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“Alcool e donne”, l’immaginario hard di Dijsselbloem

, "Durante la crisi dell'euro i Paesi del Nord hanno dimostrato solidarietà con i Paesi più colpiti. Come socialdemocratico dò molta importanza alla solidarietà, ma hai anche degli obblighi, non puoi spendere tutti i soldi per alcol e donne e poi chiedere aiuto".

Jeroen Dijsselbloem non è mai stato un mostro di simpatia, ma stavolta il coro di quanti ne chiedono le dimissioni – è presidente dell’Eurogruppo, una istituzione non prevista da alcun trattato europeo ma che dispone di poteri di vita e di morte economica su tutti i paesi dell’eurozona – è decisamente largo.

Ci risparmiamo tutte le geremiadi sull’evidente razzismo di questa strampalata battuta sparata durante un’intervista alla tedesca Frankfurter Allgemeine Zeitung, altrimenti ci ritroveremmo a disquisire sulla possibilità che gli sia sfuggita dopo una notte di bagordi. Quel che è da mettere al centro è infatti un atteggiamento sistematico dell’establishment dei grandi paesi del Nord Europa (Dijsselbloem è olandese), che ha costruito un blocco di luoghi comuni diventati nel frattempo ideologia di massa in quei paesi.

Nel parlare così, Dijsselbloem o Schaeuble parlano alle proprie popolazioni. Le vogliono rassicurare che neanche un euro verrà stornato dalle loro tasche per finire in quelle degli sfaticati meridionali d’Europa (rientrano in questa categoria, ad Amsterdam o Berlino, anche milanesi e veneti di assoluta fede leghista…). In Olanda si è appena votato, e lo xenofobo Wilders è stato frenato (non battuto) dal fatto che i suoi tempi preferiti (anti.immigrazione e anti-Islam) sono stati fatti propri dal partito conservatore dell’ex premier Rutte, che formerà il prossimo governo nonostante abbia perso un terzo dei voti e dei seggi. In Germania si voterà in autunno, e lo schema si ripete tale e quale.

Dunque l’olandesino razzista sta cercando di aiutare la Merkel a tenere a freno Alternative fur Deutchland (equivalente teutonico di Wilders), anche se il “socialdemocratico” Martin Schultz ha impostato la sua campagna elettorale su un taglio apparentemente opposto: più investimenti pubblici e salari più alti per fare della Germania la locomotiva d’Europa, anziché – com’è stato finora – l’aspiratore delle risorse altrui.

E’ comunque sorprendente che il luogo comune sui paesi meridionali goda di tanta popolarità in paesi che hanno guadagnato enormemente dalle regole dell’Unione Europea e dall’introduzione della moneta unica. Olanda, Germania, la stessa Finlandia (con meno successo), hanno potuto sfruttare la disparità clamorosa tra i vari tassi di produttività nazionali, che erano ovviamente a proprio beneficio, e l’assunzione di una moneta unica che ha inchiodato le ragioni di cambio su rapporti pesantemente negativi per le “cicale del Sud”.

Su quanta solidarietà abbiano trovato nell’Unione Europea si potrebbero interrogare soprattutto i greci… Non sappiamo dove Dijsselbloem sia solito passare le vacanze, ma di certo non sull’Egeo. Da quelle parti sarebbe facile infatti incontrare chi ancora ricorda la scena da “padrino” recitata dall’olandese in una riunione con Yanis Varoufakis e riportata dall’ex ministro delle finanze in questi termini:

C’è stato un momento in cui il presidente dell’Eurogruppo (Dijsselbloem) ha deciso di muoversi contro di noi ed effettivamente ci ha messi fuori, e l’ha fatto sapendo che la Grecia era sostanzialmente sulla via d’uscita dalla zona euro. C’è una convenzione, che i comunicati devono essere unanimi, e il presidente non può convocare una riunione della zona euro ed escludere uno Stato membro. Però disse: “Oh, io sono sicuro che posso farlo”. Così ho chiesto un parere legale. Ha creato un po' di un scompiglio. Per circa 5 a 10 minuti la riunione si è interrotta, impiegati, funzionari stavano parlando tra di loro, sul loro telefono cellulare, e infine qualche funzionario, qualche esperto giuridico, mi si è rivolto e ha detto le seguenti parole: “Beh, nella legge non esiste l’Eurogruppo, non vi è alcun trattato che ha istituito questo gruppo“.

. Abbiamo così un gruppo inesistente che ha il massimo potere di determinare la vita degli europei. Non è responsabile verso nessuno, dato che non esiste nella legge; nessun verbale è redatto; è riservato. Quindi nessun cittadino saprà mai ciò che viene detto lì dentro … Queste sono decisioni quasi di vita e di morte, e nessun membro deve rispondere a nessuno.

Non ci sono regole valide per tutti, ma solo rapporti di forza da far valere. Se questa è la “solidarietà”, allora non è difficile capire chi è che  “spende soldi in alcool e donne”, dalle parti di Bruxelles…

 

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