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Ucraina: i giovanissimi educati alla guerra

Estate, tempo di vacanze scolastiche e di campi estivi: ognuno li organizza a modo suo. Nell’Ucraina del golpe di majdan e dell’aggressione al Donbass, l’imperativo è quello di addestrare i giovani alla guerra, sotto le insegne del tridente nazionalista, del dente di lupo nazista, del “fuoco purificatore”. Se durante l’inverno il “patriottismo” si insegna sui banchi di scuola, imponendo l’uso della sola lingua ucraina, anche nelle regioni con forti minoranze linguistiche diverse dall’ucraino e poi, a casa, con i giochi elettronici, come auspicato dal portavoce di InformNapalm, Mikhail Makaruk, che abituino i ragazzi, anche psicologicamente, a “far fuori i moskali”, in estate si va direttamente sul campo: si imbracciano i mitragliatori, si smontano e rimontano, si prende dimestichezza con le mine; insomma, per settembre, si può scegliere se tornare a scuola o andare al fronte. Nel Donbass, ovviamente.

Sulla scia del Führer Andrej Biletskij e del battaglione “Azov”, che ormai da quattro anni (qui, qui, qui, qui) addestrano i giovanissimi ucraini alle tradizioni della Hitlerjugend nazista, anche l‘ex leader di “Pravyj Sektor”, capo del cosiddetto “Esercito volontario ucraino” (UDA) e deputato della Rada, Dmitro Jarosh, ha inaugurato l’ennesimo centro per l’addestramento di ragazzi e minori alle attività belliche. Facendo un “salto di qualità”, al centro “Giovane Volontario dell’UDA” si impartiscono direttamente lezioni di sabotaggio e attività dietro le linee.

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Le prove più dure per la nostra Nazione devono ancora arrivare” ha detto Jarosh; per questo, “noi volontari ucraini, insieme all’adempimento dei compiti di guerra al fronte, prepariamo le giovani generazioni alla difesa dell’Ucraina e alla distruzione del nostro nemico secolare: l’imperial-aggressore russo”.

D’altronde, proprio in questi giorni un editoriale di Tsenzor.net (considerato a libro paga del presidente del Consiglio di sicurezza Aleksandr Turcinov) recitava che lo stato ucraino può pienamente formarsi solo grazie alla guerra con la Russia. “L’Ucraina non si è ancora formata come stato, gli istituti statali sono estremamente deboli e non possono costituire una base politica. L’Ucraina può sussistere solo quale sistema di progetti di mobilitazione. E il progetto chiave di mobilitazione è la guerra”. Parole di prammatica, un’ottantina di anni fa, a Roma e Berlino.

Esattamente un anno fa, anche il canale statunitense NBC aveva mandato in onda un documentario, girato in uno di questi campi nei dintorni di Kiev, in cui si educano i giovanissimi nello spirito di “morte ai moskali” e del trionfo ucraino “sulle rovine di Mosca”.

Anche osservatori ucraini sottolineano come la Kiev del dopo majdan possa ben vantare il titolo di unico paese europeo che, a livello ufficiale, organizzi campi estivi in cui ai giovani si inculchi l’auspicio della morte per i cittadini dei paesi confinanti. Pare che anche a livello di social, il breve documentario yankee abbia riscosso consensi, nonostante che, come si fa notare, veda la luce con tre anni di ritardo rispetto al golpe del 2014.

Antifashist.com ricorda come anche nella regione di Odessa sia attivo un centro di addestramento (foto, foto, foto) per ragazzi: al campo “Resistenza ucraina”, istruttori di “Autodifesa di Odessa” e veterani dal fronte del Donbass “educano al patriottismo” i giovani ucraini.

Ora, se per i troppi Gianni Pittella del PD, che da quattro anni inneggiano all’Ucraina golpista, appare un Ministro degli interni che ammette, a parole, che il golpe del 2014 fu “una pseudo rivoluzione sponsorizzata da altri paesi”, non per questo ci metteremo a fare il tifo per la Lega che, quanto a considerazione sulla vita e sulla morte di persone che solo un braccio di mare separa dalle coste italiane, non pare inferiore né a Biletskij, né a Jarosh.

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