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Austria. In testa i “conservatori” ma i socialisti superano la destra

Mentre scorrono i risultati sull’esito delle elezioni anticipate in Austria, si segnala un colpo di scena con i socialdemocratici che sorpassano la destra. La Spoe (il partito socialdemocratico) sarebbe ora al 27,1% mentre la Fpoe (la destra) al 25,9%. In testa invece i popolari di Sebastian Kurz (partito conservatore), ormai al 31,5%, mentre i Verdi, per la prima volta dal 1986, restano fuori dal parlamento, hannoottenuto il 3,9%, mentre la soglia di sbarramento è del 4%. A superare la soglia del 4% sono stati invece la lista Pilz, nata proprio da una scissione dei Verdi e il partito liberale (Neos).

Si delinea così una maggioranza di centro-destra con il 57,3% dei voti e quindi un governo di centrodestra formato dai popolari di Kurz e dai liberalnazionali della Fpoe di Heinz Christian Strache. I socialdemocratici del cancelliere uscente Christian Kern, che nel 2013 risultarono primi, ora sarebbero secondi. Logorati dall’esperienza del governo di coalizione dell’ultimo anno con i popolari, i socialdemocratici austriaci potrebbero aver beneficiato del voto contro la destra.

Il leader dei conservatori, Sebastian Kurtz, che sta vincendo le elezioni in Austria, non è un vecchio esponente politico ma un giovane rampante. A 24 anni era sottosegretario nel governo e a 27 anni era ministro degli Esteri. Nel 2015, quando esplode l’emergenza profughi, Kurtz ha criticato la politica dell’accoglienza di Angela Merkel, ha chiuso la rotta balcanica e minacciando di chiudere il confine del Brennero con l’Italia. Come dire, non basta certo essere giovani per essere portatori sani di istanze progressiste. Dopo Macron, Kurtz, l’anagrafe non rasserena affatto le nuvole nere che si aggirano sui e nei paesi dell’Unione Europea. L’Austria che emerge dalle urne sembrerebbe guardare con maggiore sintonia all’Ungheria di Orban che alla Germania della Merkel. E proprio quest’ultima ha sperimentato, a suo danno, la crescita delle formazioni di destra e xenofobe in un paese “stabile” come la Germania.

Ma se l’aria in circolazione nell’Unione Europea è reazionaria, appare quasi inevitabile che questa tendenza diventi più forte in ogni elezione.

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