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A L’Avana è lutto vero per la morte di Fidel

Corrispondenza da l'Avana. Un compagno italiano, che si trova temporaneamente a Cuba, ha inviato questa sua testimonianza. A L’Avana erano circa le 16 di sabato 26 novembre.


Sabato mattina, L’Avana, mi alzo dal letto. La casa dove vivo tra L'Avana vecchia e il centro Avana e' stranamente silenziosa. L' amico che mi ospita sta davanti la TV, solo. Senza guardarmi mi dice: " Fidel e' morto". Mi siedo accanto a lui in silenzio e guardo le immagini della TV che sta dando la notizia. Passa un minuto, si gira; mi guarda con gli occhi lucidi e mi dice: " era un uomo buono". Gli metto una mano sulla spalla, iniziano a scendere le lacrime sul viso del mio amico di 70 anni. Lo abbraccio e esco per rispettare il suo dolore e vedere che passa in città.

Sono nel quartiere più popolare di qui, la prima cosa che mi colpisce e' la mancanza del solito frastuono, i carrettieri della frutta non urlano per richiamare i clienti, nessuna musica dai balconi sempre aperti, nessuna scena sguaiata tra la gente. La signora che da 45 giorni, tutte le mattine mi pressa a comprare la scheda per collegarmi a Internet, mi guarda e si dimentica di me. Chiamo il roscio che abita in un pueblo fuori città e mi dice che la sua ragazza, che ha appena compiuto 40 anni, appena saputa la notizia si e' messa a piangere. Scambiamo qualche parola e condividiamo l'opinione sullo strano silenzio per le strade.

Prendo un taxi per andare a piazza della rivoluzione. Il tassista e' un uomo sulla cinquantina, tratto il prezzo e sembra tutto normale. Salgo in auto e dico: "E' morto Fidel!". Mi guarda e gli occhi gli diventano improvvisamente lucidi, mi dice: "Era un uomo buono". Non dico niente di me, come la penso e che da tanti anni ormai passò un paio di mesi a Cuba vivendo nelle loro case. Mi inizia a parlare spontaneamente delle conquiste della rivoluzione: la scuola e la sanità gratuita, la mancanza di delinquenza, la sicurezza sociale, la parità tra i sessi. In un giorno normale mi avrebbe parlato delle bellezze di Cuba e delle ragazze cubane. Arrivati a destinazione gli dico che mi aspettavo gente in piazza. Mi spiega che da domani iniziano le esequie in questa piazza, che dureranno due giorni, quindi partirà "la carovana della libertà" che con le ceneri del comandante attraverserà tutta l'isola fino ad oriente.

Lo saluto e cammino un po' per la piazza. Solo turisti, meno del solito e operai che stanno montando il palco e le transenne per l'indomani. Fermo una macchina per farmi portare verso casa. L'autista sembra un uomo rude di poche parole, sta ascoltando il notiziario alla radio. Questa volta dico io: "Fidel era un uomo buono"! Egli abbassa la radio e mi dice senza tradire emozioni: era il nostro presidente da 50 anni, i cubani sono un popolo "fidelista", domani saremo tutti in piazza. Gli dico che non sono cubano, ma che in qualche modo sono fidelista anche io. Mi dice orgoglioso che in 50 anni hanno provato ad ammazzare il comandante 638 volte e non ci sono mai riusciti. Poi mi inizia a parlare male degli Stati Uniti e non so come finisce per descrivermi le fosse comuni in Messico, per farmi capire quanto Cuba sia un posto migliore per vivere di tutti gli altri paesi del sud America. Ma lo interrompo per chiedergli ora che passerà dopo la morte di Fidel. Mi dice che c'è Raul, ma soprattutto dei giovani molto bravi. Mi dice che avranno nuovi presidenti e uno di questi spera sia uno dei 5 compagni che sono passati per le carceri americane. Gli chiedo perché? Mi risponde che sono stati 15 anni in prigione negli Stati Uniti e come (traduzione letterale): "senza mai tradire, sono incorruttibili"!

Rimango ammutolito. Torno a casa, il mio vecchio amico ha gli occhi ancora lucidi e sta salutando dal balconi altri vecchi che non sanno tradire le loro emozioni. La figlia, la nipote e una ragazza che lavora nella casa stanno imprecando contro un " esule " che sta parlando su un canale televisivo di Miami. La parola più dolce che capisco, rivolta a lui da elle e' "mierda!!". Non sono andato in sedi di partito o dei CDR ( comitati difesa della rivoluzione ). E questa gente che io sappia non appartiene al partito.

Ho capito perché non c'era gente spontaneamente in Piazza della Rivoluzione. Perché questo è un lutto vero, prima di tutto personale e privato della stragrande maggioranza dei cubani. Come quando muore un parente o un carissimo amico, sei sconvolto e ti chiudi nel tuo dolore. Domani ci sarà il rito collettivo e si incomincerà a elaborare il lutto. Da quando scrivo su FB non ho mai, come fanno in tanti descritto le mie emozioni. Ma oggi ho il dovere di farlo. Mi sono commosso profondamente, ho pianto con questa gente. Penso a quando, avevo 15 anni morì Berlinguer . Andai con altri compagni a vendere l'unità e mi ricordo le lacrime della gente. Penso alla voglia di riscatto e di riscossa che avemmo nei giorni seguenti e che ci portarono dopo un lungo ciclo di conquiste anche elettorali ad essere il primo partito d'Italia.

I discorsi che ho sentito oggi per le strade e le case dell' Avana, da noi sarebbero bollati come quelli di veterocomunisti. Invece qui li fa la gente comune. Penso a quelle merde di Miami, servi dei servi, che stanno festeggiando. Penso a tutti i compagni morti nelle lotte.

E allora penso come pensano i comunisti: i compagni morti lottano insieme a noi! E le nostre idee non moriranno mai! W FIDEL

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