Eravamo stati facili profeti nel commentare la reazione del governo tedesco alla proposta della Commissione Europea di aumentare la spesa pubblica tedesca e olandese, nella speranza di rilanciare l’asfittica economia europea.
Come previsto, il ministro delle finanze tedesco Schäuble ha risposto con un secco “no” alle raccomandazioni della Commissione: “Credo che le raccomandazioni di Bruxelles siano dirette al destinatario sbagliato», ha dichiarato intervenendo al parlamento tedesco. Nessuna apertura da parte dei tedeschi quindi, nonostante il 4 dicembre si prospettino per l’UE due complicati appuntamenti elettorali in Italia (con il No in vantaggio nei sondaggi) e in Austria (dove il candidato alle presidenziali di estrema destra Hofer è dato in vantaggio in alcune inchieste). Per non parlare poi delle elezioni francesi che si terranno in primavera: questa domenica il secondo turno delle primarie del partito gollista deciderà chi fra Juppé e Fillon sarà il candidato alle presidenziali, mentre l’ex premier Sarkozy è stato sconfitto al primo turno. Wolfgang Munchau, analista ed editorialista del FT ha twittato che una vittoria di Fillon (ad oggi favorito) potrebbe aprire la strada a Marine Le Pen e al suo Front National.
Intanto il partito di ultra destra tedesco AfD viene dato da alcuni sondaggi in crescita: si attesterebbe su base federale al 15 per cento, con i socialdemocratici dell’SPD al 22 e la CDU/CSU della cancelliera Merkel al 31.5 per cento. Per contrastare la crescita dell’AfD, la Merkel – che ha annunciato che si candiderà per il quarto mandato consecutivo da Cancelliera- sembra decisa ad abbracciare una linea più dura sull’immigrazione. Come riporta “La Stampa”, nel documento che la CDU approverà nel suo congresso, oltre ai richiami alla «Leitkultur» (la cultura guida tedesca) come elemento «unificante» della società, c’è ad esempio l’idea di stringere con gli stati africani accordi sul modello di quello (vergognoso) realizzato fra UE e Turchia per contenere l’afflusso di profughi.
E mentre Merkel si sposta a destra, è comparso un nuovo potenziale avversario nella corsa alla Cancelleria: si tratta dell’attuale presidente del Parlamento Europeo Martin Schultz, membro di spicco dell’SPD. Schultz (divenuto famoso in Italia per la scenetta con Berlusconi sul ruolo di kapò) ha infatti ufficialmente annunciato che non si ricandiderà per un terzo mandato a Bruxelles. Andrà molto probabilmente a prendere il posto di Frank-Walter Steinmeier, attuale ministro degli esteri del governo di grande coalizione fra CDU/CSU e SPD, destinato a sua volta a diventare presidente della Repubblica. Non è ancora sicuro che Schultz correrà come candidato cancelliere, ma vari analisti lo danno per probabile, visto anche il gradimento non elevato nei sondaggi di Sigmar Gabriel, vice cancelliere e segretario della SPD. Come nota un articolo sul giornale Politico la mossa di Schultz è strategica: se anche dovesse perdere (come ad oggi sembra probabile) le elezioni con la Merkel, si troverebbe in ogni caso in una posizione privilegiata per un ministero in un eventuale governo di grande coalizione.
La mossa di Schultz mette però a repentaglio i delicati equilibri su cui si fonda l’alleanza politica a Bruxelles fra il Partito Popolare Europeo (cui appartengono molti partiti conservatori fra cui la CDU/CSU) e il gruppo dei Socialisti e Democratici (cui appartengono l’SPD, il Partito Democratico, il PS francese e così via). In questo momento il PPE controlla la presidenza della Commissione con Juncker e quella del consiglio con il polacco Donald Tusk. Se si eleggesse un candidato del PPE anche alla presidenza del Parlamento UE, il PPE controllerebbe tutte le istituzioni europee. Un’ipotesi ufficialmente non accettabile per l’S&D, che però al momento non ha presentato nessun candidato alternativo a Schultz. E d’altronde, per motivi diversi, non sembra sia probabile che Juncker o Tusk possano essere sostituiti da un uomo dell’S&D. Juncker infatti ha un mandato di 5 anni, ed secondo il ben informato Politico.eu Tusk non può essere sostituito perché questo rischierebbe di rafforzare il suo rivale in Polonia, l’ultraconservatore Jarosław Kaczyński. Difficile poi pensare al d un PPE che abbandoni il controllo di un organismo centrale come il Consiglio.
A questo punto è probabile che emerga un candidato alternativo dell’S&D per la sostituzione di Schultz: c’è tempo fino a metà dicembre per la presentazione delle candidature, e l’elezione avverrà a metà gennaio. Ma se non si dovesse eleggere un presidente dell’S&D potrebbe crearsi un nuovo elemento di instabilità all’interno dell’UE.
Panofsky
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