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Gaza. Di nuovo sotto attacco

Di nuovo il cielo di Gaza si illumina e la terra brucia. I caccia F16, i carri armati sparano bombardano, in una notte ben 140 postazioni della resistenza. Quattro martiri, una donna Inas khamash 23 anni, incinta al nono mese, e la figlia Bayan 18 mesi, ferito il marito, ancora sotto terapia intensiva. Il fratello di Inas era stato ucciso durante le manifestazione del ritorno qualche mesi fa. E nella sera di ieri un altro martire Ali Ghanduor 33 anni, e più di 15 feriti palestinesi.

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In risposta all’attacco israeliano la resistenza ha lanciato 150 “missili” contro le colonie israeliani, attorno alla striscia di Gaza, causando 15 feriti di cui 4 soldati.

Perché questa escalation israeliana contro Gaza? E in particolare dopo che Israele ha permesso, con la mediazione e le garanzie egiziana, al vice presidente di Hamas Al Aruri, uno dei più ricercati per Israele, di entrare a Gaza con i componenti dell’ufficio politico all’estero, e fare la prima riunione nella storia del ufficio politico al completo a Gaza? Per chi segue la politica medio orientale, saprà che sono in corso incontri e trattative, su due punti essenziali: la riconciliazione palestinese, e trattativa fra Hamas e Israele per una tregua (hudna) o calma (tahdea) fra le parti, per un periodo di tempo, si parla da 5 a 10 anni. In cambio si parla di migliorare le condizioni di vita a Gaza, rallentare l’embargo, poi si parla di un porto e di aeroporto. Il primo potrebbe essere una banchina a Cipro o a Porto Said in Egitto, mentre il secondo potrebbe essere ad Al Arish vicino al valico di  Rafah. Israele ha fatto intendere di essere disponibile, in cambio chiede la restituzione dei soldati ancora in mano di Hamas, la fine delle manifestazione del ritorno, e fermare il lancio di palloncini esplosivi. Hamas ha chiesto il rilascio dei prigionieri arrestati dopo l’ultimo scambio. Durante le riunione dell’ufficio politico di Hamas, Israele ha preso di mira due militanti di Hamas duranti un corso di addestramento uccidendoli. Israele ha presentato le scuse dicendo che è stato un sbaglio. Finita la riunione dell’ufficio politico, è uscito il vice presidente di Hamas Al Aruri, e il giorno dopo Hamas rivendica i suoi martiri e lancia alcuni missili. L’attesa risposta di Israele è stata una notte di inferno nella Striscia di Gaza.

Gli incontri del Cairo, con la mediazione egiziana e del coordinatore speciale dell’Onu Nickolay Mladenov, hanno cercato di trovare una soluzione alla crisi umanitaria di Gaza.

Difficile però ignorare la questione politica, che è l’occupazione israeliana, e ignorare che la crisi umanitaria è causata dall’occupazione e dalla prepotenza israeliana che non rispetta il diritto internazionale né gli accordi firmati.

L’escalation israeliana dimostra per l’ennesima volta, che Israele non accetta la riconciliazione interpalestinese, e che ogni volta che si avvicina a tale obbiettivo, scatena una aggressione contro Gaza. L’obbiettivo di Israele è mantenere Gaza sotto assedio (è un grande mercato per l’economia israeliana), e separata dal resto della Palestina. E nel frattempo continua la sua politica di colonizzazione e annessione della Cisgiordania e l’ebraicizzazione di Gerusalemme. Il governo israeliano e gli Usa sono i veri responsabile del deterioramento della situazione e dell’escalation militare a Gaza, per il continuo embargo che dura da 12 anni.

Finché la comunità internazionale continua a non prendere atti concreti contro un regime di apartheid, Israele continuerà a infischiarsi del diritto internazionale, portando il Medio Oriente in una situazione incandescente e guerra permanente.

 

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