Qualcuno alla Nato ha veramente la coda di paglia. E qualcuno negli States dà prova di profonde competenze politiche. Insomma, sulle due sponde dell'Atlantico, e anche oltre lo stretto di Gibilterra, sulle rive di Ausonia, il panico che assume le sembianze delle zampate dell'orso russo gioca brutti scherzi: si giura di fronte a dio di aver visto il plantigrado anche nascosto dietro un filamento di fibra ottica, e poi lo si rinnega tre volte mentre si diverte a fare le linguacce a destra e a manca.
La ex responsabile dei servizi della BBC per la Romania e dal 2010 portavoce ufficiale e coordinatrice delle media operation 24/7 dell'Alleanza atlantica, Oana Lungescu, è di nuovo tornata sullo scherzo telefonico – pubblicato dal sito Life.ru – giocato la settimana scorsa al Segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, da due prank russi fattisi passare, rispettivamente, per il presidente ucraino Porošenko e per un rappresentante dello Stato maggiore di Kiev. Oana ha accusato Life di “disinformazione”, nel quadro della “campagna propagandistica russa”, divenuta particolarmente attiva, secondo la Nato, dopo “l'annessione della Crimea” e che vede all'avanguardia le emittenti RT e Sputnik. Il colloquio telefonico, ha dichiarato Oana alla Reuter, “non ha mai avuto luogo ed è solo un esempio evidente di disinformazione”.
Nei giorni scorsi, dopo la pubblicazione dello scherzo telefonico (anche su Russia Today) e le successive confuse smentite della Nato affidate al Wall Street Journal, i due prank “Leksus” e “Vovan” (Aleksej Stoljarov, che interpretava Porošenko e Vladimir Kuznetsov, finto rappresentante del Ministero della difesa) avevano dichiarato di esser disposti a dimostrare in qualunque momento l'autenticità del colloquio telefonico, sottoponendolo a qualsiasi verifica e ricordando come già in altre occasioni le vittime di questi scherzi (il presidente bielorusso Lukašenko, Erdogan, l’ex presidente moldavo Nicolae Timofti o lo stesso Porošenko, ad esempio) all’inizio avessero negato, ma poi, in alcune interviste, si fossero lasciati sfuggire l’ammissione.
Il fonoscopista Jurij Makeev, a capo del dipartimento scientifico del Comitato nazionale russo per la lotta alla corruzione, ha confermato a Life.ru che la voce nella registrazione è quella di Jens Stoltenberg. L'analisi “identificativa della voce di Stoltenberg” ha dichiarato Makeev, “condotta su una sua intervista televisiva e confrontata con la voce dell'interlocutore del prank, testimonia la coincidenza di frequenza del tono principale, il carattere di pause ed esitazioni, le caratteristiche delle analoghe microstrutture vocali, il ritmo e la potenza del discorso, oltre ad altri parametri e caratteristiche”, ha dichiarato Makeev.
Nel video, presentato da Life.ru con il commento “Come i prank russi hanno forzato la Nato” e ripreso anche da tutta una serie di media russi, il giovane prank “Vovan” si presenta al telefono nei panni dell'assistente militare del presidente ucraino. Dopo che Stoltenberg ha salutato il “signor presidente”, l'altro prank, “Leksus”, nelle vesti di Petro Porošenko, comincia a parlare con Stoltenberg, dicendo: “I nostri partner americani mi hanno comunicato che il nostro paese può ottenere la membership alla Nato già nel corso dei prossimi due anni. E' così?”
Il vero Stoltenberg risponde “Credo ci sia stato un fraintendimento. L'Ucraina deve condurre tutta una serie di riforme, soprattutto se si parla di sicurezza, corruzione e sistema giudiziario. Per questo sono necessari ancora molti anni”.
Il falso Porošenko: “In Kirghizistan anni fa c'era una base militare USA. Potremmo interloquire con le autorità in modo che consentano a metterla ora a disposizione della Nato”.
“Questo è interessante. Grazie”.
“L'unica cosa, temiamo che la Russia possa, come sempre, interferire nella nostra collaborazione”.
“Naturalmente, ogni nostro colloquio e tutti gli altri contatti verranno tenuti segreti”.
“Ricordo che anche alla Russia era stato proposto di entrare nella Nato”.
A questo punto, dall'intonazione della voce, pare che Stoltenberg non sia più tanto sicuro dell'autenticità della telefonata e la fa breve; in ogni caso risponde e poi chiude:
St. – “Questo ora non è all'ordine del giorno. Vi ringrazio per la telefonata. Un mio rappresentante si metterà in contatto col vostro Quartier generale”.
Ma Leksus e Vovan non si fermano. Vittima della nuova burla è stata ora la deputata del Congresso USA per lo Stato della California Maxine Waters, che la settimana scorsa, mentre affermava che Donald Trump, con la sua mania di rivedere le sanzioni alla Russia, provoca da solo il suo stesso impeachment, aveva accusato Mosca nientemeno che dell'invasione della Corea, volendo presumibilmente riferirsi alla Crimea.
Uno dei due prank si è presentato ora a Maxine nelle vesti del primo ministro ucraino Vladimir Grojsman e il tema principale, come riporta Russia Today, è stata la necessità di inasprire le sanzioni americane contro la Russia, le cui truppe sarebbero già entrate a Donetsk e a L'vov. Di fronte all'indignazione della senatrice, il prank l'ha informata che “Putin ha inviato truppe regolari anche in Gabon, in appoggio al regime di Ondimbu”. Sdegno ancora più acceso ha manifestato Maxine alla notizia che gli hacker russi, che per l'appunto portano il nickname di Vovan e Leksus, avrebbero influito sulle elezioni nel Limpopo, così da defenestrare il presidente Barmalej e mettere al suo posto la marionetta del Cremlino Ajbolit. La risposta della senatrice ha dell'incredibile e testimonia della preparazione, quantomeno geografica, dell'élite politica USA: “Non so quanti agenti dell'intelligence abbiamo sul posto, ma mi informerò e diffonderemo una dichiarazione sull'aggressione a queste città”. Il finto Grojsman si è anche lamentato con la Waters per l'intromissione degli hacker russi nelle trasmissioni televisive: “Sa cosa è accaduto al nostro presidente? Stava guardando un canale ucraino e all'improvviso hanno cominciato a trasmettere un'intervista di Putin a Russia Today”; “è accaduta la stessa cosa anche a me, mentre stavano trasmettendo un mio intervento” ha esclamato Maxine, “hanno mandato in onda dieci minuti di réclame di RT”.
Di fronte al commento espresso su feisbuc dalla portavoce del Ministero degli esteri russo Marija Zakharova “dio, non abbandonare l'America”, per così fine acume d'intelletto manifestato dalla esponente della élite che controlla il mondo, è il caso di aggiungere con la Forcide goethiana “Come, accanto alla saggezza, pare stolta la stoltezza”.
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