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Palestina. Cresce il dissenso contro Abu Mazen

Il dissenso politico nei confronti della ANP (Autorità  Nazionale Palestinese) e del presidente Mahmoud Abbas, Abu Mazen, cresce sempre più. I raid e le incursioni delle forze di sicurezza israeliane nei territori occupati sono diventati, ormai, quotidiani ed hanno  il preciso intento di creare un clima di terrore nei confronti di qualsiasi forma di resistenza contro Tel Aviv (ultimo in ordine cronologico sarebbe l’omicidio, attribuito ai servizi segreti israeliani, di uno dei principali esponenti militari di Hamas, Mazen Fuqahaa).

“Gli arresti e gli omicidi” – riportano diversi esponenti politici del FPLP- “vengono compiuti in collaborazione con le forze di sicurezza palestinesi, complici della politica repressiva israeliana, soprattutto per quanto riguarda informazioni e supporto logistico".

In altri casi, invece, sono le stesse forze dell’AP ad intervenire e reprimere qualsiasi manifestazione di protesta contro il presidente Abbas ed il suo primo ministro Rami Hamdallah. Un esempio eclatante è stato quello delle recenti manifestazioni dopo l’uccisione dell’attivista e intellettuale palestinese Basil Al Araj, ucciso il 6 Marzo in un conflitto a fuoco con l’esercito israeliano. Le successive proteste scoppiate a Ramallah  e nel campo profughi di Duheishe sono state represse, come spesso accade, da manganellate e arresti.

Episodi che hanno portato il Fronte Popolare della Liberazione della Palestina (FPLP), principale forza politica della sinistra palestinese, a ritirarsi dalle campagna elettorale per le elezioni municipali in programma il prossimo 13 Maggio. “Il nostro ritiro”, ha dichiarato la parlamentare del FPLP, Khalida Jarrar, “ è la conseguenza della violenta repressione nei confronti dei parenti e dei sostenitori di Basil Al Araj”. Gli scontri di Ramallah e del campo di Duheishe non sono di sicuro gli unici casi. L’Autorità Palestinese, infatti, viene accusata da diverse forze politiche per la violenza con la quale reprime chiunque osi criticare la collaborazione con le autorità israeliane.

Il FPLP ha indetto diverse manifestazioni nei territori, la settimana scorsa, per ricordare e commemorare Al Araj. L’obiettivo dei cortei era quello di amplificare l’ennesimo ricatto israeliano nei confronti dei familiari dell’attivista palestinese. I genitori avrebbero, infatti, rifiutato la proposta delle autorità di Tel Aviv di ricevere le spoglie del giovane in cambio della garanzia di non eseguire i funerali nel suo paese ad Al Walja, vicino Betlemme, per non provocare ulteriori proteste.

Il ritiro dalle consultazioni da parte del FPLP danneggia ulteriormente, secondo molti media, la già scarsa legittimità e credibilità delle elezioni locali. Queste consultazioni, infatti, sono state rinviate diverse volte e sono state boicottate, sia da Hamas che dalla Jihad Islamica, a tal punto che si svolgeranno solamente in Cisgiordania e non nella striscia di Gaza.

Un recente sondaggio, effettuato dal Centro Palestinese di Ricerca Politica e pubblicato dall’agenzia iraniana FarsNews, riporta che il 64% della popolazione palestinese vorrebbe le dimissioni di Abbas, cifra che raggiungerebbe il 70% a Gaza.

Il sondaggio, effettuato i primi di marzo, rivela che solamente il 42% dei palestinesi andrà a votare e indica un netto calo di consenso nei confronti di Fatah, principale forza politica del paese, scesa fino al 36%.

La stragrande maggioranza della popolazione, circa il 77%, ha espresso la propria insoddisfazione nei confronti della politica di “collaborazione dell’AP con le autorità di Tel Aviv”. Le perplessità nei confronti dei vertici politici palestinesi aumentano per quanto riguarda l’incapacità nel “contrastare i progetti israeliani per la costruzione di oltre 6000 nuovi insediamenti coloniali”. Secondo molti intervistati, infatti, “Abbas non è più credibile quando minaccia di interrompere il coordinamento per la sicurezza con Israele se la colonizzazione continuerà, visto che le forze palestinesi reprimono ogni forma di protesta ed sono assoggettate a Tel Aviv”.

Molte forze politiche palestinesi, in occasione della prossime manifestazioni per la “giornata della Terra”, il 30 Marzo, chiederanno un netto cambiamento di direzione da parte dell’AP e l’inizio di un processo di riappacificazione tra Hamas e Fatah, per andare poi a nuove elezioni politiche. Sempre secondo le parole della Jarrar sarebbe “necessaria un’interruzione degli accordi sul coordinamento per la sicurezza con Tel Aviv, vista la politica assassina nei confronti del popolo palestinese”. “L’inadeguatezza di Abu Mazen” – conclude la parlamentare del FPLP – “ è sotto gli occhi di tutti… Israele continua ad uccidere quotidianamente numerosi palestinesi nelle sue operazioni di sicurezza, a bombardare “obiettivi mirati” a Gaza ed a costruire indisturbato nuove colonie in Cisgiordania e Gerusalemme”.

 

Stefano Mauro

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