Menu

Francia. Arrestato un neofascista: “ha venduto armi agli attentatori islamisti”

Era già accaduto in Spagna, ed ora il legame tra estrema destra neofascista ed attentatori jihadisti sembra essere confermato anche in Francia anche se per ora la vicenda potrebbe essere un episodio isolato. Ieri le agenzie di stampa hanno battuto la notizia che un ex mercenario di estrema destra, ed ex membro del Front National, è stato arrestato insieme alla sua compagna con l’accusa di aver venduto alcune armi ad Amedy Coulibaly, il giovane responsabile dell’assalto al supermercato kosher di Parigi il 9 gennaio scorso. 
Nella fattispecie il personaggio raggiunto da un provvedimento della magistratura francese, Claude Hermant, avrebbe passato a Coulibaly un kalashnikov e quattro pistole Tokarev usate per far strage nella capitale francese. Le armi in questione, utilizzate per uccidere una poliziotta a Montrouge e poi quattro ostaggi catturati all’interno del negozio di Porte de Vincennes preso d’assalto poco dopo la mattanza nella sede di Charlie Hebdo, sarebbero ‘transitate’ tramite la società intestata alla compagna di Hermant per poi essere vendute a Coulibaly nella città belga di Liegi, a poche decine di chilometri dalla frontiera francese. 
Claude Hermant e la sua compagna erano già finiti in cella lo scorso 23 gennaio con l’accusa di traffico d’armi internazionale, a neanche due settimane dal primo sanguinoso assalto jihadista condotto contro Parigi, anche se l’inchiesta che ne aveva portato all’arresto in realtà era partita nella primavera del 2014, e quindi prima e indipendentemente dagli attentati di gennaio. I due sono stati infatti all’epoca accusati di aver modificato alcuni mitra e delle pistole destinate al mercato dei collezionisti rendendole delle armi in piena regola. Ma il 52enne Hermant fu subito rilasciato dopo che lui affermò di essere un informatore della polizia belga e francese e di aver contribuito, infiltrandosi nel mercato delle armi di contrabbando, a far incastrare alcuni trafficanti. Nel gennaio scorso gli inquirenti si videro apporre, sul coinvolgimento del noto estremista di destra in vicende tutt’altro che chiare, addirittura il segreto di stato.
Ma la procura di Lille ha continuato ad indagare ed ha cercato e trovato nuovi elementi di colpevolezza che hanno portato di nuovo all’arresto dell’oscuro personaggio.
Claude Hermant, figura storica dell’ultradestra – anche se ama definirsi ‘anarchico di destra’ (!) – ha un passato burrascoso alla spalle, che i media d’oltralpe hanno tentato di ricostruire dopo il suo secondo arresto.
È stato paracadutista all’interno dell’esercito francese fino al 1982, quando si congedò con il grado di sergente, e si vocifera di una sua collaborazione con i servizi segreti di Parigi. Poi è segnalato come mercenario di gruppi legati al Sudafrica in Angola, per ricomparire più tardi in Croazia arruolato in una legione di estrema destra formata da volontari fascisti provenienti da tutta Europa e accomunato per l’odio nei confronti della Jugoslavia e della Serbia. Nel 1999 ricompare in Congo, dove finisce in manette perché sospettato di avere partecipato ad un complotto contro il locale governo. Grazie all’intervento delle autorità francesi viene però prontamente rilasciato. Tornato in patria, tra il 1994 e il 1999 ‘lavora’ nel servizio d’ordine del Front National, periodo al termine del quale racconta di aver fatto parte di una cellula clandestina creata dal partito neofascista nel 1997 per alimentare la rivolta nelle banlieues, infiltrandosi nelle periferie e tentando di orientare e condizionare le bande criminali e giovanili spingendole verso la rivolta. Una strategia, affermò, volta a legittimare i messaggi autoritari e xenofobi di un Front National che a quel punto avrebbe potuto presentarsi come unica diga al disordine sociale. Le gravissime accuse naturalmente vennero rigettate dai vertici della formazione di estrema destra, e non se ne seppe più nulla.
