Per l’11° conferenza stampa di fine anno di Vladimir Putin, i riflettori dei media occidentali si sono puntati, ovviamente, sui temi internazionali della politica russa. Oltre alla crisi con la Turchia, che ha tenuto banco, Putin ha anche accennato, quasi di passaggio, al Donbass: nella zona del conflitto in Ucraina, ha detto, ci sono cittadini russi, ma non si tratta di militari in servizio e la Russia, da parte sua, è pronta a far pressioni sulle milizie in funzione degli accordi di Minsk, ma conta anche su una posizione costruttiva di Kiev.
Argomenti questi non indifferenti nemmeno al cittadino russo medio; cui però stanno più a cuore temi più direttamente legati alla propria condizione.
Dunque, di cosa ha parlato Vladimir Vladimirovič? Secondo la sintesi delle agenzie russe, il presidente ha detto che l’economia russa ha superato il picco di crisi e ci sono segnali di stabilizzazione; anzi, a settembre e ottobre si è registrata una crescita, per quanto piccola, rispettivamente dello 0,2 e 0,1%. Il governo conta su una crescita dello 0,7% nel 2016, del 1,9% nel 2017 e del 2,4% nel 2018: il tutto, partendo da una previsione del prezzo del petrolio di 50 $ al barile.
Putin ha anche parlato di una “stabilizzazione” del mercato del lavoro: “il livello di disoccupazione oscilla attorno al 5,6%. Se ricordiamo la situazione del 2008”, ha detto, “nel complesso è un risultato positivo, un lavoro positivo del governo”. Si è anche sensibilmente ridotta la fuga di capitali: “Anzi, nel terzo trimestre di quest’anno si è osservato un rientro”: anche qui, Putin si è detto soddisfatto del lavoro del governo.
Riguardo i piani di innalzamento dell’età pensionistica, secondo il presidente prima o poi vi si dovrà metter mano, anche se non è ancora il momento e Putin “si augura” che nel 2016 le pensioni potranno essere indicizzate al livello reale di inflazione.
Al nocciolo delle questioni, “parte delle azioni delle imprese di stato – ad esempio “Rosneft” – potranno essere privatizzate, anche se il pacchetto di controllo rimarrà comunque nelle mani dello stato”.
Nei giudizi degli esperti di politica economica del PC russo, la principale forza di opposizione, la conferenza stampa voleva avere, in generale, un effetto rassicurante di fronte all’acutizzarsi della situazione internazionale, alla caduta del prezzo del petrolio e alla crisi economica; nel complesso, è stata abbastanza generica, quasi “sfocata”; il presidente ha promesso di “tenere sotto controllo, di vedere, di capire”, ma senza specificare nulla. In sostanza, stante la polemica dei comunisti russi contro la politica liberista del governo, spicca che Putin non ha intenzione di cambiarne compagine: “non è necessaria alcuna altalena ministeriale”, ha detto e ha valutato il lavoro dei Ministri finanziari, quelli giudicati “liberali” dai comunisti, come “responsabile” e “soddisfacente”.
Secondo il Presidente tutto va ogni giorno sempre meglio: crescita della popolazione, aumento della produzione, flussi di capitali; quasi lo staliniano “La vita è diventata migliore, la vita è diventata più felice”.
L’Urss è diventata per Putin, dicono i comunisti, quasi ufficialmente un modello da seguire; ma al tempo stesso egli conferma che il processo di privatizzazione delle proprietà statali va avanti e crede ancora nella “maggiore efficienza” del proprietario privato. Inoltre, Putin lascia completamente in balia dei liberali del governo la questione delle privatizzazioni: ha apertamente dichiarato che “in queste questioni sto cercando di non interferire”.
In generale, vista da sinistra, la parte economica e sociale della conferenza stampa è stata la più debole. Ci si è scordati che il rallentamento della crescita e la caduta economica si erano già manifestati durante il picco del prezzo del petrolio e, in sostanza, affermano i comunisti, la dipendenza dal petrolio per una potenza come la Russia è semplicemente umiliante: “per la geopolitica siamo quasi il secondo centro di forza globale, mentre nell’economia mondiale, siamo una cimice…”.
Di fatto, si sono evitati i grandi temi sociali, come l’aumento del numero di poveri fino a 23 milioni di persone, la caduta dell’11% dei redditi reali, la mancata indicizzazione delle pensioni. Riguardo poi l’esportazione di denaro: più di 21 miliardi di $, solo nell’agosto scorso, sono andati a sostenere l’economia degli Stati Uniti; ma, domandano i comunisti, gli Stati Uniti sono così poveri che noi siamo obbligati a finanziarli per mantenere la stabilità globale, come sostiene il vice primo ministro Arkadij Dvorkovič? Si taglia tutto ciò che è possibile tagliare nel bilancio, e però spendiamo il 4% per il servizio sul debito: più che per cultura, servizi municipali, media, ecologia e sport messi insieme. “Per ogni persona normale è una sciocchezza, ma per “la setta dei testimoni di Gajdar” (l’ideologo delle “riforme” eltsiniane a inizio anni ’90), che occupano il governo e la banca centrale, in questo schema, non c’è contraddizione”.
Se poi tutto va bene, come mai il paese è impoverito? Secondo le statistiche ufficiali, il numero dei poveri in Russia è aumentato quest’anno del 15,7%: cittadini ridotti letteralmente sull’orlo della sopravvivenza. Questo perché il salario minimo è quasi due volte meno del minimo di sussistenza; si è legalmente autorizzati a pagare le persone meno di quanto necessario alla sopravvivenza fisiologica. Secondo la Costituzione, la Russia è uno Stato sociale; un disegno di legge per aumentare il salario minimo almeno al livello minimo di sussistenza è stato presentato alla Duma. “Russia Unita”, che detiene la maggioranza parlamentare, è disposta a votarlo? Oppure la Costituzione continuerà a rappresentare solo una foglia di fico?
Nella lotta alla corruzione, si evitano le linee di principio e sistemiche e ci si impantana nelle questioni individuali. Serdjukov (l’ex Ministro della difesa dimissionato nel 2012 per scandali corruttivi) è stato nominato nel Consiglio di Amministrazione di “Elicoteri di Russia”; Vasileva (funzionaria del Ministero della difesa), arrestata per aver intascato alcuni milioni di rubli, rilasciata e risarcita in tutti gli averi. I prezzi aumentano in misura crescente, ma stipendi, pensioni e sussidi non tengono il passo. Mentre si impongono imposte e tasse di ogni tipo – sulla ristrutturazione degli appartamenti, sui valori catastali – si attua una confisca dissimulata della parte contributiva delle pensioni, si rifiuta l’indicizzazione della pensione ai lavoratori anziani e dello stipendio di insegnanti e medici, etc. Che fine hanno fatto i decreti presidenziali? Putin nel suo messaggio all’Assemblea federale si era lamentato del sabotaggio di fatto dei suoi decreti, ma ora elogia l’attività del governo.
La sintesi del fatto che non ci saranno cambiamenti nella composizione del gabinetto e che si continuerà nella politica antisociale, è stata formulata dall’analista Olga Alimova: “Spero che le risposte del presidente siano sufficienti per le persone ingenue che credono ancora nell’antico adagio secondo cui “i boiari sono cattivi, ma lo zar è buono, solo che non conosce la verità”. No: i boiari sono cattivi e lo zar, sapendo la verità, li sostiene.
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