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La fede ucraina tra Stepan Bandera e Nestor Makhnò

Mentre è atteso per domani l'incontro a Washington tra il Segretario di stato USA Rex Tillerson e il Ministro degli esteri ucraino Pavel Klimkin, l'ex regina del gas e leader del partito “Patria” Julija Timošenko si è già incontrata per due volte da inizio anno con Donald Trump. La seconda volta, pochi giorni fa, dopo il colloquio a Kiev con l'ambasciatrice statunitense Mary Jovanovič. Diverse voci ucraine, russe e addirittura rumene parlano di tentativi della ex presidente del consiglio ucraina di ottenere l'appoggio USA in vista di un ricambio di poltrona presidenziale a Kiev, dato il destino pressoché già segnato di Petro Porošenko.

Ma i giochi politici non impediscono a militari e neonazisti di continuare a martoriare la popolazione del Donbass. Da alcuni giorni, le truppe di Kiev hanno cominciato a colpire anche dal mare le posizioni della DNR più vicine alla costa del mar d'Azov, nell'area di Mariupol, aprendo il fuoco con cannoncini e mitragliatrici pesanti di bordo di alcune motovedette. A terra, danneggiate diverse abitazioni, le condutture del gas e la linea elettrica nell'area di Kominternovo, una ventina di km a nordest di Mariupol, dopo che, nei giorni precedenti, i bombardamenti ucraini avevano privato dell'energia elettrica la centrale di filtraggio dell'acquedotto di Donetsk. Colpita ripetutamente nelle ultime ventiquattrore Jasinovataja; martellate con mortai di grosso calibro le posizioni delle milizie nelle aree di Novoluganskoe e Svetlodarskoe: un miliziano della LNR è rimasto ucciso nella zona di Veselogorovka. Tiri di mortai da 82 e 120 mm, lanciagranate, razzi ZU-23-2 e mezzi controcarro hanno colpito Pervomajsk, Frunze, i villaggi di Donetskij, Želobok, Lozovoe, Kalinovka, Kalinovo e Logvinovo.

Intanto, come ha scritto su Facebook il presidente della Commissione esteri del Senato russo, Konstantin Kosačev, l'Ucraina sta incominciando a “scarrocciare dal banderismo al makhnismo”. Il riferimento è all'avventuriero semianarchico Nestor Makhnò che, dopo la rivoluzione, oscillò per un po' di tempo tra l'alleanza con l'Esercito Rosso e i continui passaggi alla Guardia Bianca nel sud dell'Ucraina e, oggi, al tentativo dei nazionalisti ucraini di prendere il controllo delle linee ferroviarie alla frontiera con la Russia. Alcuni raggruppamenti neonazisti, dopo aver organizzato il blocco dei collegamenti con il Donbass – che, tra l'altro, privano di carbone l'Ucraina – avrebbero ora installato un proprio “posto di controllo” all'altezza di Konotop, all'estremo nordest dell'Ucraina, una settantina di km dal confine russo. “Quando chiunque può interrompere i collegamenti ferroviari con il paese vicino” afferma Kosačev, “è già un serio segnale di collasso dello Stato".

E' su questo sfondo che, comunque, il banderismo rimane il “faro” dell'Ucraina golpista e dei suoi bastioni spirituali. E' di questi giorni una nuova perla del Patriarcato di Kiev, che ha canonizzato i filonazisti dell'UPA di Stepan Bandera e Roman Šukhevič, che parteciparono ai massacri della Volinja polacca durante l'occupazione hitleriana. Il metropolita di Lutsk e Volinja, Mikhail, nel benedire la chiesa di tutti i santi nella zona di Volčanka, sul limitare delle province di Turijsk e Vladimir-Volinskij, ha definito “santi” i membri dell'UPA. “Annoveriamo i combattenti dell'UPA” ha detto Mikhail, “tra gli uomini dalla vita santa. Essi immolarono quanto di più prezioso avessero, cioè la vita, per la loro terra, per i loro cari, per la loro fede”.

La radura di Volčanka è considerata luogo di nascita delle formazioni banderiste dell'UPA, il cosiddetto Esercito insurrezionale ucraino. Alla fine del 1942, nelle foreste della zona, il capo distrettuale dell'Organizzazione dei nazionalisti ucraini (OUN), "Afta", creò la base militare dei distretti di Kovel e Liuboml dell'OUN. Nel villaggio, c'era il quartier generale dell'UPA-Nord e il comando del distretto militare "Turov". Furono proprio i distaccamenti OUN-UPA della Volinja, ricorda news-front.info, a manifestare particolare brutalità durante la pulizia etnica contro la popolazione polacca della Volinja, noto come "massacro della Volinja", ordinata dai dirigenti politici del Servizio di sicurezza, il cosiddetto OUN(b).

