Il Consiglio di sicurezza olandese ha pubblicato ieri i risultati preliminari dell’inchiesta sull’abbattimento, il 17 luglio 2014 nei cieli del Donbass, del Boeing malese MH17, in volo da Amsterdam a Kuala Lampur, in cui morirono tutti i 283 passeggeri e i 15 membri dell’equipaggio. Della Commissione di indagine facevano parte esperti olandesi, malesi, belgi, australiani e ucraini, quali parti in causa a diverso titolo: o per la nazionalità delle vittime, o perché Kiev, sul cui territorio era avvenuto il disastro, aveva delegato il caso all’Olanda.
Le conclusioni confermano in parte, scrive la russa RT, i risultati cui erano da tempo pervenuti i tecnici del complesso industriale russo “Almaz-Antej”, produttore del sistema d’arma ritenuto responsabile dell’abbattimento. La differenza è che “Almaz” parla di un modello più vecchio del missile 9M38, indicato dagli olandesi, vale a dire il 9M38M1 a due testate, lanciato da un sistema terra-aria “Buk”, posizionato nell’Ucraina orientale. Già alcuni mesi fa, i tecnici di “Almaz” avevano potuto stabilire anche l’esatta modifica del tipo di missile: si sarebbe trattato di un razzo 9H314, una versione, appunto, molto più vecchia del 9H314M di cui parla il rapporto olandese, uscita di produzione nel 1986 e non più in servizio dal 2011 all’esercito russo ma, pare, ancora in dotazione alle forze armate ucraine.
Le due inchieste concordano sul fatto che il missile andò incontro alla traiettoria dell’aereo ed esplose a una distanza di 20 metri dal lato sinistro della cabina di pilotaggio, provocandone il distacco dal resto della fusoliera.
Qui finiscono le concordanze. Il rapporto olandese dice che il razzo partì dall’Ucraina orientale e, senza basarsi su modelli sperimentali, suppone che il punto di lancio fosse nell’area del borgo di Snežnoe, controllato dalle milizie popolari, sebbene scriva che “il missile fu lanciato da un territorio di 320 km2 nell’est dell’ucraina” e che non è compito del Consiglio di sicurezza olandese stabilire il punto esatto di lancio. Secondo “Almaz-Antej”, invece, la posizione del complesso di lancio era quella del villaggio di Zaroščenskoe, controllato all’epoca dalle truppe ucraine e si poteva sicuramente escludere, sulla base dei dati matematici della traiettoria, quella indicata dagli olandesi. “Almaz”, scrive la Tass, ha effettuato due simulazioni: una prima, nell’agosto scorso, i cui risultati furono trasmessi alla commissione d’inchiesta olandese e da questa non presi in considerazione; una seconda, il 7 ottobre, simulando il punto di lancio supposto dagli olandesi, cioè Snežnoe: l’esperimento, condotto utilizzando un vecchio Il-86, analogo per costruzione e parametri della fusoliera al Boeing 777, pare contraddire completamente le loro conclusioni, sia per il tipo di missile che per area di lancio. Nonostante ciò, il Consiglio di sicurezza olandese non ripeterà le indagini, ha dichiarato il suo portavoce.
Gli esperti olandesi hanno commentato che l’Ucraina avrebbe dovuto chiudere lo spazio aereo sopra l’intera parte orientale del paese, ma che invece “il rischio per l’aviazione civile non fu valutato nella misura dovuta”, tanto che le competenti autorità di Kiev si erano limitate a consentire i voli civili al di sopra dei 9.800 metri, una quota, però, rivelatasi tragicamente bassa. Abbastanza ipocritamente, il Ministro degli esteri ucraino Pavel Klimkin ha dichiarato che Kiev non aveva chiuso lo spazio aereo perché “nessuno poteva nemmeno immaginare che ci sarebbe stata una tale minaccia. Noi ci aspettavamo che là si sarebbero usate armi comuni, entrate nel Donbass dalla Russia, ma non tali complessi quali il Buk”: ha così cercato con un colpo solo di scrollarsi di dosso ogni responsabilità e, al contempo, sostenere indirettamente che l’Ucraina non avrebbe dislocato al fronte tali missili.
In ogni caso, la Casa bianca ha già fatto sapere che, per gli Stati uniti, rimane valida la versione che, fin da subito, additava le milizie del Donbass quali responsabili del disastro. Il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale USA, Ned Price, giudica il rapporto olandese “una tappa importante per chiamare a rispondere i colpevoli dell’attacco all’aereo e dell’uccisione di coloro che erano a bordo” con tanto che esso costituisce “un’inchiesta indipendente condotta secondo gli standard internazionali, la pratica raccomandata e in modo professionale” e, soprattutto, è il caso di aggiungere, risponde all’unica versione che aggrada a Washington.
