Improvvisamente i bonzi della SPD, il partito del «decreto contro gli estremisti», delle leggi Hartz IV, della guerra in Yugoslavia e di tanto altro che non si trova certo in Karl Marx, si entusiasmano per il comunista più influente della storia. Per il bicentenario della sua nascita la sua città natale ha un intenso programma. La casa della famiglia è in mano alla Fondazione Friedrich Ebert, vicina alla SPD, partito tuttora influente in Renania-Palatinato e a Treviri. Sono dunque i socialdemocratici che, insieme alla Chiesa cattolica, organizzano le tre esposizioni dedicate alla vita, all’opera e all’impatto di Marx, inaugurate oggi, sabato 6 maggio.
I pezzi grossi del partito fanno gli onori di casa, la curatrice «conoscitrice» di Marx dichiara di «voler storicizzare Karl Marx e dimostrare la falsità di attualizzazioni affrettate». In realtà l’esposizione si sforza di sottrarre ogni rilevanza politica al lavoro di Marx. Il «Manifesto del partito comunista» viene servito in un flash che presenta lavoratori e capitalisti come relitti del 19° secolo. Alle pareti, quadri realisti illustrano la miseria all’epoca di Marx. Era dura allora, ma grazie a Dio tutto questo è superato nella nostra era dello «Stato sociale» e della «economia sociale di mercato», viene suggerito al pubblico.
Si cita perfino Alfred Krupp: «Lo scopo del lavoro dev’essere il bene comune». Il commento? «Non sempre rispetta questa esigenza morale per sé ed i suoi lavoratori». Chi pensa che il massimo della comicità sia già stato raggiunto deve ricredersi dopo aver letto il resto: «Secondo Marx, nel capitalismo tutti i prodotti del lavoro e i servizi diventano merce. Anche la forza lavoro è una merce. Il suo valore viene misurato anzitutto con il lavoro che contiene. Questa valutazione e la teoria del plusvalore non vengono più condivise dagli economisti attuali». E’ indispensabile citare la frase per intero, altrimenti nessuno ci crede.
Nella parte «produzione capitalista» viene mostrato il processo del lavoro industriale con utensili e nastro trasportatore, nell’atmosfera ricostituita di un capannone. La gente doveva faticare quando vivevamo in una società classista, pensa commosso qualche visitatore che gestisce magari una start-up che propone lavoro interinale, un negozio Apple o un Call-center!
Prima di visitare la seconda esposizione, è bene passare dalla Simeonstrasse, 8, dove si trova la casa dove Marx abita con la sua famiglia dai 2 ai 18 anni. Ai turisti viene proposta solo una piccola lapide sulla facciata. A pianterreno c’è un «Euroshop» con oggetti di poco prezzo di provenienza cinese. Ironia della storia, sono proprio i cinesi ad aver offerto, per l’occasione, un regalo particolare alla città. Davanti al Museo civico si erge una statua del critico dell’economia politica alta 5 metri e 50 cm, realizzata in Cina e inaugurata solennemente per il bicentenario della sua nascita. Monumento oggetto di un duro scontro ideologico.
Secondo alcuni, non si dovrebbe accettare un regalo da un Paese che limita la libertà dei suoi cittadini. Ma non basta: Marx sarebbe responsabile di milioni di morti. Una vergogna per la città… Nel Museo civico si può visitare la seconda parte dell’esposizione «Karl Marx 1818-1883. Vita. Opera. Epoca». Più che della sua opera, si parla della sua biografia. Vengono mostrate, in ordine cronologico, le fasi della sua vita, che si collegano al contesto dell’epoca. Chi sapeva poco della persona Karl Marx, vi trova molti utili informazioni.
Prima di raggiungere la terza esposizione, nel Museo della cattedrale, è bene fare una pausa. La città ha pensato al merchandising. Per 3 euro di puo’ avere una banconota da zero euro con l’effigie di Marx. Per 5,90 euro un’ochetta con i tratti del filosofo e i capelli sale e pepe. Porta una giacchetta antiquata, ha in mano una penna e un esemplare del «Capitale». Un forno vende il «panino Karl Marx» per 2,95 euro. Nella terza esposizione, al Museo del Duomo, il prevosto della cattedrale è l’unico che, in una conferenza stampa, parla del nocciolo, attualissimo, dell’opera di Marx: «La contraddizione fra capitale e lavoro si è nuovamente spostata a favore del capitale». L’alto prelato aggiunge: «Il concetto è tagliente. E intendo ribadirlo».
Nell’esposizione, giovani artisti mostrano il mondo del lavoro capitalista attuale, caratterizzato, in Germania come altrove, dallo sfruttamento. Lo fanno, purtroppo, in modo del tutto scollegato dall’opera di Karl Marx.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa