E' una buona notizia, ha commentato il portavoce presidenziale russo, Dmitrij Peskov, a proposito del fatto che il Ministero degli esteri olandese abbia convocato l'ambasciatore russo, per discutere delle critiche mosse da Mosca al rapporto della commissione d'inchiesta sull'abbattimento del Boeing malese MH17 sui cieli dell'Ucraina, nel luglio 2014; “il nostro plenipotenziario avrà così l'opportunità di esporre il punto di vista di Mosca” ha detto Peskov.
In precedenza, gli olandesi avevano qualificato come “infondati e inaccettabili” i rilievi russi a proposito dell'indagine sul disastro che era costato la vita a 298 persone. Un'indagine che non ha mai preso in considerazione gli elementi forniti a più riprese dalla parte russa e anche da fonti esterne (lo storico olandese Jost Nimjuller, ad esempio, autore di un volume sulla tragedia del Boeing, si è sempre detto sconcertato che non siano mai stati presi in considerazioni i dati della radiolocalizzazione) e che anzi sembra essersi indirizzata, sin dall'inizio, a “trovare” elementi tali da poter addossare alle milizie del Donbass la responsabilità della tragedia, ignorando ogni evidenza a contrario.
E il Ministro degli esteri russo, Sergej Lavrov, intervistato dalla BBC e invitato a scusarsi per il “fatto” che, secondo il rapporto olandese, il sistema missilistico “BUK” con cui, secondo la commissione internazionale JIT, le milizie avrebbero colpito il Boeing, sarebbe stato loro fornito dalla Russia e successivamente riportato indietro, ha fermamente rifiutato ogni scusa. “Scusarsi per cosa?”, ha risposto Lavrov all'intervistatore; “Ci sono un centinaio di nomi, che figurano nell'indagine, ma essi finora non sono stati sentiti in qualità di sospettati”, ha detto Lavrov, aggiungendo che Mosca intende aspettare i risultati definitivi dell'inchiesta. Lavrov ha detto che la Russia ha reso pubblici e ha fornito alla Commissione un'enorme quantità di dati sull'abbattimento del velivolo, ma non ha ricevuto da essa alcuna risposta. Mentre invece, secondo Lavrov, la Commissione non ha reso pubblici i dati da essa esaminati e ottenuti da Ucraina e USA.
L'Aja si era dunque ritenuta lesa dalle critiche mosse ai “primi risultati dell'indagine condotta dalla JIT da parte di rappresentanti del Cremlino, dei Ministeri degli esteri e della difesa russi”, che “hanno messo in dubbio la professionalità, l'onestà e l'indipendenza della procura olandese” e ha quindi convocato l'ambasciatore russo.
Lo scorso 28 settembre, dopo la pubblicazione del rapporto internazionale della JIT, Piazza Smolenskaja (sede del Ministero degli esteri russo) lo aveva in effetti definito “parziale e politicamente motivato”. “E' divenuta una norma, per i colleghi occidentali, indicare colpevoli a proprio piacimento e inventare risultati desiderati” aveva detto la portavoce Marija Zakharova, ricordando che Mosca in più occasioni “aveva proposto di operare di comune accordo, basandosi solo sui fatti”. E invece, “gli inquirenti internazionali hanno escluso Mosca dalla partecipazione alle indagini e, sembra un brutto scherzo, hanno invece fatto dell'Ucraina un membro a pieno titolo della JIT, dandole la possibilità di manomettere le prove e capovolgere il caso a proprio favore". Zakharova aveva notato come "tutto ciò su cui si basano le cosiddette prove della procura olandese, è stato presentato dall'Ucraina che è senza dubbio parte interessata".
Il sito rusjev.net, non certo tenero con Mosca, scrive che L'Aja “sin dall'inizio sapeva che il MH17 era stato abbattuto dal “BUK” russo”; o meglio: il governo olandese si era detto “convinto da subito della responsabilità delle milizie nell'abbattimento del velivolo” e su questo “fondamento” sono state condotte le cosiddette indagini. Ciò si evincerebbe da alcuni documenti che i media olandesi NOS, RTL e Volkskrant ora chiedono vengano resi pubblici. E' appena il caso di ricordare come la Commissione mista composta da rappresentanti di Australia, Belgio, Malesia, Olanda e Ucraina (coinvolte a titolo diverso, non solo per la presenza di propri passeggeri a bordo del Boeing) abbia praticamente ignorato le diverse ricostruzioni sperimentali dell'accaduto, effettuate dal consorzio “Almaz Antej”, produttore dei sistemi “BUK” e non abbia ovviamente preso in considerazione la presenza in volo, al momento dell'abbattimento, di caccia ucraini.
Un'ulteriore “stranezza” è anche quella della pubblicazione di un proprio rapporto sulle comunicazioni tra i controllori di volo e i piloti del Boeing, che Il Ministero della difesa ucraino aveva annunciato per ieri e che invece è stato annullata, col pretesto di una presunta interferenza di haker.
Il sito Segodnija.ru titola molto esplicitamente “Clownata che provoca sangue”, intendendo con ciò che il rapporto, preconfezionato sin dall'inizio, due anni fa, tra Washington e Kiev, fornisce una spinta eccellente al Dipartimento di stato per “continuare a demonizzare la Russia” e, alla junta ucraina, per seguitare ad accusare le milizie di “terrorismo sponsorizzato da Mosca”, ergersi a “vallo di difesa europea” e andare avanti nella sua scelta di “risolvere” la questione del Donbass con la guerra. In tal modo, anche Berlino e Parigi sarebbero costrette ad abbandonare i piani della road map per l'adempimento degli accordi di Minsk e le sorti dei golpisti sarebbero nuovamente sollevate dopo le recenti debacle internazionali.
Prendendo in prestito il titolo di rusjev-Russkij Evrej, si può dire che Washington sin dall'inizio aveva comunicato a L'Aja che il MH17 era stato abbattuto dal “BUK” russo.
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