Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu non è riuscito a trovare un compromesso su una bozza di risoluzione elaborata dalla Gran Bretagna che chiedeva un immediato cessate il fuoco e l’impegno per la fine delle ostilità in Libia. Lo fanno sapere fonti diplomatiche del Palazzo di Vetro, le quali precisano che la Germania – presidente di turno dei Quindici – ha chiesto una nuova riunione del Consiglio dopo il fallimento dei negoziati sul testo rivisto.
Una versione leggermente modificata del testo originario era stata proposta mercoledì 17 aprile da Londra, ma era stata respinta dai tre paesi africani che siedono al Consiglio di sicurezza (Costa d’Avorio, Guinea equatoriale, Sud Africa). Oltre ai paesi africani anche la Russia e gli Stati Uniti non hanno sostenuto l’approccio britannico. “Ribadiamo la nostra posizione di principio a favore di una risoluzione pacifica della crisi in Libia sotto l’egida Onu”, scrive su Twitter la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova. D’altra parte, Londra, Berlino e Parigi sono sulla stessa lunghezza d’onda, ha assicurato a Le Monde un diplomatico in condizione di anonimato.
Intanto secondo un rapporto delle Nazioni Unite, pubblicato nel 2017, circa un centinaio di veicoli militari sono stati spediti nell’aprile 2016, nelle stive di una nave saudita, dal porto di Jebel Ali, a Dubai (Emirati Arabi Uniti), e sono stati sbarcati Tobruk (la capitale del governo guidato dal generale Haftar), in violazione dell’embargo delle Nazioni Unite sulle armi in Libia.
La presenza di questi carri armati sul campo di battaglia evidenzia il ruolo degli Emirati Arabi Uniti, e più in generale l’asse filo-saudita, tra cui l’Arabia e l’Egitto, nell’ascesa di Khalifa Haftar, l’uomo che ha riacceso la guerra civile libica.
Il governo di Tripoli, formalmente riconosciuto dalla comunità internazionale, ha accusato ieri la Francia di sostenere il generale Khalifa Haftar ed ha annunciato la cessazione di ogni cooperazione con Parigi. “Tutte le relazioni con la parte francese in termini di sicurezza bilaterale si fermeranno”, ha detto il ministero degli Interni del GNA guidato da Fayez al Sarraj in una dichiarazione ripresa dall’emittente Libyaalahrar tv.
La risposta della Francia non si è fatta attendere ed ha definito le accuse di Tripoli “completamente infondate”. “La Francia sostiene il governo legittimo del premier Sarraj e la mediazione dell’Onu per una soluzione politica inclusiva in Libia” ha detto inoltre una fonte dell’Eliseo alla Reuters. “Quindi l’interlocutore legittimo del presidente della Repubblica è il primo ministro Sarraj con cui il presidente si è intrattenuto lunedì per confermare il sostegno in questi termini”. Nel frattempo, la procura militare di Tripoli ha spiccato un mandato di cattura per il generale Haftar e sei suoi collaboratori.
Sul fronte militare si segnala che “le Forze di Difesa del Sud”, una milizia tribale fedele al GNA, hanno annunciato ieri di aver “preso il pieno controllo” della base aerea Tamanhint a circa 30 chilometri da Sebha, nel sud libico e snodo strategico per l’offensiva delle truppe di Haftar contro Tripoli. Ma questa versione è stata smentita da fonte militare delle forze di Haftar citata dal portale al Wasat, la quale ha ammesso l’attacco su Sebha ma ha poi affermato che le sue forze “sono riuscite a respingere gli attaccanti e ripreso il controllo” della base. Giovedi l’aviazione di Sarraj ha compiuto raid sulla base di Giufra, distretto a sudest di Tripoli, occupato in parte dalle truppe di Haftar che, sarebbero state cacciate da Azizah, una cittadina a sud-ovest della capitale libica.
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