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Siria, strage ad Homs. Usa a Mosca: “non colpite le nostre forze speciali”

Mentre scriviamo continua a salire il tragico bilancio del doppio attentato dinamitardo nella città siriana di Homs. Al momento le vittime, secondo quanto riporta l’agenzia ufficiale Sana, sarebbero almeno 46, ma il bilancio è destinato ad aggravarsi visto che sono segnalati almeno un centinaio di feriti. La tv di stato siriana ha diffuso le immagini di macerie, soccorsi e fumo nero che si leva dal luogo dell’attacco, avvenuto a Al-Zahraa, un sobborgo colpito già altre volte da sanguinosi attentati.

Homs, nel centro del paese, è quasi integralmente sotto il controllo delle forze governative ed è regolarmente oggetto di attentati terroristici da parte delle organizzazioni jihadiste. L’ultimo in ordine di tempo, il mese scorso, aveva causato 22 morti ed era stato rivendicato dall’Isis.
Intanto gli Stati Uniti hanno chiesto nei giorni scorsi alla Russia di evitare di bombardare le aree a nord della Siria dove si trovano le forze speciali americane che fanno formazione ai ribelli siriani. Lo ha fatto sapere Peter Cook, un portavoce del Pentagono sottolineando che il dipartimento delle Difesa russo ha detto di voler rispettare la richiesta. “Credo si tratti di una richiesta ragionevole”, ha aggiunto Cook. Gli Stati Uniti hanno tuttavia ricordato di non aver comunicato a Mosca i punti precisi in cui le forze speciali di Washington si trovano, ma soltanto le “ampie aree”.
“La richiesta è stata fatta per mantenere la sicurezza delle nostre forze di terra”, ha detto Charles Brown, il generale statunitense che guida l’aviazione Usa in Medio Oriente. Da parte sua la Russia – sempre secondo il Pentagono – ha chiesto a Washington di evitare alcuni campi di atterraggio usati dalle sue forze. “Non vogliono che voliamo nelle vicinanze di essi (le aree di atterraggio) – ha aggiunto Brown – Solitamente non voliamo in quelle aree, quindi non è un problema”. 
L’anno scorso il Pentagono aveva annunciato l’invio di 50 militari delle forze speciali con il compito di addestrare i cosiddetti “ribelli moderati” che combattono contro l’Isis. Da quel momento tuttavia il dipartimento della Difesa non ha fatto sapere nulla sul luogo in cui si trovavano e neppure sui progressi raggiunti. Negli ultimi anni praticamente tutti i ribelli formati e armati da Washington in collaborazione con la Turchia e la Giordania o si sono sbandati oppure sono passati a gruppi jihadisti, compresi al Nusra e Daesh. Tanto che negli ultimi mesi Washington si è orientata ad appoggiarsi quasi esclusivamente alle Forze Democratiche Siriane, coalizione formata recentemente dai curdi delle Ypg e da formazioni sunnite e turcomanne che operano nel nord del paese.
Nonostante i pesanti bombardamenti da parte dell’artiglieria turca le Forze Democratiche Siriane stanno in queste ore continuando ad avanzare strappando territori ai jihadisti. Ieri i combattenti curdi, arabi e turcomanni sostenuti dai raid aerei degli Stati Uniti ed in parte dell’aviazione russa hanno strappato a Daesh la strategica località di al-Shadadi, nel nord-est della Siria, avanzando verso Raqqa. E’ stato riconquistato un campo petrolifero e sono state tagliate le vie di comunicazione fra al-Shadadi e Raqqa, considerata la “capitale” dell’Isis in Siria, e tra Raqqa e Mosul. 

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