Il 12 luglio il giudice del Tribunale Federale di Curitiba, Sergio Moro, portava a termine la sentenza contro l’ex-presidente Inàzio Lula da Silva, condannandolo per una supposta e mai provata “corruzione passiva”, a una pena di nove anni e all’esclusione da qualsiasi incarico politico durante 19 anni. Però, temendo la reazione popolare, il giudice Sergio Moro non emetteva il mandato di cattura che dovrebbe scattare solo se i giudici della 4° regione del Tribunale Regionale Federale di Porto Alegre, confermeranno la sentenza del giudice Sergio Moro.
Gli avvocati di Lula, Cristiano Zanin e Valeska Teixeira Martins, hanno subito presentato il ricorso che ribatte l’inesistenza di effettive prove per poi denunciare la “confessione negoziata” del pentito Leo Pinheiro, che accusando Lula è stato subito prosciolto dal giudice Moro. Infatti, l’avvocato Zanin insiste nel dire che “…per essere proprietario di un appartamento donato da un’impresa, l’accusa o il pentito avrebbero dovuto presentare la copia del falso atto di vendita o della falsa donazione gratuita. Niente di tutto ciò, solo le parole di Leo Pinheiro che riferiscono appena alcuni commenti captati qua e là”.
Comunque è evidente che si tratta di una condanna di carattere politico, che il giudice Sergio Moro e la TV Globo hanno costruito cercando di responsabilizzare l’ex-presidente Lula delle attività illegali che i vari capo-gruppi del PT nella Camera dei Deputati e nel Senato erano obbligati a fare per mantenere in piedi le alleanze politiche e far votare dalla maggioranza le leggi che il governo presentava. Per questo Dirceu, Palocci e altri dirigenti storici sono stati condannati per aver “comprato” il voto dei deputati, usando il budget pubblicitario delle imprese statali. L’assurdo di questa pratica di compravendita del voto parlamentare è che i beneficiari, cioè i parlamentari che ricevevano la “propina” non sono stati minimamente toccati dalla giustizia. Oggi gli stessi continuano a negoziare con gli emissari del governo Temer il proprio voto.
Infatti, l’attuale governo ha dovuto sborsare 1,7 miliardi di Reali (quasi 420 milioni di Euro) per rimborsare le supposte spese che i parlamentari avrebbero anticipato per formulare gli emendamenti dei differenti progetti di legge. Un pagamento record che secondo il deputato Alexandre Molon “…è servito, appunto, per comprare il voto di deputati e senatori che, prima nella Commissione parlamentare e poi nel Parlamento hanno rigettato il dossier di Sergio Zveite, che richiedeva al Tribunale Superiore Federale di processare il presidente Michel Temer per corruzione attiva”….
In questo modo, all’attuale presidente golpista, accusato pubblicamente di aver incassato 300 milioni di Reali (circa 100 milioni di Euro) dal clan degli oligarchi Batista per finanziare, nel 2014, la campagna elettorale del PMDB, non succederà più nulla!
Il movimento popolare, il PT e le elezioni del 2018
La condanna che ha colpito Lula, in realtà era attesa da tutti poiché da mesi la TV Globo continuava a sbandierare la necessità di condannare l’ex-presidente Lula, martellando in tutti i suoi programmi informativi che la condanna di Lula era la conclusione finale di tutte le inchieste realizzate dal giudice Sergio Moro.
In realtà la TV GLOBO ha usato il giudice Sergio Moro per distruggere l’immagine di Lula e, nello stesso tempo, per impedirgli di essere il candidato del PT nelle prossime elezioni. A questo punto, bisogna sottolineare che se nella sinistra e nel centro-sinistra brasiliano l’unico candidato veramente nazionale, in un paese continentale come il Brasile, è appunto Lula, nella destra e nel centro-destra non ci sono candidati di rilievo che possano opporsi a Lula.
Marina Silva, l’ex-senatrice e ministra del PT, divenuta la candidata delle sette evangeliche con il partito Rede, oltre ad essersi squalificata per la pessima perspicacia politica dimostrata in questi ultimi due anni, è praticamente diventata improponibile elettoralmente dopo il disastro socio-economico che il sindaco-pentecostale, Marcelo Bezerra Crivella, ha provocato nella città di Rio de Janeiro, dove l’incidenza degli assassini è di uno ogni due ore!
Da parte sua il senatore del PSDB, Aecio Neves, che nel 2016 il Tribunale Superiore Federale aveva sospeso dall’esercizio parlamentare, è stato assolto in extremis dalle accuse di corruzione da un giudice del TSF. Per questo, Aecio non riesce ad avere l’unanimità nel suo partito e soprattutto nella direzione, divisa appunto tra Neves e José Serra.
