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“Né sindacale, né politico, ma popolare”: una Marea Popolare contro Macron

Per sabato 26 Maggio un cartello di organizzazioni politiche e sindacali – insieme a varie associazioni e collettivi – hanno unitariamente promosso una “marea popolare” contro le politiche del governo Macron, lanciata unitariamente giovedì 17 maggio.

Questa iniziativa marca decisamente un punto di svolta inedito, per la storia recente della Francia, nella confluenza dei differenti settori in lotta contro la Macronie e delle forze politiche d’opposizione, tra cui France Insoumise.

Questo appuntamento segna il passo rispetto ai limiti che si erano manifestati nelle mobilitazioni contro la Loi Travaille durante il governo Hollande e concretizza quella convergenza delle lotte auspicata dai protagonisti dei conflitti in corso e talvolta messa praticamente in atto dalla base stessa.

Fino ad ora sono stati i ferrovieri, gli studenti, e altri spezzoni di lavoratori coinvolti da vertenze specifiche e attivisti che si muovono contro le modifiche alla legge sull’immigrazione e il diritto d’asilo – tema sul quale è indetta una mobilitazione specifica per il 2 giugno – a mobilitarsi “separatamente”, senza dimenticare il durissimo conflitto della ZAD.

Sono stati i ferrovieri – che recentemente in un voto consultivo interno hanno bocciato quasi all’unanimità il progetto di Macron su SNCF – i precursori del conflitto con un sciopero a “scacchiera”, insieme ad altre azioni, che dal 3 di aprile li vede astenersi dal lavoro due giorni e poi lavorare gli altri tre.

Il sociologo Willy Pelletier, in una intervista apparsa sull’Humanité, il 23 maggio, chiarisce perfettamente il profilo di Emmanuel Macron che “realizza a tutta velocità quello che Sarkozy non aveva che sognato. E che il Medef – cioè l’associazione padronale francese, ndcaveva da tempo teorizzato. Il presidente è oggettivamente il più a destra, il più autoritario, il più brutale e il più sicuro nel suo disprezzo classista della Quinta Repubblica”.

Per questo 26 maggio sono previste mobilitazioni de-centrate in tutta la Francia che permetteranno anche alle realtà più periferiche di ingrossare le fila della marea montante contro gli orientamenti politici governativi.

Dal sito e dalle varie pagine dei social Network dedicate all’appuntamento, è possibile visualizzare la mappa dei vari appuntamenti.

La CGT, che già aveva invitato a partecipare ai cortei del Primo Maggio, era stata critica riguardo alla – comunque riuscita – “festa a Macron” organizzata a Parigi il sabato successivo, ha votato a larga maggioranza l’indicazione della partecipazione alla “Marea”, mentre i sindacati FO e CFDT, in continuità con la loro mancata adesione alla partecipazione unitaria ai cortei del Primo Maggio, hanno deciso di disertare nuovamente questa nuova tappa della costruzione dell’opposizione politico-sociale alla Macronie, nonostante queste sigle siano protagoniste – insieme alla CGT – di alcune vertenze specifiche importanti.

L’appello unitario, a cui hanno aderito una settantina di realtà, dopo avere passato in rassegna i vari aspetti su cui il governo sta intervenendo e ribadendo la piena autonomia dei soggetti che si stanno mobilitando traccia chiaramente il determinatore comune delle varie proteste che “riguarda la natura stessa della società nella quale noi vogliamo vivere”, cioè chiama in causa l’idea complessiva di società di cui il leader di En Marche si sta facendo alfiere.

Il manifesto della mobilitazione ha chiara la strategia di Divide et Impera che sta attuando Macron, di cui questa mobilitazione è una reazione consapevole: “il governo spera che queste mobilitazioni settoriali rimangano isolate e che potrà farle capitolare le une dopo le altre addomesticandole, lasciandole sfogare o semplicemente reprimendole”.

Questa mobilitazione è un antidoto a questa azione preventiva rispetto ad un fronte comune, a cui i giornali della borghesia partecipano “enfatizzandone” le differenze interne, dando spazio alle componenti sindacali che si stanno tirando fuori, e attaccando in particolare la France Insoumise e il suo leader.

Quella che si annuncia è una prova di forza, di cui questa tappa è un “primo” passaggio per saggiare le proprie potenzialità e mostrarle al governo, come recita l’appello: “Si tratta ora di andare più lontano e, tutti e tutte insieme, di ribadire in strada che esistono delle alternative, che noi non ci rassegniamo alla sorte destinata da questo governo. Fa orecchie da mercante, bisogna costringerlo ad ascoltarci e a ritirare i suoi progetti.”

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