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Kurdistan. Si allarga la zona del combattimenti

Migliaia di prigionieri politici curdi in Turchia entrano in sciopero della fame. La guerriglia esegue in attacco aereo

Migliaia di prigionieri del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) nelle carceri turche da questo venerdì entrano in sciopero della fame a tempo indeterminato per protestare contro le condizioni di carcerazione in isolamento del fondatore del PKK di Abdullah Öcalan, recluso da vent’anni sull’isola carcere di Imrali.

Così si uniscono allo sciopero della fame di oltre 300 prigionieri del PKK e del Partito Democratico dei Popoli (HDP) in corso già da metà dicembre in 67 carceri turche. Nella città francese di Strasburgo anche un gruppo di politici curdi in esilio, tra cui il Presidente della confederazione delle associazioni curde KCDE-K, Yüksel Koc, da allora rifiuta l’assunzione di cibo.

La prima ad entrare in sciopero della fame è stata la deputata HDP Leyla Güven il 7 novembre, all’epoca ancora in carcerazione preventiva, che ha continuato anche dopo il suo rilascio alla fine di gennaio. Giovedì l’HPD ha fatto sapere che nonostante le sue condizioni di salute, che da tempo sono di pericolo di vita, la 55enne rifiuta le cure mediche.

Anche le condizioni di salute dei prigionieri in sciopero della fame da metà dicembre sono critiche, ha ammonito l’HDP nel suo appello alla solidarietà internazionale. Verrebbero inoltre frequentemente puniti con misure disciplinari di isolamento, avvocati e parenti hanno riferito anche di torture e maltrattamenti.

»Noi resistiamo contro il fascismo del regime AKP/MHP che non permette una vita libera e con parità di diritti«, si legge in una dichiarazione del portavoce dei membri del PKK in carcere, Deniz Kaya, pubblicata martedì, »L’azione continua fino a quando sarà spezzato l’isolamento. Tranne il nostro Presidente Abdullah Öcalan, nessuno potrà farci desistere da questa forma di resistenza.« Con scioperi della fame a tempo determinato, da questo venerdì membri dei partiti comunisti TKP/ML e MLKP nelle carceri turche vogliono dare vigore alla richiesta della fine delle condizioni di carcerazione in isolamento di Öcalan.

A metà della settimana gli avvocati di Öcalan hanno presentato alla procura la 793° richiesta di visita. Da otto anni non sono riusciti a vedere il loro cliente, le loro richieste sono state respinte rinviando a presunte condizioni di maltempo o a un danno al motore della nave per la traversata verso l’isola carcere nel Mar di Marmara.

Dall’interruzione dei colloqui di pace tra il governo turco e il PKK nel 2015, durante i quali Öcalan poteva essere regolarmente consultato da deputati HDP, il prigioniero viene di nuovo completamente isolato dal pubblico. In due anni mezzo per sole due volte ha potuto vedere suo fratello Mehmet, l’ultima volta il 12 gennaio di quest’anno per 15 minuti.

Il PKK evidentemente è consapevole che il governo turco non può essere costretto a tornare al tavolo negoziale con Öcalan come rappresentante della parte curda, solo con gli scioperi della fame. Così con l’avvicinarsi della fine dell’inverno, si è nuovamente infiammata la guerra nell’est della Turchia. All’inizio dell’anno l’alto comando delle Forze di Difesa del Popolo (HPG) aveva annunciato una »tattica di guerriglia nuova, al passo con i tempi e professionale« che tiene testa alle tecnologie più recenti.

Ne ha fornito una prima impressione la guerriglia domenica notte con un’azione degna di James Bond. Una »unità volante« con paramotori ha bombardato la base militare turca di Hacilar nel distretto di Silopi dal cielo e così, secondo quanto hanno riferito fonti della guerriglia, ha danneggiato gravemente un edificio nell’area di atterraggio per elicotteri da combattimento. Intanto nella provincia di Agri sei soldati turchi sono morti in un attacco della guerriglia a un veicolo corazzato, ha comunicato l’agenzia stampa curda ANF mercoledì.

Da junge Welt: Edizione del 1.3.2019

Tradotto e pubblicato da Rete Kurdistan

https://www.jungewelt.de/artikel/350230.kurdistan-und-türkei-ausweitung-der-kampfzone.html

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