Per questo la TV Globo e i suoi interlocutori del Dipartimenti di Stato sono preoccupatissimi poiché in tutta l’opposizione non esiste un candidato “storico” e di ambito “nazionale” capace di sconfiggere Lula nelle elezioni del 2018, giacché il Tribunale Federale Regionale di Porto Alegre potrebbe ribaltare la sentenza del giudice Sergio Moro e riconoscere l’innocenza di Lula. In questo caso nessun candidato dell’opposizione potrebbe impedire la vittoria di Lula.
Il movimento popolare e il PT, invece, costruiscono e appoggiano la candidatura di Lula, sicuri del fatto che il Tribunale Porto Allegre ribalterà la sentenza, anche perché con quasi 15 milioni di disoccupati effettivi e altri sette nell’economia illegale, con l’approvazione delle leggi sulla terziarizzazione, con il congelamento per 20 anni delle spese pubbliche, con la riforma assassina della scuola superiore e con l’assurda riforma del lavoro, la tensione è salita al massimo. Basta un piccolo errore della polizia per far scoppiare le favelas delle grandi città. Per questo Saul Leblon di “Carta Maior” nel suo editoriale del 16 luglio scriveva:” Nell’attuale contesto stiamo arrivando a toccare l’apice della violenza della classe patronale. Infatti, non è improprio prevedere un acceleramento del conflitto sociale, poiché con l’aggravante della rottura della legalità, con la negazione costante dello stato di diritto, con la violazione della costituzione e della democrazia, con il fatto che i media e l’immondizia parlamentare si siano trasformati in agenti del mercato, con una parte della giustizia che è compartecipe di tutto ciò, e con il ritorno della fame, in questo Brasile può succedere di tutto…”
A questo proposito Wadih Damous, deputato federale del PT ed ex-presidente dell’OAB di Rio de Janeiro (Associazione degli avvocati), ricorda che con il governo Temer “…si è creato un sistema di privilegi che quest’anno ha premiato gli speculatori finanziari che hanno potuto guadagnare 334 miliardi di reali (100 miliardi di euro), senza pagare un solo Reale di tasse. Nello stesso tempo le banche private devono allo stato federale e agli stati 124 miliardi di reali (all’incirca 44 miliardi di Euro)!.”
Per cui prima che il paese scoppi, soprattutto se il mercato obbligherà il governo Temer ad applicare il nuovo progetto di legge che fissa il pensionamento da 70 anni, è necessario ripensare la funzione dello Stato, l’applicazione a tutti i livelli della democrazia, il ruolo del capitalismo e soprattutto il concetto di convivenza. Problematiche che soltanto un governo di unità nazionale potrà affrontare e risolvere. Evidentemente solo Lula, con la sua capacità storica di trovare equilibri e compromessi, può far muovere un governo di questo tipo. Continuare con vari i Temer o Aecio Neves significa legittimare la barbarie.
L’intervista con Lula: ”Il golpe si conclude con la mia condanna! Ma se pensano di avermi liquidato si sbagliano!”
Grazie all’intermediazione e al telefonino di vecchi compagni del PT è stato possibile aggirare l’ordine di marcia stabilito dagli assessori del gabinetto stampa dell’istituto Lula e riuscire a fare una breve intervista telefonica con l’ex-presidente Inàzio Lula da Silva, poco prima che questi iniziasse l’atto politico in Diadema (Stato di Sao Paulo), per la nomina di Ali Dos Santos Lima nell’incarico di presidente del direttorio municipale di Diadema.
Achille Lollo – Presidente, la replica dei suoi avvocati ha convinto tutti della sua innocenza meno che il giudice Sergio Moro, per quale motivo?
Inàzio Lula da Silva – “Fin dall’inizio, non ho mai creduto che lui potesse assolvermi e l’ho capito subito quando il giudice Sergio Moro voleva interrogarmi, ma nella condizione di arrestato. Un copione che i media avrebbero adorato. L’unica prova presentata nel processo è quella della mia innocenza. E poiché non possono provare niente contro di me, continuerò a camminare a testa alta. Con questo processo “Loro”, e uso un plurale perché non è il singolo giudice che sta in causa. Loro non hanno processato Lula, come persona fisica! Loro hanno processato e condannato il nostro governo e tutte le cose buone che abbiamo fatto per il Brasile! Loro mi hanno condannato perché devono presentare dei risultati con i quali la stampa alimenta il contesto politico che hanno determinato.”
