E’ vero che ci sono state le elezioni presidenziali in Ucraina; che da settimane tutta l’attenzione è stata concentrata sulla campagna elettorale. Ma non per questo Kiev ha smesso di martellare le Repubbliche popolari del Donbass. Sulla questione della guerra nel sudest dell’Ucraina, poche sfumature differenziavano i vari candidati alla poltrona presidenziale e, soprattutto, identiche sono le mire dei due oligarchi che hanno ora finito per contendersi il posto: Porošenko e Kolomojskij.
Subito dopo la tornata elettorale del 31 marzo, il “vincitore” del primo turno, Vladimir Zelenski – pedina dell’oligarca Kolomojskij – ha definito il Donbass “territori occupati”; non si è fatta attendere la risposta del portavoce presidenziale russo, Dmitrij Peskov: “Siamo disposti a spiegare a qualsiasi cittadino dell’Ucraina, che la Russia non occupa nessun territorio ucraino” e, nel caso specifico, “è l’Ucraina stessa che ha tagliato fuori le Repubbliche del Donbass. E tutto ciò che sta accadendo là, è conseguenza della politica condotta dalla dirigenza ucraina”.
Che Zelenskij, istruito da Igor Kolomojskij, abbia inasprito negli ultimissimi giorni la retorica antirussa, per meglio istradarsi sui binari apprestati da Washington e porre un’ipoteca sulla propria vittoria al secondo turno del 21 aprile, non impedisce a qualche osservatore di dubitare del suo trionfo. Il direttore del crimeano Taimer, Jurij Tkačev, ad esempio, scrive che Zelenskij “potrebbe avere non il 30, ma il 50 o anche il 70% dei voti, ma non vincerà, dato che da tempo i risultati elettorali in Ucraina non sono decisi dagli elettori”.
Si assisterà presto, sostiene Tkačev, a un “concentramento di oligarchi” contrari ad affidare un così largo potere al suo padrino Kolomojskij. E, in ogni caso, già i risultati del primo turno hanno mostrato di cosa sia capace la macchina elettorale di Porošenko.
A parere del deputato alla Duma per il partito presidenziale “Russia unita”, Konstantin Zatulin, gli USA faranno di tutto per mantenere Porošenko al potere, anche se Zelenskij si sta impegnando al massimo per dimostrare il proprio “occidentalismo” di stretta osservanza.
Se queste sono ipotesi – del tutto plausibili – certa e reale è invece la continua aggressione ucraina al Donbass. Il leader del PCFR, Gennadij Zjuganov, si è detto convinto che nei prossimi 20 giorni, cioè fino al secondo turno elettorale ucraino, Porošenko organizzerà una qualche provocazione e si dovrà purtroppo assistere a una massiccia offensiva contro il Donbass.
Anche il politologo di Lugansk, Aleksandr Protsenko, ha dichiarato a news-front.info che, a suo parere, Petro Porošenko, cosciente di esser stato “stretto all’angolo”, di non aver chances di un risultato al secondo turno elettorale, che vada al di là del 30 o 35%, spinto dalle proprie ambizioni, può avventurarsi in una qualunque provocazione, per conservare non solo la poltrona presidenziale, ma soprattutto il proprio patrimonio e – non è da escludere – sfuggire a possibili arresti. Dunque, ha detto Protsenko, proprio per il fatto di esser riuscito ad andare al secondo turno, Porošenko è ancora più pericoloso e le milizie popolari devono rimanere in stato di massima allerta in queste tre settimane che separano dal 21 aprile.
Di fatto, il canale ucraino ICTV riportava ieri (per la verità, non ci sarebbero conferme da parte delle milizie popolari) che esploratori ucraini avevano occupato la terra di nessuno, la cosiddetta “zona grigia” e si erano spinti fino a una delle aree industriali non lontane da Donetsk.
E gorlovka.today scrive di come lunedì scorso le truppe di Kiev abbiano martellato con colpi di mortaio da 120 mm i villaggi di Dolomitnoe, Zajtsevo, Golmovskij, Dokučaevsk, Jasinovataja, colpendo alcuni edifici civili, aree gioco infantili e mandando a fuoco diversi fabbricati; colpi di granata erano caduti anche nella zona dell’aeroporto di Donetsk.
Il sito anna-news.info scrive che, sempre lunedì, nella Repubblica popolare di Lugansk, erano stati bersagliati i villaggi di Golubovskoe, Zolotogo-5, Frunze, Želobok, Smeloe.
Stamani, novorosinform.org conferma che la situazione continua a essere “stabilmente tesa” lungo l’intera linea del fronte. Con artiglierie da 122 mm, mortai da 120 e 80 mm e armi anticarro, ieri le forze ucraine hanno ripetutamente colpito le posizioni delle milizie popolari della LNR e le zone di Frunze, Kalinovo, Golubovskoe, Želobok e Sokolniki; nell’area attorno a Popasna, una settantina di km a ovest di Lugansk, hanno utilizzato anche carri armati.
Da parte loro, le milizie popolari sono riuscite a liquidare la servente di mitragliatrice ucraina Jana Červonaja, soprannominata “la strega”: ne ha dato notizia Porošenko in persona, esprimendo “sentite condoglianze; consapevole di poter fare la stessa fine, certamente per mano di golpisti concorrenti.
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