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Madrid: un cazzotto a Rajoy movimenta le elezioni. Occhi puntati sulla nuova destra

Saranno pure le elezioni più importanti della Spagna degli ultimi decenni, ma la campagna elettorale non ha brillato finora certo per interesse e partecipazione. Un improvviso sussulto l’ha dato un episodio che richiama il ‘lancio del duomo’ contro Silvio Berlusconi qualche anno fa, episodio che servì al premier italiano a stringere i ranghi della sua rissosa coalizione. Che l’episodio avvenuto ieri a Pontevedra possa generare effetti simili è tutto da vedere. Ma ovviamente il traballante premier spagnolo ha gioco facile nel puntare sul vittimismo dopo che ieri, nel corso di una manifestazione elettorale del Partito Popolare nella cittadina galiziana, un ragazzo di 17 anni (pare legato da un certo grado di parentela con la moglie del contuso premier) ha mollato un cazzottone al leader della destra, facendogli saltare gli occhiali e stampandogli sul viso una vermiglia impronta. Naturalmente il ragazzo è stato subito arrestato, ma mentre i poliziotti lo portavano via ha avuto il tempo di urlare: “Sono contentissimo di averlo fatto”. Come dargli torto…

A pochi giorni dal cruciale voto di domenica un nuovo sondaggio, realizzato questa volta dall’istituto Gesop e pubblicato dal quotidiano El Periodic d’Andorra, conferma l’estrema incertezza sul risultato e al tempo stesso rinfranca Podemos, data da tutte le altre rilevazioni precedenti in caduta libera, e in parte Izquierda Unida, penalizzando invece sia il Partito Popolare sia Ciudadanos. Intenzioni di voto da prendere con le molle, visto che chi vota a destra è meno incline a dichiarare la propria scelta ai sondaggisti e visto anche l’ancora altissimo numero di indecisi.
Fatto sta che, in attesa dei risultati reali, l’ultimo sondaggio attribuisce al PP il 25.4% e circa 110 seggi, mentre al Psoe di Pedro Sanchez il 20.6% e massimo 85 seggi. Recupera qualcosa rispetto alla precedente rilevazione della Gesop e parecchio rispetto alla media degli altri sondaggi recenti la creatura di Pablo Iglesias. Podemos arriverebbe al 19.6% ottenendo un massimo di 70 seggi. Il quotidiano di Andorra prevede un calo delle intenzioni di voto per Ciudadanos, che scenderebbe al 16.3% e si aggiudicherebbe solo 58 seggi. Izquierda Unida-Unidad Popular invece si attesterebbe al 4.5% ottenendo forse 5 seggi (gli altri istituti glie ne assegnano due, massimo tre).
L’attenzione dei politici, dei media e dell’establishment continentale è puntata su alcune tendenze. Riuscirà il Partito Popolare a confermarsi prima forza in parlamento? Basteranno i suoi seggi, insieme a quelli ottenuti da Ciudadanos, per dar vita a una coalizione di destra, liberista e pienamente filo-austerity? Podemos, nel frattempo normalizzata e moderata su molte delle principali questioni strategiche, riuscirà ad ottenere una pattuglia parlamentare sufficiente a non venire risucchiata da un Parlamento assai diverso dal precedente dal punto di vista della rappresentanza (e della rappresentazione) ma nettamente continuista con il passato regime dal punto visto dei contenuti e delle priorità politiche?
E’ soprattutto sulla nuova destra, nata nove anni fa in Catalogna per ribattere alla crescita del nazionalismo e della sinistra catalana e diventata recentemente la ruota di scorta del regime bipolare uscito dall’autoriforma del franchismo che si concentra l’attenzione. Di fatto Ciudadanos si trova oggi a rappresentare l’ago della bilancia delle elezioni politiche del 20%; facendo il pieno di voti in fuga dal Partito Popolare e in misura minore dal Partito Socialista, Albert Rivera è infatti pronto ad allearsi sia con gli uni sia con gli altri, chiedendo un alto prezzo in termini di potere. Fermo al 3% ottenuto alle elezioni europee del 2014, il partito del 36enne avvocato catalano ha fatto in pochi mesi passi da gigante, convincendo milioni di elettori ‘moderati’ di rappresentare l’alternativa migliore ai partiti del ‘vecchio regime’, criticati perché inefficienti e corrotti, anche se dopotutto Ciudadanos propone ricette improntate all’austerity, al liberismo, alle privatizzazioni. E addirittura ad una sforbiciata ai diritti sociali, che pure in una prima fase avevano caratterizzato la propaganda di un nuovo partito di destra, nazionalista e centralista che però aveva bisogno di differenziarsi dai trinariciuti reazionari del Partido Popular, nato negli anni ’80 dalle ceneri del partito fascista di Franco.
Partendo da un certo insediamento nelle zone rurali della Catalogna e in alcuni ambienti dell’oligarchia spagnolista catalana, Ciudadanos sta da tempo concentrando i suoi sforzi per conquistare la ‘classe media’, i ceti sociali impiegatizi, gli artigiani, i piccoli imprenditori, i settori giovanili con un alto grado di formazione e aspirazioni altrettanto elevate che vengono però ormai da anni frustrate da una crisi economica resa ancora più dura da una gestione autoritaria e antipopolare realizzata da Rajoy per conto della Troika. Di fatto, il movimento di Rivera si presenta come alternativa “onesta” e “moderna” rispetto al Pp: una “nuova” destra di giovani, professionisti e manager con il culto dell’efficientismo, lontana formalmente dalle nostalgie franchiste, sebbene richiami quei “tecnocrati” dell’Opus Dei che ressero le sorti del governo spagnolo alla fine degli anni Cinquanta, quanto la dittatura fu costretta a rinunciare all’autarchia e ad aprirsi all’esterno in campo economico. E nonostante alcuni leader locali e candidati di C’s siano stati beccati a incensare il franchismo o a propagandare ricette apertamente razziste.
Rivera sta cercando, e pare che ci stia riuscendo, di rubare la scena al Partito Popolare, di sostituirsi ad esso nei settori tradizionali di insediamento della destra conservatrice e reazionaria spagnola, arrabbiati con la malagestione del PP ma al tempo stesso impauriti dal possibile exploit degli ‘antisistema’ di Podemos (per quanto Iglesias abbia ormai ampiamente ridimensionato i suoi tratti antagonisti rispetto al tradizionale sistema politico ed economico imperante a Madrid). Allo stesso modo Ciudadanos rafforza la sua propaganda nazionalista, altro elemento di identità con i popolari. Proprio ieri Rivera in persona ha tenuto un comizio in un hotel di Bilbao dove ha pesantemente attaccato le aspirazioni indipendentiste dei catalani e durante il quale ha promesso di battersi addirittura per la cancellazione delle prerogative fiscali straordinarie di cui gode la Comunità Autonoma Basca, storico cavallo di battaglia dei settori più reazionari del PP. “Non c’è nulla di più spagnolo che essere di Ciudadanos nel Paese Basco” ha sentenziato Rivera, che poi ha rincarato la dose: “Questo è un territorio della Spagna, una terra della Spagna, costruita da gente di tutta la Spagna”.
Al di là delle percentuali che i vari partiti otterranno, occorrerà aspettare l’attribuzione dei seggi per capire veramente chi governerà lo Stato Spagnolo nei prossimi anni, visto che un sistema elettorale astruso e truffaldino – che premia i grandi partiti radicati in tutto il territorio o le forze locali i cui consensi sono concentrati in piccole aree – rende difficile trasformare le intenzioni di voto in reale presenza parlamentare.

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