Presidente, esiste un legame politico tra l’Impeachment contro il presidente Dilma Rousseff e adesso la sua condanna?
“L’Impeachment è stato un autentico colpo di stato. Un Golpe che, per l’appunto, si conclude con la mia condanna e quindi con l’attacco al PT e a tutte quelle riforme e leggi in favore dei lavoratori che noi abbiamo sempre impedito che fossero cambiate. Adesso, con il colpo di stato Loro hanno potuto annullare o modificare leggi che da 70 anni garantivano i diritti dei lavoratori. Ora tutti sanno che si è trattato di un Golpe, contro un partito e contro un governo dove il suo presidente è entrato nella storia del Brasile per aver costruito università e scuole tecnico-professionali come mai è stato fatto, oltre ad aver creato dei meccanismi istituzionali che hanno permesso ai lavoratori di vivere meglio. Durante 12 anni abbiamo sviluppato progetti d’inclusione sociale che hanno collocato il Brasile all’avanguardia, basta pensare al Fame Zero. Ebbene, tutto questo a Loro non piace. Alla base del Golpe c’è l’attacco politico al PT perché è il partito che ha sempre promosso la politica dell’inclusione e il miglioramento delle condizioni dei lavoratori”.
Presidente, i sondaggi la danno favorito all’90% nella prossima campagna elettorale per le presidenziali del 2018. Questa condanna potrebbe precluderlo dall’essere il candidato del PT e di tutta l’opposizione al malgoverno di Temer?
“Il Golpe si conclude con la mia condanna! E’ vero, ma se pensano di avermi liquidato si sbagliano! Anzi, continuo a riaffermare che la direzione del PT lotterà per garantire la mia candidatura nelle elezioni presidenziali del 2018. Anche se devo aspettare il risultato del secondo processo che si realizzerà nel Tribunale Regionale Federale della 4° Regione, in Porto Alegre, lo farò come candidato che sta in campagna, giacché la condanna dal giudice Sergio Moro è stata formulata sulla base di pregiudiziali di ordine politico. Se qualcuno pensa che con questa sentenza mi abbiano espulso dal campo, ebbene costui deve sapere che sto ancora in campo e ci resterò fino alla fine! Infatti è Sergio Moro che sarà giudicato dai brasiliani, a cui dovrebbe dire la verità!”
Presidente, perché la TV Globo dopo aver sponsorizzato il giudice Sergio Moro e anticipato la condanna nei suoi confronti, sta attaccando il presidente golpista Michel Temer?
“Non mi ricordo con esattezza se l’indice di di popolarità di Temer oggi oscilli tra il 5% o il 7%. Una percentuale che impedisce qualsiasi progetto elettorale dopo il Golpe. Per questo la TV Globo è preoccupatissima perché deve trovare un nuovo candidato in grado di affrontarmi nelle elezioni del 2018. Negli ultimi giorni, il telegiornale della TV Globo, Jornal Nacional, ha veicolato tante, ma tante notizie che coinvolgono Michel Tener in fatti scandalosi. E il motivo di tutto ciò, è appunto impedire che Temer si presenti come candidato. In pratica lo stanno bruciando dopo averlo usato per il colpo di stato!”
Presidente, come spiega questa campagna che oltrepassa la decenza per sconfinare nell’odio di classe?
“In dodici anni di governo abbiamo fatto di tutto per aggiustare questo paese e per ridurre le differenze nella scala sociale. E lo dice un abitante del poverissimo nordest brasiliano che ha cominciato a mangiare il pane a soli 7 anni e che poi, da giovane ha conosciuto i ritmi di lavoro nelle fabbriche di Sao Paulo! Per questo, siamo orgogliosi di aver fatto capire al popolo che si può vivere meglio e che questo non è appena un sogno. Ecco, Loro rinnegano l’opportunità di costruire e di avere una speranza. Loro hanno veramente paura che il sogno dell’inclusione sociale si possa realizzare e per questo lo combattono ricorrendo all’odio nei confronti dei poveri e di tutti coloro che vogliono portare avanti questa bandiera. Loro non vogliono che la cosiddetta popolazione subalterna si evolva economicamente e culturalmente, non accettano che i poveri abbiano i suoi diritti tutelati, non gradiscono che i cosiddetti settori popolari, volgarmente chiamati “quelli di basso”, abbiano accesso ai consumi. In realtà non vogliono che il popolo sia felice”.
Achille Lollo è giornalista di “Contropiano”, articolista del giornale brasiliano “Correio da Cidadania” e editor del programma TV “Contrappunto Internazionale”. Collabora con la rivista “Nuestra America”.
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