Lugansk, 30 Aprile 2018 – La giornata di oggi segna un punto di svolta nelle vicende di una guerra civile che in Ucraina si continua a combattere da quattro anni: la data odierna vede infatti l’inizio ufficiale della nuova operazione lanciata dalla presidenza ucraina e dal governo in seguito alla conclusione dell’operazione ATO (Anti Terrorism Operation). La OSO o JVO (Joint Venture Operation) è la cornice nella quale da oggi Kiev inquadrerà le attività militari finalizzate alla “reintegrazione” dei territori insorti nel 2014 e autoproclamatesi indipendenti.
Le violazioni del cessate il fuoco sono sistematiche: è rarissimo veder trascorre un giorno senza che si registrino scontri sulla linea di contatto tra le forze ucraine e le milizie delle autoproclamate Repubbliche Popolari di Lugansk e Donetsk. Gli scontri coinvolgono sistematicamente la popolazione civile che vive a ridosso del fronte. Pressoché quotidianamente si registrano feriti e morti, sia a Donetsk – sopratutto nelle zone Petrovskij, Yasinovataja, Zaistvo, Gorlovka – che a Lugansk – in particolare a Frunze, Gelobok, Donetskij – ma anche sulla costa a ridosso di Mariupol.
Mentre le attività militari della precedente operazione ATO svolgevano sotto il comando dell’ SBU (in italiano: Servizio di Sicurezza dell’Ucraina) la OSO o JVO si svolgerà sotto il comando delle VSU (in italiano: Forze Armate dell’Ucraina).
Il comandante della nuova operazione militare ha parlato della possibilità di schierare sulla linea di contatto un contingente internazionale coordinato dalle Nazioni Unite per risolvere il conflitto, ma nessun altro ha parlato per il momento di questa possibilità. La legge che ha reso operativa la OSO o JVO assegna poteri maggiori al comando delle Forze Armate, tali da aver fatto avanzare l’ipotesi di incostituzionalità da alcuni giuristi ucraini.
Nel passaggio di paradigma sembrano pesare non poco i gli interessi economici ed i contrasti della politica ucraina: nel 2019 si svolgeranno in Ucraina le elezioni presidenziali, elezioni che non saranno affatto semplici per l’attuale presidente Poroshenko. Tenendo conto che tra circa due mesi si svolgerà il summit NATO in cui verrà discussa l’ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza Atlantica, un nuovo crescendo nel quadro della guerra civile potrebbe servire a Kiev appositamente per cercare un ulteriore sostegno da parte dell’Occidente. Per di più, considerando il ruolo che i partiti neonazisti svolgono nell’odierna Ucraina, Poroshenko, criticato da questi l’incapacità di risolvere il conflitto in Donbass, potrebbe ritenere opportuna un’escalation per guadagnare il loro appoggio politico.
Appena qualche giorno fa il Ministro degli Esteri ucraino si era congratulato con l’ex direttore della CIA Mike Pompeo dopo il suo insediamento ufficiale come Segretario di Stato degli Stati Uniti. La seconda tornata degli accordi di Minsk, in relazione all’oltranzismo ucraino, rischia di risultare ulteriormente inadeguata. Mentre la guerra continua tra la popolazione civile, sia nei territori sotto il controllo del governo ucraino sia in quelli sotto il controllo degli insorti persiste l’incertezza.
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