Negli stessi luoghi, lo scorso agosto, la locale organizzazione dei neonazisti di “Svoboda” aveva inaugurato il complesso “Volčanka. Volinskaja Seč”, rimettendo in piedi il sistema di trincee, camuffamenti e rifugi segreti usato all'inizio degli anni '40 dai terroristi dell'UPA che combattevano contro l'esercito sovietico e costruendo un museo “della gloria militare” e la chiesa di tutti i santi ora benedetta da Mikhail. Amen, per l'Ucraina.

 

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6 Commenti


  • Makno

    L'avventuriero semi anarchico che oscillava tra l'esercito Rosso e la Guarda Bianca???Ma non vi vergognate a scrivere tali castronerie?? Quando scrivete di anarchismo siete precisi come i fasci quando enumerano i morti delle foibe. Mah…


  • andrea

    Davvero avvilente l'accostamento tra la figura di Machno e quella di Bandera. Una falsificazione storica che rimanda agli anni 30, ai peggiori anni 30. Un peccato vedere queste cose su un giornale come Contropiano…


  • Marco

    Che vergogna leggere queste cose su Nestor Machno


  • Riccardo

    Per una preziosa volta che quacuno ricorda correttamente che il "piccolo padre", l' "ataman" Machno, non era che un delinquente, un taglieggiatore di contadini poveri, controrivoluzionario e assassino di comunisti, un arrivista ammantato di retorica sulla "autogestione"… vi mettere anche a sbratitare? Chi si dovrebbe vergognare, è tutta quella gran parte della galassia anarchica europea (per fortuna controbilanciata da esempi, seppur ultra-minoritari, di libertari che combattono con la resistenza del Donbass) che ha appoggiato il golpe di Majdan, eccitandosi stupidamente per scontri di piazza di cui non capiva il contesto politico e accecata dalla russofobia più fanatica. Continuando fra l'altro a fiancheggiare i nazisti tramite la delegittimazione della resistenza, additata come un'appendice del Cremlino e un'accozzaglia di fascisti. Questo è repellente!


  • Redazione Contropiano

    Stimati compagni della redazione di “Contropiano”,

    non ci stupisce né ci indigna che il presidente della Commissione esteri del Senato russo veicoli via Facebook (e dove, altrimenti?) antiche calunnie bolsceviche e liberali circa il compagno Nestor Ivanovic Machno, riprese poi da tal Fabrizio Poggi nel suo articolo “La fede ucraina tra Stepan Bandera e Nestor Makhnò”. Più concretamente ci interessa ristabilire i termini della verità storica, mille volte mistificata dalla storiografia liberale, socialdemocratica e bolscevica.

    Il compagno anarchico Nestor Ivanovic Machno era un rivoluzionario internazionalista che combattè, in nome dell’emancipazione dei lavoratori, contro le armate bianche che dilagarono in Ukraina fin dal 1918.  Lo fece a fianco dell’Armata Rossa, con successo e lealtà per quella rivoluzione proletaria che sempre difese: dalle armate controrivoluzionarie e dalle bande di briganti fino all’aggressione sanguinosa da parte del maresciallo Trotzkj che non poteva acconsentire all’autogoverno del proletariato d’Uckraina la cui sanguinosa sconfitta, da parte dell’esercito del nuovo stato sovietico precedeva, nel 1921,  l’insurrezione de Kronstadt “contro il super lavoro e il super sfruttamento, il ripristino dei privilegi di classe abbattuti, la fame, la miseria e la morte per la patria socialista”.

     Queste vicende anticipavano la tragedia del proletariato russo soccombente di fronte all’insorgente capitalismo di stato sovietico e nella sua successiva configurazione imperialistica, alla cui edificazione il bolscevismo non può dirsi estraneo.

    saluti libertari

    Alternativa Libertaria/FdCA


  • Gianni Sartori

    Leggo solo ora e rabbrividisco. Ancora?!?

    NON sono (o almeno non più, da anni) anarchico, ma queste falsità su Nestor Makhno mi fanno indignare. Ricordo che gli ultimi Maknovisti morirono combattendo con la Colonna Durruti a Madrid (alla fine del 1936). Nel 1934 Buenaventura, con Ascaso, si era recato a Parigi per incontrare Nestor che si era dichiarato "pronto a partecipare quando farete la Rivoluzione in Spagna". Purtroppo morì poco dopo per le conseguenze delle numerose ferite. Penso di non sbagliarmi dicendo che oggi i più autentici eredi dell'esperienza maknovista (un "comunismo libertario" analogo a quello messo in pratica dalla FAI e dalla CNT, sia in Catalunya che in Aragona, mentre il PSUC, stalinista, sostanzialmente difendeva la proprietà privata) sono i compagni Curdi del Rojava con il federalismo democratico. Con gli oppressi contro gli oppressori, sempre!

    Personalmente cerco sempre di essere "ecumenico", ma stavolta mi riesce difficile.

    Onore a Makhno e a Kronstadt

    Gianni Sartori

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