In Francia non si ferma la mobilitazione contro la cosiddetta ‘Loi Travail’ giunta ormai al terzo mese. Ieri ennesima giornata di mobilitazione generale indetta dai sindacati più radicali e dalle organizzazioni studentesche con l’obiettivo di ottenere dal governo – che non ha una maggioranza parlamentare fedele su questo tema ed ha dovuto fare ricorso all’articolo 49.3 della Costituzione per bypassare il voto dell’Assemblea Nazionale – il ritiro del contestatissimo provvedimento che aumenta la precarietà e facilita i licenziamenti.
Ieri circa 100 mila persone hanno sfilato in corteo nella capitale Parigi, cifra che arriva a 400 mila manifestanti (solo 130 mila per la polizia) conteggiando anche tutte le altre mobilitazioni convocate in numerose città grandi e piccole. Un successo maggiore anche della giornata di martedì quando il numero di manifestanti era stato inferiore.
Mentre si sono fermati i lavoratori di diversi settori del mondo del lavoro, continuano i picchetti da parte degli autotrasportatori, particolarmente colpiti dalla legge fortemente voluta dal governo socialista. I blocchi degli autisti dei tir e dei camion ai mercati generali e alle raffinerie hanno ritardato o sospeso l’arrivo delle merci e della benzina in alcune città, compresa Parigi. In sciopero anche i lavoratori delle ferrovie e degli aeroporti.
Il primo ministro ha minacciato una mano ancora più dura contro i sindacati man mano che i disagi creati dallo sciopero e dai blocchi si fanno più evidenti. Manuel Valls ha affermato la sua intenzione di rimuovere i blocchi nei porti, negli aeroporti e nelle raffinerie anche con l’uso della forza. Forza – in realtà violenza – che il governo non ha certo lesinato finora, basti vedere i circa 1350 tra fermi e arresti (più di cinquanta sono stati i processi per direttissima già conclusi con una condanna) effettuati finora nel corso dei cortei. Mentre alcuni giovani manifestanti sono stati massacrati in questi due mesi dagli agenti in tenuta antisommossa – alcuni hanno perso un occhio – l’altro ieri un episodio è servito all’esecutivo per dipingere il movimento di protesta contro la loi El Khomri come una mobilitazione violenta: a Parigi una pattuglia di agenti, durante una manifestazione di poliziotti di destra che protestano contro l’odio sparso dai manifestanti nei confronti delle forze dell’ordine (!), è stata attaccata da alcuni partecipanti ad un corteo che stava sfilando nonostante fosse stato proibito: i vetri dell’auto sono stati spaccati e dentro la vettura è stato lanciato un fumogeno che ha scatenato un incendio, due agenti sono rimasti lievemente feriti. Cinque persone sono state fermate e nei loro confronti potrebbe scattare la denuncia per “tentato omicidio volontario”.
Anche ieri a Parigi, a margine del grande corteo che ha sfilato circondato da un massiccio schieramento di ‘sicurezza’, la polizia ha operato 9 fermi. Partito da Place de la Nation poco prima delle 14:30, il corteo parigino è arrivato a metà pomeriggio su Place d’Italie. Vari i momenti di tensione con i consueti scontri tra gruppi di giovani incappucciati e i flics che hanno utilizzato lacrimogeni e granate stordenti a profusione. Tensione anche tra gli spezzoni più radicali del movimento e i servizi d’ordine dei sindacati, accusati di collaborazionismo nei confronti del governo o comunque di non fare tutto quello che è in loro potere per bloccare il paese e costringere Hollande e Valls a ritirare l’odiato Jobs Act alla francese. Ai sindacati più volte è stato chiesto di indire un vero sciopero generale che paralizzi il paese, ma le direzioni delle principali organizzazioni dei lavoratori – Force Ouvriere ma anche la più a sinistra CGT – finora hanno nicchiato (comunque impegnandosi in uno scontro che i sindacati italiani ufficiali non hanno neanche mai cominciato quando Renzi impose il suo, di Jobs Act…).
Fermi sono stati realizzati dalla Crs anche a Lione e soprattutto a Rennes, in Bretagna, dove in manette sono temporaneamente finiti 19 giovani. A Nantes un corteo ha sfilato nonostante il divieto apposto dal ministro degli Interni, il falco Bernard Cazeneuve.
Intanto la Confédération Générale du Travail ed altre sigle sindacali rilanciano, proponendo una nuova giornata di sciopero e di cortei per il prossimo 26 di maggio, mentre la più moderata Force Ouvriere opterebbe per scioperi a macchia di leopardo a giugno, quando il testo dovrebbe essere esaminato dal Parlamento per l’approvazione finale.
Ma proprio ieri l’Assemblea Nazionale ha confermato a larghissima maggioranza la terza proroga dello Stato d’Emergenza, già approvata dal Senato nei giorni scorsi. Una misura che doveva essere eccezionale e temporanea ma che ora viene prolungata fino all’estate con la scusa di garantire la sicurezza durante lo svolgimento degli Europei di calcio in Francia e del Tour de France.
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