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Le verità nascoste dello scrittore Mario Vargas Llosa

So di dare un dispiacere ai miei tanti amici estimatori dell’autore de “La Casa Verde”, di “La zia Julia e lo scribacchino” , della “Guerra della fine del mondo” o della “La festa del caprone”, ma sono convinto che un piccolo esercizio di memoria farà sicuramente bene anche a loro.
Lo scrittore, drammaturgo e politico peruviano, naturalizzato spagnolo, grande amico di Berlusconi ed Aznar, membro della Trilateral Commission e nuovo faro del rinascente nazionalismo spagnolo, Mario Vargas LLosa ha, nel suo armadio, parecchi scheletri, anche se non ha mai fatto mancare la sue aspre critiche “liberali” ai “dittatori” Fidel Castro ed Hugo Chavéz.

Il 26 gennaio 1983, otto giornalisti e una guida andina furono brutalmente massacrati, ad Uchuraccay (Ayacucho, Perù), da contadini addestrati e diretti dalla Marina militare a combattere contro i guerriglieri Maoisti di “Sendero Luminoso”.
Il massacro degli otto giornalisti avvenne durante il governo di Fernando Belaúnde Terry (1980-1985), un personaggio di Azione Popolare(AP), partito di destra che negli anni novanta collaborò strettamente con il regime di Alberto Fujimori. I giornalisti si erano recati ad ​Uchuraccay per indagare sull’assassinio di alcuni presunti membri del Partito comunista del Perù, tra i quali, anche alcuni minori. A quel tempo le forze armate peruviane usavano la tattica di organizzare alcune comunità contadine contro la guerriglia così come gli statunitensi avevano già fatto in Vietnam, Guatemala, El Salvador e Colombia.

I giornalisti vennero trucidati a colpi di bastone, pietre ed asce. Dopo il massacro venne istituita una commissione d’inchiesta presieduta dallo scrittore Mario Vargas Llosa la quale stabilì che i comuneros di Uchuraccay avevano creduto che i giornalisti fossero membri di Sendero Luminoso e che li massacrarono perché confusero le loro macchine fotografiche con dei fucili.

La Commissione d’inchiesta di Vargas Llosa, con ineffabile tono letterario, stabilì che il massacro era stato il prodotto dell’esistenza di “differenze culturali tra i contadini quechua e i giornalisti provenienti da un mondo urbano” e che le “Forze armate non avevano alcuna responsabilità nel fatto”. “Siamo tutti colpevoli”, concluse, lapidario, Vargas Llosa nella sua relazione finale. Dunque, tutti colpevoli e nessun colpevole.

Quella relazione e quelle conclusioni ignorarono sistematicamente tutte le prove. Era nota, in quel periodo, la circostanza che la Marina peruviana aveva il controllo pressoché assoluto della zona di Uchuraccay. Inoltre, quasi tutti i contadini di quella località avevano fatto il servizio militare obbligatorio e non avrebbero mai potuto confondere un fucile con una macchina fotografica. Tuttavia la Commissione d’inchiesta di Mario Vargas Llosa decise di coprire le responsabiltà del Governo e delle forze armate peruviane per quell’orrendo massacro fornendo, oggettivamente, un prezioso ed autorevole supporto a tutta la politica di violazione sistematica dei diritti umani in atto nel Perù di quel tempo.

 

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