Socialist Alternative è in questo momento il maggiore partito della sinistra radicale degli Stati Uniti. Non fosse altro perché nel 2013 è riuscito ad eleggere una consigliera comunale a Seattle, Kshama Sawant, 43 anni, di origini indiane. Quelle elezioni amministrative si sono rivelate un trionfo per lei: 35% al primo turno e poi vittoria al fotofinish (50.5%) al ballottaggio contro il democratico Richard Conlin. Lo scorso mese di novembre, Sawant ha vinto di nuovo le elezioni come rappresentante del terzo distretto cittadino. In futuro per lei potrebbe anche aprirsi la strada di una candidatura al Congresso, ma è ancora presto per capire se l’impresa è possibile oppure no, i prossimi mesi saranno decisivi, così come sarà decisivo il risultato finale delle primarie democratiche.
Trotzkisti, quelli di Socialist Alternative stanno infatti con Bernie Sanders, con qualche riserva però: se a uscire vincitrice dalle primarie dovesse essere Hillary Clinton, il movimento non darà alcun tipo di appoggio al Partito democratico.
«La campagna di Bernie Sanders è un enorme passo avanti e rappresenta l’apertura della società americana alle idee socialiste – spiega a Contropiano Brian Kouloris, dirigente newyorkese di Socialist Alternative –. Abbiamo bisogno di un movimento nelle strade, nei luoghi di lavoro e nelle università per far crescere i migliori aspetti del suo programma». Hillary Clinton, invece, viene vista come « la candidata del grande business imperialista, al servizio della classe dominante. Capiamo che in molti potrebbero essere eccitati per la prospettiva di avere la prima donna presidente e sono spaventati dai reazionari repubblicani, ma dobbiamo comunque costruire una campagna indipendente contro di lei». Già, perché comunque l’ascesa di Donald Trump tra i repubblicani potrebbe spingere molti elettori, per così dire, di sinistra a compattarsi dall’altra parte. Kouloris non sembra preoccuparsene, e anzi vede in Trump un segno dell’ineluttabile crisi del Gop: «Lui è il segno della grande contraddizione che c’è tra il loro elettorato, composto per lo più da ultraricchi e da una base di reazionari alienati». E comunque, prosegue Kouloris, «La strategia che seguono i repubblicani sin dagli anni ’60, cioè mobilitare gli elettori anziani e bianchi che vivono fuori dalle città, diventerà sempre meno praticabile in futuro». Questo però non vuol dire necessariamente che gli Stati Uniti stiano virando a sinistra, anzi, lo stesso Barack Obama finisce sul banco degli imputati come «grande promessa non mantenuta», nel senso che il presidente «ha sorvegliato la crisi del capitalismo e il massiccio spostamento del benessere verso i super ricchi. Non ha mantenuto diverse promesse, e in molti hanno visto le proprie illusioni distruggersi».
Dal canto suo, però, Socialist Alternative continua la sua marcia, partendo proprio da Seattle, dove Kshama Sawants si fa apprezzare nelle varie lotte municpali, con qualche risultato non disprezzabile all’attivo: «Seattle è la prima città ad aver alzato il salario minimo a 15 dollari l’ora e questo movimento sta rapidamente crescendo in tutto il paese. Abbiamo combattuto contro l’aumento dei canoni d’affitto per gli immigrati e abbiamo ottenuto tante vittorie per i lavoratori. Kshama ha dato una piattaforma a tutte le lotte, come per lo sciopero degli insegnati, e ha usato la sua posizione in consiglio per costruire movimenti dal basso. Adesso tiamo studiando insieme ad altri movimenti la possibilità di lanciare un referendum per introdurre una tassa per i ricchi e finanziare con quella il settore pubblico». Sul futuro, del suo movimento e degli Stati Uniti, Kouloris si sforza di essere ottimista: «C’è una simpatia diffusa per le idee socialiste, soprattutto tra i giovani e nella comunità nera. Tuttavia, la sinistra è ancora una cosa piuttosto piccola e incapace di sfruttare le varie opportunità per numerose ragioni. La campagna di Sanders è un appuntamento cruciale per capire dove stiamo andando».
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