Dopo qualche anno di pausa, nel 2008 assieme ad un altro ex membro del Front National crea a Lille, nel nord della Francia, l’associazione di estrema destra “La maison du peuple flamand”, che orienta la propria propaganda contro la comunità islamica ed ospita una nutrita pattuglia di naziskin provenienti anche dall’altra parte della frontiera. Nel frattempo diventa animatore dei cosiddetti “Campi di Ares”, nei quali si addestrano alla guerra alcuni gruppi di giovani neofascisti. Nell’ottobre 2011 organizza una manifestazione a Lille con Serge Ayoub, il leader della Terza posizione francese, organizzazione disciolta dopo l’omicidio del giovane antifascista Clement Meric da parte di un gruppo di estremisti di destra appartenenti ad una sigla poco nota – la Gioventù Nazionalista Rivoluzionaria – in realtà contigua ad un Front National che nel frattempo ha iniziato il processo di modernizzazione e di ripulitura sotto la guida di Marine Le Pen. Dopo la chiusura anche della sua associazione, “La Maison”, apparentemente Hermant “appende il cappello al chiodo”, e si dedica con la moglie alla gestione di un chiosco di patatine fritte a Lille, arrotondando con lavoretti di vigilanza e con l’organizzazione di sessioni di guerra simulata. Attività, a detta della magistratura, di copertura che nasconderebbero il suo vero lavoro: comperare armi modificate a scopo collezionistico, trasformarle in armi a tutti gli effetti e venderle al mercato nero. Alcune di queste sarebbero finite nelle mani di alcuni rapinatori; altre, accusano gli inquirenti, in quelle dell’attentatore islamista Amedy Coulibaly.
Certamente, il ruolo di Hermant e della sua compagna come fornitori di armi per il commando – o il lupo solitario – che sparse sangue e terrore a Parigi nel gennaio scorso in nome dell’islam combattente potrebbe allo stato essere considerato un fatto isolato, attribuibile alle attività criminali del personaggio. Che però vanta un legame abbastanza evidente sia con la galassia neofascista franco-belga, sia con i servizi e gli apparati di sicurezza di Parigi. Hermant conosceva l’affiliazione e le intenzioni di Coulibaly prima di vendergli le sue armi? L’attentatore si sarebbe rivolto casualmente a lui oppure ci sarebbe arrivato all’interno di una relazione solida tra gruppi di estrema destra e organizzazioni fondamentaliste islamiche? Chi può dirlo… Comunque, senza bisogno di scomodare tesi complottiste che al momento non sono corroborate da fatti inoppugnabili, non si può non notare che negli ultimi anni sia l’estremismo religioso islamico sia l’estremismo di destra, seppur dissimulato dall’attenta copertura assicurata dal Front National guidato da Marine Le Pen e non più dal padre, sono cresciuti di pari passo nelle periferie delle grandi metropoli francesi. Il sospetto che estremismo islamico e neofascismo si utilizzino l’un l’altro per auto legittimarsi e radicarsi non è da questo punto di vista affatto peregrino. Ma un conto è il piano politico ideologico – la guerra di civiltà combattuta da entrambi i lati – un conto è quello criminale-militare. 

Attendendo che l’inchiesta della magistratura di Lille – se andrà avanti – chiarisca alcuni elementi, non si può non notare che legami abbastanza stretti tra gruppi di estrema destra e gruppi jihadisti, alcuni dei quali responsabili anche di crimini efferati, sono stati documentati in Spagna in diverse occasioni, nell’indifferenza completa della stampa continentale.

 

Ad esempio ad aprile di quest’anno, i Mossos d’Esquadra arrestarono tra Barcellona e Tarragona undici persone, tra marocchini e spagnoli. Uno di questi era un noto membro dell’estrema destra (nella fattispecie il Movimento Sociale Repubblicano) trovato in possesso di una bomba a mano e di alcune munizioni e che è stato ritenuto il tramite tra la cellula jihadista smantellata e alcuni ambienti neofascisti che stavano organizzando degli attentati congiunti contro la comunità ebraica locale.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *