbiamo. Non avevamo fabbriche di trattori. Ora le abbiamo. Niente industria automobilistica. Ora l’abbiamo. Non industria metalmeccanica; ora c’è. Non c’era industria chimica. Ora c’è”. E così via per la costruzione di macchine agricole, per l’industria aeronautica, per quella tessile, l’energia elettrica (nel cui campo la Russia prerivoluzionaria occupava l’ultimo posto tra i paesi sviluppati): “E non solo abbiamo creato queste nuove grandi industrie” concludeva Stalin, “ma le abbiamo create su una scala e di dimensioni tali, che di fronte ad esse sbiadiscono la portata e le dimensioni dell’industria europea”.
Quanto realizzato negli anni dell’industrializzazione, ha detto Zjuganov, fu “alla base della vittoria del popolo sovietico nel 1945. Cosa si può trovare nel periodo eltsiniano, che ricordi pur lontanamente quei successi? Assolutamente nulla”. Citando l’inglese “Guardian”, Zjuganov ha detto: “Un presidente che ha saccheggiato un’intera generazione, arricchendo in misura inimmaginabile la propria cerchia. Un uomo che aveva iniziato la propria carriera populista con la campagna contro la modesta corruzione dei funzionari di partito, divenne capo di un paese nell’epoca della corruzione e del banditismo su larga scala. Dal punto di vista dell’Occidente, Eltsin è stato il miglior presidente della Russia”. I nostri cittadini, ha detto il segretario del PC, sopportano un’infinità di mali e di sofferenze: praticamente tutti i problemi più acuti sorgono ancora oggi da quei “malvagi anni ’90”. Quel tempo vergognoso bussa di nuovo alla nostra porta con il Bilancio 2016, un bilancio di degradazione e di rischi, che porta alla Russia la politica socioeconomica del governo Medvedev, sagomata secondo le forme di Eltsin e Gajdar”.
Non a caso, pochi giorni fa, Komsomolskaja Pravda, scriveva di come, nonostante la crescita dei salari nominali in alcune branche, il salario reale dei lavoratori non vedesse tale ritmo di caduta dal 1999, con un meno 10,9% nell’ottobre scorso rispetto allo stesso mese del 2014. Ciò si evidenzia anche nella previsione del Bilancio 2016 di indicizzare i salari considerando un’inflazione del 4%, mentre, a detta dell’analista Vladimir Orešnikov, l’inflazione attesa si aggirerà intorno al 12%. Inoltre, è previsto che nel 2016 non vengano indicizzate affatto le pensioni di coloro che, continuando a lavorare, nel 2015 sono stati occupati per più di 6 mesi. Se l’indice ufficiale di disoccupazione è al 5,5%, quello reale (considerati tutti coloro che non sono iscritti alla “borsa lavoro”) può essere stimato a circa il 20%. Sul fronte sanitario (istruzione e sanità sono i settori maggiormente colpiti da quelle che i comunisti chiamano le “riforme liberali”), Vjačeslav Tetëkin, del PC, scrive che, per tagliare le spese di bilancio, si tenta di ridurre al minimo anche le garanzie sociali nell’ambito del sistema di assicurazione sanitaria obbligatoria. Infatti, il Ministero delle finanze propone di mantenere l’assistenza medica gratuita solo per le categorie deboli e solo per alcune malattie. Per chi lavora i servizi medici saranno forniti solo in misura limitata: la chiamata dell’autoambulanza sarà gratuita solo per 4 volte l’anno e il medico dovrà essere pagato se ci si rivolge a lui più di 8 volte l’anno. Non saranno gratuite le visite del medico nei giorni festivi e si dovrà pagare il ricovero in ospedale oltre la seconda volta.
Il risparmio previsto è di 50 miliardi di rubli. Ma, come detto, l’apertura del “Centro Eltsin” ne già ha sottratti 10.
Niente di nuovo sul fronte del capitale; anche nell’era Putin-Medvedev.
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