Diciamo la verità: che i fascisti avessero messo in mare una nave e un equipaggio – ovvero si fossero messi a spendere cifre importanti – solo per farsi un po’ di pubblicità come “cacciatori di migranti clandestini” in mezzo al Mediterraneo, ci sembrava un po’ eccessivo. In fondo, visto lo schieramento navale di Frontex, Nato, Marina italiana, ecc, le probabilità che quello scafo di merda arrivasse fisicamente a contatto con un gommone o barcone stracarico di gente disperata erano davvero nulle. Senza dimenticare che anche solo il mancato soccorso di naufraghi avrebbe immediatamente comportato l’imputazione secondo le leggi internazionali sulla navigazione.
Questa notevole inchiesta di Andrea Palladino – giornalista di lungo corso, a lungo collaboratore de il manifesto ed altri quotidiani nazionali – chiarisce decisamente meglio i contorni dell’operazione. I fascistelli “identitari” sono solo la copertina pubblicitaria di un’operazione che vede scendere in campo direttamente i mercenari occidentali, reclutati da società private di un po’ tutti i paesi europei.
Potrebbe sembrare sorprendente che qualcuno pensi di poter fare profitto candidandosi a controllore dei flussi migratori in mare. Ma era altrettanto sorprendente, un paio di decenni fa, che qualcuno pensasse di sostituirsi agli Stati nel controllo militare della pirateria in mare. Eppure è avvenuto. E’ la nuova tendenza, cominciata con i contractors Usa in Afghanistan e Iraq, proseguita poi in ogni altro paese di interesse per l’imperialismo (principalmente statunitense, ma non solo); Ucraina, Libia, Somalia, ecc. E del resto, se si danno 6 miliardi l’anno ad Erdogan per impedire il passaggio verso l’Europea, ci saranno di sicuro cifre – magari un po’ minori – per dei mercenari da usare come check poin in mezzo al mare…
Chi ne esce peggio, da questa storia squallida, sono proprio i fascisti “identitari”, clamorosamente degradati al ruolo di “guerrieri immagine” dietro cui agiscono – con ben altra determinazione, competenza e stipendio – i mercenari veri.
Ultima chicca: l’inchiesta è apparsa su Famiglia Cristiana, a dimostrazione che i media dello Stato italiano sono ormai addomesticatissimi alla linea ufficiale, mentre il Vaticano scalpita con un filo di autonomia…
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Quella rete di mercenari dietro la nave anti migranti della destra europea
Si sono addestrati sulle Alpi francesi, con lezioni di autodifesa e geopolitica. Hanno alle spalle una rete internazionale, si riuniscono comunicando il luogo solo all’ultimo minuto e sono in grado di gestire raccolte di fondi cambiando conto e banca in poche ore.
Ed ora hanno una nave, presa a nolo da una società inglese di mercenari del mare, una “fortezza” galleggiante arrivata direttamente da Gibuti. Si chiamano “Generazione identitaria”, sigla della estrema destra europea, pronta a riportare in Libia i rifugiati raccolti a sud della Sicilia, con lo slogan “Defend Europe”. Con un programma preciso in mente: bloccare ogni forma di migrazione, respingere chi chiede asilo verso i paesi di provenienza, annullare tutti i visti ottenuti per ricongiungimento familiare. Programmi da destra dura e pura.
L’arrivo sul fronte sud delle migrazioni dei popoli che fuggono da guerre e sfruttamento economico della rete europea neofascista ha connotati inquietanti, che Famiglia cristiana ha ricostruito, seguendo le tracce dell’operazione “Defend Europe”.
https://www.facebook.com/GenerazioneIdentitaria/videos/1355427431219132/
Navi anti-migranti: le società implicate, gli interessi nascosti
La nave affittata dall’organizzazione “Generazione Identitaria”, che sta per varcare lo stretto di Suez, entrando nel Mar Mediterraneo, racconta un mondo complesso e pericoloso, fatto di mercenari e compagnie di sicurezza private, attive da almeno cinque anni nell’Oceano indiano. Si chiama C-Star, batte bandiera mongola ed è normalmente ancorata nel porto di Gibuti, il piccolo Stato al nord della Somalia. Secondo i registri navali appartiene ad un armatore di diritto inglese, la Maritime Global Service Limited, con sede a Cardiff, la capitale del Galles.
L’attuale rappresentante – e socio unico – è lo svedese Sven Tomas Egerstrom, 49 anni, a capo di un network di società specializzate in difesa privata. Il suo nome è collegato con la società britannica The Marshals Group, holding che riunisce – secondo il sito ufficiale – altre sei società, attive sempre nel settore della sicurezza.
Dall’Oceano indiano, dove le navi come la C-Star trasportano i mercenari armati in funzione antipirateria, fino all’Ucraina, paese dilaniato dalla guerra civile, dove la Land Marshals prepara un “open day” per il reclutamento del personale. La bacheca della società sulla rete Linkedin contiene il profilo professionale di alcuni dipendenti, in buona parte ex militari ucraini e russi.
La C-Star è entrata a far parte della flotta di Egerstrom lo scorso marzo. Prima batteva bandiera di Gibuti ed aveva il nome di Suunta. Apparteneva ad un’altra società specializzata in sicurezza marittima privata, la Sovereign Global Solution, fondata dal francese Jerome Paolini e da Bruno Pardigon, uomo d’affari da anni residente proprio a Gibuti. Secondo un cablogramma diffuso da Wikileaks, Pardigon avrebbe dato supporto negli anni passati alla Blackwater statunitense, attraverso la sua precedente società, la Djibouti Maritime Security Services, per operazioni antipirateria.
Jerome Paolini ha un passato di consulente del governo francese e definì la società di Gibuti creata insieme a Pardigon come “legata all’esercizio della sovranità” degli Stati. Secondo un rapporto del comitato sul controllo dell’esportazioni delle armi dell’House of Commons del Parlamento inglese, la nave utilizzata da Generazione identitaria – quando si chiamava ancora Suunta – faceva parte di un elenco di “Santa Barbara galleggianti”. Si tratta di vascelli utilizzati come deposito di armi, che forniscono supporto logistico ai contractors nelle operazioni militari private antipirateria.
Dalla lotta alla pirateria al controllo del flusso dei migranti: solo un business
Dallo scorso gennaio la Sovereign Global ha annunciato di voler uscire dal settore della sicurezza antipirateria. Poco prima sul sito aveva reso nota la partecipazione ad una missione di recupero di migranti somali. Un cambio di strategia aziendale che potrebbe essere un indizio del futuro utilizzo delle società di mercenari nel controllo dei flussi di migranti. Le società di sicurezza marittima, che hanno operato soprattutto nell’area dell’Oceano indiano, con la riduzione ai minimi termini degli assalti del pirati somali hanno oggi la necessità di trovare nuovi fronti.
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