“Israele è preoccupato per l’evoluzione della crisi nel sud-ovest della Siria” con queste parole il capo di stato maggiore dell’esercito israeliano, Gadi Eizenkot, ha espresso le preoccupazioni di Tel Aviv riguardo all’attuale situazione a Deraa.
Eizenkot ha ribadito, inoltre, la creazione di un coordinamento congiunto con gli USA con l’obiettivo di lanciare eventuali operazioni militari contro la Siria, “se non verranno rispettati gli accordi riguardo al posizionamento di truppe iraniane nell’area” ed ha inviato nuovi contingenti militari lungo il confine settentrionale.
La stampa israeliana sta dedicando particolare attenzione, in queste settimane, all’avanzata dell’esercito siriano nella zona di Deraa, Una battaglia che potrebbe sancire la conclusione definitiva di “quell’area di sicurezza” tanto voluta da Tel Aviv per una maggiore sicurezza dei suoi confini settentrionali.
Il quotidiano Yedihot Aharonot ha scritto qualche giorno fa che “quando l’esercito siriano conquisterà Deraa e l’area di Nassib, al confine con la Giordania, la vittoria di Damasco sarà quasi certa in tutto il territorio siriano”.
Una sconfitta sia per i numerosi gruppi jihadisti dell’area – da quelli affiliati ad al Qaida, come Hayat Tahrir al Sham (ex al Nusra), allo stesso Daesh – ma soprattutto per Israele. In tutti questi anni, grazie anche ai numerosi report degli osservatori ONU, questi gruppi sono stati sostenuti militarmente da Tel Aviv proprio con l’obiettivo di “difendere i confini israeliani e le alture del Golan”. Un sostegno logistico, militare e sanitario proprio per evitare quello che sta avvenendo in questi giorni: l’avanzata delle truppe lealiste di Bashar al Assad insieme alle milizie di Hezbollah ed ai pasdaran iraniani.
Ancora la settimana scorsa, ad esempio, proprio una mediazione del governo Netanyahu aveva portato ad un “sospensione delle ostilità” tra le diverse fazioni nemiche jihadiste per poter resistere meglio all’avanzata di Damasco oppure l’altro giorno lo stesso esercito di Tel Aviv aveva inviato materiale logistico e sanitario per i feriti dopo i combattimenti di questi giorni.
Una battaglia considerata cruciale da parte di Assad tanto da designare come capo delle operazioni militari Suheil al Hassan, comandante del battaglione d’élite siriano delle “Qawat al Nimr (Forze Tigri) e da coinvolgere un altro battaglione d’élite, quello Radwan di Hezbollah, come riportato dal quotidiano al Masdar. Preoccupazioni ancora maggiori per Tel Aviv visto anche il massiccio intervento dell’aviazione russa in tutta l’area per confermare e ribadire l’unità di intenti e l’alleanza militare dell’Asse della resistenza rappresentato dai siriani, dagli iraniani, da Hezbollah, dagli iracheni dell’Hasced Shaabi (Unità di Mobilitazione Popolare) e dall’esercito russo.
Ottenere il controllo della regione di Deraa e del passo di Nassib, infatti, significa per Damasco tornare a controllare definitivamente i suoi confini meridionali con Israele e Giordania, mentre per l’Asse della resistenza consiste nel consolidamento del corridoio Teheran, Baghdad, Damasco, Beirut con una maggiore sicurezza in termini di approvvigionamento militare e di lotta ai gruppi jihadisti dispersi nel deserto.
Gli sviluppi di questi giorni in Siria confermano quanto dichiarato nel recente discorso di venerdì scorso da parte del segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, che ha previsto una netta vittoria a Deraa con la conseguente resa dei gruppi jihadisti ed un’avanzata dell’asse sciita nella regione dalla Siria fino allo Yemen.
“Quello che Israele considera una presenza nefasta della Resistenza” – ha precisato Nasrallah – “è solamente la risposta dei popoli al progetto espansionistico israeliano che riguarda tutti i fronti: da Gaza al Libano, dalla Siria alla Cisgiordania”.
Secondo l’editorialista del quotidiano online Rai Al Youm, Abdel Bari Atwan, la vittoria di Deraa conferma la fine dei gruppi jihadisti, abbandonati dai rispettivi sponsor arabi, americani o israeliani nel territorio siriano. “Restano due aree ribelli: quella ad est dell’Eufrate e Idlib”- conclude Atwan – “presto il fronte si sposterà verso entrambe quelle zone per la conclusione definitiva del conflitto in Siria, visto che ormai è solamente una questione di tempo”.
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