Dopo alcuni mesi di stallo dopo le elezioni di febbraio la situazione politica in Irlanda sembra definirsi in maniera più chiara: nel week-end i due partiti centristi principali, il Fine Gael e il Fianna Fail, hanno raggiunto un accordo per un governo di minoranza a guida Fine Gael. In pratica il Fianna Fail si limiterà ad un supporto esterno all’esecutivo, appoggiando l’approvazione delle leggi di bilancio almeno fino al 2018, astenendosi in caso di voto di sfiducia o di rimpasti di governo. Questo tuttavia non esclude che su singole questioni i due partiti possano assumere posizioni diverse. Pare quindi quasi certa la riconferma dell’attuale premier Enda Kenny fino al 2018.
Il Fine Gael era alla guida della coalizione di governo insieme al Labour fautrice delle politiche di austerità UE e che è stata duramente castigata dagli elettori nel voto di febbraio: il partito di Kenny è passato da 66 a 50 seggi. Per i laburisti è andata anche peggio, e il centrosinistra è letteralmente crollato da 33 a soli 7 seggi, rendendo quindi impossibile la riedizione della vecchia maggioranza che non aveva più i numeri. Inevitabile a quel punto, quanto inedita, l’alleanza con il Fianna Fail (passato da 21 a 44 seggi), partito simile al Fine Gael per ideologia e programma ma suo storico rivale a causa delle differenti posizioni prese ai tempi dell’indipendenza irlandese. Sebbene i due partiti avessero ripetutamente dichiarato di non volersi alleare, si sono visti costretti a farlo per porre fine ad uno stallo che cominciava ad inquietare gli osservatori internazionali e i mercati. E quindi alla fine anche in Irlanda lo smottamento, seppur parziale, del sistema politico precedente ha obbligato a varare una ‘grande coalizione’, anche se tra partiti relativamente omogenei per quanto riguarda le priorità politiche principali.
Benché i contenuti precisi del documento di accordo non siano ancora stati resi pubblici, un primo risultato certo sembra essere la vittoria dei movimenti pro acqua pubblica, animati dalla coalizione anti-austerity “Anti-Austerity Alliance – People Before Profits” (passato da 4 a 6 deputati nelle ultime elezioni). Infatti, l’accordo siglato nel week-end prevede una sospensione per 9 mesi delle tasse sull’acqua (imposte insieme ad altre misure adottate da Dublino in cambio del pacchetto di aiuti UE-FMI), nell’attesa di una ulteriore discussione sul tema. Una vittoria, anche se parziale, per il movimento che da mesi si batte per l’abolizione delle tariffe e per la ripubblicizzazione dell’acqua, la cui gestione è ora affidata ad una utility. Sarà infatti molto difficile tornare indietro e reintrodurre le tariffe dopo 9 mesi di sospensione se i movimenti e i comitati saranno in grado di mantenere organizzazione e mobilitazione.
La strada per il governo rimane comunque in salita. Per arrivare ad ottenere un voto di fiducia, il Fine Gael avrà bisogno dell’appoggio di almeno 6 deputati indipendenti, con i quali sono in corso febbrili consultazioni. E anche se il governo sarà formato le prospettive rimangono instabili, date le premesse non solidissime. Una ulteriore opportunità di crescita per le forze anti austerity come l’AAA e il partito repubblicano di sinistra Sinn Feinn, che alle elezioni ha ottenuto 23 seggi, arrivando ad essere la terza forza politica nella Repubblica, anche se rimanendo al di sotto delle aspettative della vigilia).
Panofsky (da Dublino)
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