Gioisce il commissario europeo agli Affari Economici per l’approvazione da parte del parlamento greco di un nuovo pacchetto di misure di austerity; ora che ‘Atene ha fatto i compiti’ Pierre Moscovici valuta che ci sono finalmente le condizioni affinché domani all’Eurogruppo si arrivi ad un accordo con il governo greco per la concessione di una ulteriore tranche di aiuti finanziari, 11 degli 86 miliardi promessi a luglio in cambio della prima capitolazione del primo governo Tsipras alla Troika.
Nel corso della notte il Parlamento ellenico ha infatti approvato un testo di ben 7.000 pagine (scritto in gran parte a Bruxelles e Francoforte) che include misure per rilanciare le privatizzazioni e una serie di clausole che predispongono un piano d’emergenza che si dovrebbe attivare automaticamente, portando ad un aumento delle imposte indirette, nel caso l’esecutivo non riesca ad evitare gli sforamenti di deficit.
In cambio – ma si tratta per ora solo di indiscrezioni di stampa – l’Eurogruppo, su pressione del Fondo Monetario Internazionale che reclama un consistente rinvio della restituzione del debito ellenico per continuare a garantire sostegno economico alla Grecia, sarebbe pronto a concedere un mini alleggerimento del debito greco facendo leva sulla restituzione al paese ormai in ginocchio degli interessi sui suoi titoli di Stato posseduti dalla Bce; al G7 di Sendai, in Giappone, secondo alcuni media, si sarebbe prefigurato anche un trasferimento all’Unione Europea di parte del debito greco posseduto finora dal Fondo Monetario Internazionale. Ma occorrerà vedere se il governo tedesco rimuoverà il suo veto, finora irremovibile, sulla concessione a Tsipras di alcune agevolazioni anche se poco più che formali e simboliche.
E’ in questo quadro quanto mai fosco che il governo Tsipras ha imposto all’assemblea parlamentare l’adozione di nuove misure definite ‘impopolari ma necessarie’ per convincere i creditori internazionali a prolungare ancora un po’ l’agonia del paese.
Mentre decine di migliaia di lavoratori e attivisti politici della sinistra manifestavano in Piazza Syntagma di fronte al Parlamento, i deputati della maggioranza – Syriza e Anel – approvavano altre misure draconiane per un valore di 1,8 miliardi di euro dopo quelle, pari a 3,6 miliardi, varate poche settimane fa nonostante lo sciopero generale indetto da tutti i sindacati ellenici che si sono scagliati in particolare contro l’aumento dell’età pensionabile e dei contributi previdenziali e il taglio degli assegni pensionistici.
Anche ieri i sindacati Adedy e Gsee ma anche il Pame, vicino al Partito Comunista, insieme a Unità Popolare ed Antarsya, hanno attraversato in corteo il centro di Atene fino a Piazza Syntagma, mentre la capitale ellenica era paralizzata dall’ennesimo sciopero del trasporto pubblico.
Qualche ora dopo i deputati di maggioranza hanno però dato il loro via libera a nuove tasse. È stata aumentata l’Iva dal 23 al 24% su diversi prodotti, fra cui la benzina, le sigarette, il caffè, le connessioni ad internet, la pay tv, i biglietti del trasporto pubblico, i ristoranti, gli alberghi; è stata aumentata la tassa di soggiorno e si è deciso un incremento delle imposte di proprietà sugli immobili attraverso una revisione al rialzo – l’ennesima – dei valori catastali. Sono state inoltre definitivamente abolite le agevolazioni fiscali finora concesse agli abitanti delle isole greche in considerazione del loro isolamento. Il governo Tsipras ha avuto inoltre l’ok alla costituzione di un nuovo fondo, soprannominato Società di Partecipazioni Pubbliche, che dovrà gestire la privatizzazione di circa 71 mila proprietà pubbliche e di altri pezzi del patrimonio collettivo. Inoltre il governo che un tempo si definiva ‘anti-austerity’ ha ceduto davanti alla richiesta della Germania e dell’Unione Europea di accettare delle misure che introducano un meccanismo automatico di intervento sui conti, per ulteriori 3,5 miliardi di euro, che scatterà automaticamente nel caso in cui l’esecutivo non riesca a rispettare i vincoli di bilancio o a garantire un avanzo primario pari al 3.5% del Pil entro il 2018.
Più Syriza nega sé stessa e le proprie promesse, più perde pezzi. Ieri la maggioranza che sostiene il primo ministro si è ridotta temporaneamente da 153 a 152 parlamentari, dopo che Vassiliki Katrivanou, parlamentare del partito di ‘sinistra’, ha annunciato la sua defezione in polemica con il testo imposto dal governo ai deputati. «Stiamo introducendo misure e politiche che sono in grave contrasto con i nostri valori di base», ha spiegato la donna che però ha anche annunciato le sue dimissioni da parlamentare, così da essere rimpiazzata da un esponente di Syriza probabilmente fedele ad Alexis Tsipras ed alla Troika.
“Oggi si chiude un periodo difficile per il paese e facciamo il primo passo per uscire dalla crisi, anche se pure il periodo che si apre sarà irto di difficoltà” ha assicurato Alexis Tsipras, ripetendo come un mantra quanto affermavano, ormai molti anni fa, i suoi predecessori socialisti e conservatori ogni qualvolta imponevano al paese inutili e ingiusti sacrifici.
Marco Santopadre
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