Netanyahu rilancia l’escalation contro l’Iran. Lo ha fatto con un discorso ieri sera affermando che Israele sarebbe in possesso di “prove” decisive sull’esistenza di un programma nucleare iraniano segreto. Dopo aver incontrato il nuovo Segretario di Stato americano Mike Pompeo – noto per le sue posizioni oltranziste nei confronti di Teheran – Netanyahu ha annunciato in tv le sue “prove nuove e conclusive” – 55mila pagine di documenti sottratti dalla sua Intelligence da un luogo “altamente segreto” (di cui tuttavia non si conosce la data) – dello storico nemico di Israele. E lo ha fatto citando il nome del programma segreto – Amad – con cui Teheran sarebbe in grado di sviluppare un ordigno nucleare.
Netanyahu ha detto che il dossier ottenuto da Israele, 55mila pagine, mostra che Teheran sta ingannando il mondo. Da sempre parossisticamente ostile all’accordo internazionale sulle attività nucleari della repubblica islamica, Netanyahu ha rilasciato queste dichiarazioni in prossimità della data del 12 maggio, fissata dal presidente americano Donald Trump per decidere se rinnegare o meno l’accordo concluso nel 2015 dal gruppo 5+1 con l’Iran. Nel 2015 Netanyahu aveva usato la grafica di una bomba con miccia per lanciare la sua minaccia, oggi è ricorso alle slide.
Israele intanto è tornata a bombardare sulla Siria. L’ultimo attacco è avvenuto domenica notte con una fitto lancio di missili contro alcune basi militari siriane,tra Aleppo ed Hama. Il bilancio sarebbe di numerose vittime (25-40 militari). Tra questi vi sarebbero – e non sembra una coincidenza – diversi iraniani. Israele “ufficialmente” non ha rivendicato il raid.
Si torna quindi a respirare aria di escalation in Medio Oriente e questa volta il target sarebbe l’Iran accusato da una potenza regionale – Israele – che è l’unica a disporre effettivamente di un arsenale nucleare di cui nessuno ha mai chiesto conto o effettuato ispezioni.
Come ci ricorda Alberto Negri, “l’Iran fa paura perché è un Paese indipendente, che non si è mai piegato alle direttive occidentali, con un regime assai discutibile ma in grado di preservare l’autonomia di uno stato che ha comunque 2500 anni di storia. Non solo. La sua influenza linguistica e storica è molto ampia e dal cuore del Medio Oriente arriva fino all’Asia centrale: gli iraniani sono una cultura, non solo un regime”.
Ma l’Iran è anche una potenza regionale consistente e influente. Un attacco militare israeliano (magari con il supporto degli Usa e dell’Arabia Saudita), aprirebbe un conflitto di dimensioni assai più vaste e devastanti di un conflitto regionale. Un paradosso? Per impedirloci sarebbe da augurarsi che l’Iran – come avvenuto con la Corea del Nord – abbia effettivamente l’arma nucleare. Un equilibrio basato sulla mutua deterrenza, in mancanza di un programma di disarmo nucleare regionale e reciproco, è assai meglio di una asimmetria militare come quella che Israele rivendica solo a favore di se stessa.
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