Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha recentemente espresso le sue preoccupazioni riguardo ai contatti tra i militari dell’esercito israeliano ed i miliziani appartenenti ai diversi gruppi jihadisti che si trovano nella parte meridionale della Siria (provincia di Deraa) e nelle Alture del Golan.
In un recente report realizzato dall’ONU (8 Giugno), Guterres si è soffermato sull’aumento progressivo dei contatti tra le due parti, come è stato verificato dagli Osservatori ONU dislocati nel Golan.
Gli Osservatori hanno documentato almeno 16 incontri tra la forze israeliane ed i miliziani “ribelli” nelle zone di confine che includono “il Monte Hermon, la zona di Quneitra e le Alture del Golan” nel periodo che va dal Marzo 2017 fino al mese scorso. Il rapporto prosegue indicando che “relativamente al periodo tra marzo e maggio ci sono stati numerosi incontri tra i militari israeliani ed i miliziani jihadisti lungo il confine con scambio di armi, medicinali e apparecchiature militari”
Lo stesso quotidiano Wall Street Journal riporta, proprio in questi giorni, che ”Israele continua a rifornire e sostenere i diversi gruppi ribelli dell’area impegnati nella lotta contro Assad ed i suoi alleati russi, iraniani e libanesi” pur di mantenere una zona cuscinetto dai suoi confini.
Nel 2016 Israele, secondo il quotidiano USA, ha creato un’unità speciale che ha avuto il compito di distribuire aiuti israeliani ai diversi gruppi. Questi aiuti consistevano in “armi, munizioni, stipendi da dare agli jihadisti”.
Intervistato dal WSJ, il portavoce del gruppo “Combattenti del Golan” (gruppo legato ad Al Qa’eda), Motassam al Golani, ha ringraziato Tel Aviv per aver combattuto al loro fianco: indirettamente con la fornitura di armi e direttamente con il sostegno dell’aviazione e dell’artiglieria. Lo stesso Al Golani è arrivato a dichiarare che “se non fosse stato per Israele, non avremmo mai potuto tenere testa all’esercito siriano di Assad”.
La stessa emittente Russia Today (RT) ha ripreso la notizia intervistando altri miliziani. Il capo di un altro gruppo jihadista in Golan, Abu Sahib, ha dichiarato “che come comandante della mia formazione prendo uno stipendio di 5000 dollari all’anno, versati da Israele”. Durante l’intervista il leader del gruppo ha indicato che la collaborazione con Tel Aviv dura dal 2013 ed è stata fondamentale per continuare a contrastare l’esercito lealista di Assad in tutta l’area, visto che “Israele continua ad inviare soldi e armi non solo al nostro gruppo, ma a tutti i gruppi che combattono nel Golan”.
Secondo le autorità di Damasco il report dell’ONU “conferma quello che le nostre agenzie stampa affermano da tempo”. In diverse occasioni, infatti, le truppe lealiste avevano confiscato ai ribelli armi di provenienza israeliana o avevano documentato il trasporto di jihadisti feriti negli ospedali israeliani. In una nota ufficiale Damasco ha aggiunto che “il network jihadista che Israele sostiene in Siria, fornendo armi, è lo stesso dei terroristi che commettono degli attentati in Europa”.
Ufficialmente il governo di Netanyahu ha smentito le accuse sul finanziamento ai gruppi takfiri definendole “false”. Sembra, invece, più credibile il ministro israeliano degli affari militari, Moshe Ya’alon, che qualche mese fa aveva dichiarato che Daesh “si era scusato, per aver bombardato erroneamente Israele per la prima volta”, ammettendo tacitamente l’alleanza con i gruppi legati alla galassia salafita.
http://www.un.org/ga/search/view_doc.asp?symbol=S/2017/486
https://www.wsj.com/articles/israel-gives-secret-aid-to-syrian-rebels-1497813430
Stefano Mauro
articolo pubblicato anche su NenaNews
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