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Referendum Catalogna. Madrid minaccia la galera al governo indipendentista

Referendum sull’indipendenza della Catalogna previsto per l’1 ottobre; la Magistratura spagnola inferocita contro Barcellona: è rottura totale e salta la mediazione della Sindaca di Barcellona Ada Colau.

Questo referendum non si ha da fare

Questo referendum non si ha da fare”. Chi lo facesse o vi partecipasse (Governo locale, Comuni o addirittura singoli cittadini) rischia la denuncia per disubbidienza, abuso di potere e malversazione di pubblico denaro.
Con tale sentenza la Procura spagnola denuncia il Governo catalano, mobilita la Guardia Civile per il sequestro dei materiali nelle stamperie, già avvenuto in quel di Tarragona, mette in stato d’allarme la Polizia e giunge a prefigurare il sequestro cautelativo dei beni degli organizzatori a copertura dei danni che il pubblico erario potesse richiedere in caso di loro condanna.

L’atto formale della magistratura iberica arriva dunque a colpire il presidente Puigdemont e i suoi ministri a seguito della loro firma sul decreto di convocazione del referendum di indipendenza dell’1 ottobre. I reati ipotizzati dalla Procura prevedono il carcere.

In rotta di collisione Madrid e Barcellona

La rotta di collisione è in atto da tempo. L’attentato di Barcellona, anziché placare gli animi, aveva buttato benzina sul fuoco, con un Ministro catalano che aveva distinto i morti spagnoli da quelli catalani e con la smentita di Barcellona dei comunicati sulla strage da parte del Governo di Madrid, cui era corrisposto un perentorio “le indagini sono affar nostro” da parte dei catalani.

Il passaggio chiave più recente è stato comunque il pronunciamento del Parlamento catalano nel merito delle conseguenze di una vittoria degli indipendentisti al referendum: mentre gli “unionisti” uscivano dall’aula veniva cioè stabilito che il governo avrebbe tratto immediatamente le conseguenze dall’esito del referendum.
Indipendenza subito dunque, con buona pace di mediazioni come quella che dava al referendum un carattere consultivo, ma anche, più semplicemente, un calendario più diluito a permettere l’introduzione di norme transitorie a salvaguardare pensioni e stato sociale nel periodo del passaggio dei poteri.

Uno scenario che rende difficile a Podemos mantenere l’unità all’interno della coalizione, tra secessionisti duri e indipendentisti morbidi. Ma che soprattutto fa saltare la mediazione della Sindaca di Barcellona che aveva difeso il referendum proponendone una versione soft, ma che di fronte al diktat di Madrid e consultato il proprio ufficio legale ha decretato lo stop delle consultazioni. Divisi anche i comuni catalani, due terzi dei quali per la disubbidienza.

Ci vediamo lunedì, giorno di festa

Sotto voce qualcuno usa il termine di guerra civile. Prematuro? Di certo sì, ma la strada imboccata non promette bene.
L’ipotesi meno allarmistica fa riferimento alla grande festa catalana di lunedì, la Diada. Il governo di Barcellona, secondo tale ipotesi, soffierebbe sul fuoco, ma solo fino a lunedì, per arrivare a una manifestazione mai vista prima e aumentare il proprio peso politico, sia nella regione che nei confronti di Madrid.
Ma a Madrid il gioco non piace e nelle prossime ore tutto, o quasi, diventa possibile.

da Facebook

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