In questa occasione, nessuno ha fatto menzione dell’altra ipotesi, a lungo ventilata, secondo cui nell’abbattimento del Boeing sarebbe stato coinvolto un caccia dell’aviazione ucraina.
Ad ogni modo, delle quattro domande cui, secondo quanto scriveva la Tass alla vigilia, il rapporto olandese avrebbe dovuto fornire risposta – causa della sciagura, fino a che punto a bordo dell’aereo ci si rese conto di quanto stava accadendo, ragioni del permesso di volo sulla zona del conflitto e come mai i parenti delle vittime dovettero attendere 4 giorni prima di essere informati dalle autorità olandesi – pare che solo le prime due siano state soddisfatte, sebbene, anch’esse, con un’indagine a senso unico. La Commissione si è smarcata, sostenendo che non era suo compito stabilire colpe e responsabilità: di questo pare si occupi la Procura olandese.
In definitiva, appare abbastanza esaudiente l’elenco delle “stranezze” di cui hanno parlato sia rappresentanti dell’Osce, sia vari media malesi (la maggioranza delle vittime era malese) sia, infine, ieri, il Ministro degli esteri russo Sergej Lavrov. Quest’ultimo ha detto che le stranezze nelle indagini condotte dagli esperti di cinque paesi, Olanda in testa, sono così tante che non ha senso commentare la loro nuova iniziativa, cioè la pubblicazione del rapporto preliminare. “Dapprima per sei mesi la Malesia non è stata invitata a prender parte alle indagini. Non hanno invitato con ruolo di primo piano l’Organizzazione internazionale per l’aviazione civile. Hanno accettato la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’ONU, ma non l’hanno attuata e nemmeno una volta hanno fatto rapporto al Consiglio di sicurezza. A lungo non hanno trasferito i resti dell’aereo e i cadaveri; poi ne hanno portati via una parte e un’altra parte l’hanno lasciata sul terreno. Non hanno risposto alle moltissime domande rivolte dalla Russia al gruppo d’indagine” ha dichiarato Lavrov. Il ministro, scrive la Tass, ha anche ricordato come la Russia “sia stata l’unico paese a fornire dati e immagini dei propri satelliti. Gli americani, che pure dispongono di dati satellitari, non li hanno messi a disposizione e gli ucraini non hanno mai fornito le registrazioni dei colloqui dei controllori di volo. Gli investigatori non hanno mai voluto parlare con i tecnici di “Almaz”, che pure, a detta degli esperti internazionali, erano gli unici in grado di fornire dettagli essenziali per le indagini. E via di questo passo”.
Lo storico olandese Jost Nimjuller, autore di un volume sulla tragedia del Boeing, si dice sconcertato da come il Comitato d’indagine abbia ribadito come, tra i propri compiti, non rientri quello di determinare colpevoli, ma poi abbia indicato come il missile sia stato lanciato da una zona controllata dalle milizie e, quindi, fosse un missile russo; e non si può ignorare il “dettaglio”, ha dichiarato Nimjuller, che il Comitato olandese abbia lavorato fianco a fianco con i tecnici ucraini, direttamente interessati alla direzione delle indagini.
Dunque, scrive Interfax, in Russia sono a dir poco meravigliati del fatto che, dopo aver presentato un rapporto a senso unico, poi il primo ministro olandese Mark Rutte chiami gli esperti russi a collaborare. La Rossijskaja gazeta scrive che il Cremlino condanna i tentativi di “etichettare” qualcuno come colpevole prima ancora di aver definitivamente concluso le indagini; il portavoce presidenziale Dmitrij Peskov ha espresso rincrescimento per il fatto che i tecnici russi non siano stati coinvolti nelle indagini, condotte senza prove sperimentali e che “certo non possono essere definite oggettive e a tutto campo, ma, al contrario, tendenziose”.
Di tutt’altro tono, naturalmente, i media occidentali, i cui commenti sono riportati da Lifenwes. La statunitense Fox News proclama senza mezzi termini che il “Boeing fu colpito da un missile di fabbricazione russa Buk” anche se il rapporto non fa nomi di colpevoli. Quasi sulla stessa linea il britannico Dailiy mail, che parla di “missile russo”, lanciato dal territorio controllato dai “separatisti”. Il Guardian scrive che non si fanno nomi di colpevoli e aggiunge che “si ritiene comunemente che il MH17 sia stato abbattuto dai separatisti appoggiati dalla Russia, tuttavia gli USA hanno improvvisamente smesso di accusare direttamente Mosca”.
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