In Grecia torna la Troika accompagnata dal Fondo Monetario Internazionale che tornerà così a far parte stabilmente, insieme alla Commissione europea, alla Bce e al Fondo Salva-Stati Esm, della gestione del Terzo Memorandum che Alexis Tsipras ha firmato a luglio nonostante pochi giorni prima il 62% degli elettori avessero bocciato un pacchetto anche meno draconiano che in quel momento il governo ellenico stava negoziando con l’Eurogruppo. Il ministro delle Finanze di Atene Euclid Tsakalotos “mi ha confermato che il governo accetta che il Fondo debba avere un ruolo nel programma”, ha dichiarato nei giorni scorsi il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, che poi ha ironizzato: “ci sarà anche l’Fmi che lavorerà con la Commissione, e ci sarà come Troika, anche se sembra che non usiamo più questa parola”. L’Fmi – ha poi aggiunto il capo delle istituzioni europee – “vuole essere parte del programma per la Grecia (…) ma hanno condizioni che sono chiare, sul surplus primario, sulla riforma delle pensioni e sulla sostenibilità del debito”.
Proprio in queste ore, tra l’altro, sembra che la Troika sia in procinto di rispedire ad Atene la già durissima riforma delle pensioni giudicata dal terzetto troppo morbida.
Ma contro la bozza inviata nei giorni scorsi a Bruxelles dall’esecutivo Syriza-Anel e altri provvedimenti a base di tagli ed austerity nel paese sale la tensione. I lavoratori dei traghetti hanno proclamato uno sciopero di 48 ore (iniziato oggi si concluderà alla mezzanotte di domani) mentre gli agricoltori hanno iniziato nelle scorse ore una protesta a macchia di leopardo che promette di bloccare le principali autostrade con i trattori. Centinaia di agricoltori hanno già portato i loro trattori verso incroci chiave, pronti al blocco nei prossimi giorni. Nella città settentrionale di Komotini la polizia ha sparato gas lacrimogeni contro i contadini che cercavano di rompere un cordone di agenti in tenuta antisommossa ed incontrare il Ministro dell’Agricoltura del governo Tsipras.
Il sindacato comunista Pame, diretto dal Partito Comunista Ellenico (KKE) ha annunciato nei giorni scorsi un’onda di mobilitazioni e proteste in varie città per il prossimo 23 gennaio. Sabato scorso, e poi di nuovo martedì, migliaia di pensionati e lavoratori greci provenienti da varie regioni del paese hanno protestato nella capitale contro la politica economica del governo di coalizione tra la ex sinistra radicale e i nazionalisti di destra.
Contemporaneamente gli altri sindacati ellenici hanno proclamato già un altro sciopero generale, dopo quelli già realizzati a novembre e a dicembre, contro il governo fino a qualche mese fa considerato ‘amico’.
”E’ stato deciso uno sciopero di 24 ore il prossimo 4 febbraio” ha annunciato il principale sindacato del settore privato, il GSEE. ”Il testo sulla sicurezza sociale distrugge pensionati, salariati e soprattutto il futuro delle giovani generazioni” ha affermato il portavoce dell’organizzazione. Tutti i sindacati del paese denunciano che i tagli chiesti dai creditori internazionali, associati a ulteriori aumenti fiscali previsti dall’esecutivo, potrebbero ridurre fino all’85% il reddito annuo per alcune categorie professionali già in difficoltà, in particolare quella degli agricoltori.
La riforma delle pensioni presentata dall’esecutivo greco alle istituzioni europee prevede già un aumento dei contributi previdenziali versati da aziende e dipendenti, l’aumento a 67 anni dell’età pensionabile e un taglio dell’assegno per alcune fasce. Questo dopo che negli ultimi anni i pensionati greci si sono già visti tagliare mediamente del 30% il valore del proprio assegno. Ma per la Troika i tagli non sono ancora sufficienti a giustificare l’erogazione di parte degli 86 miliardi di euro di prestiti concordati in cambio dell’applicazione del Terzo Memorandum.
In base all’intesa siglata a luglio con la Commissione europea, la Bce e l’Fmi la Grecia si è impegnata a tagliare la spesa pensionistica di 1,8 miliardi di euro. Secondo il ministero del lavoro attualmente la spesa pensionistica greca è pari circa al 17,5% del Pil del paese, e l’Unione Europea insiste affinché venga portata almeno al 10%, il che comporterebbe un effetto catastrofico in un paese già sconvolto socialmente da anni di austerity, tagli, privatizzazioni e licenziamenti.
Secondo un documento diffuso dallo stesso esecutivo ellenico, negli ultimi sei mesi sono stati implementati ben 100 provvedimenti di ‘riforma’ in vari settori – tagli, privatizzazioni, interventi su pensioni e salari – allo scopo di mettere in pratica gli impegni assunti dal governo Tsipras con la Troika. Tra questi i più impattanti sono, a parte la cosiddetta ‘riforma delle pensioni’, l’aumento dell’Iva, le privatizzazioni dei porti e degli aeroporti, la riforma della legge sugli sfratti che consente alle banche di pignorare anche le prime case di proprietà di persone che non riescano a pagare i propri debiti, l’adeguamento dei salari dei dipendenti pubblici sulla base di criteri legati alla ‘produttività’.
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