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Tunisia. Centinaia di profughi africani espulsi nella terra di nessuno al confine con la Libia

Le forze della sicurezza tunisine hanno espulso centinaia di neri africani da Sfax verso la regione di confine con la Libia, il giorno successivo all’uccisione di un cittadino tunisino durante violenti scontri nella città sud-orientale. La polizia ha sparato gas lacrimogeni nel tentativo di sedare i combattimenti. Una casa abitata da africani sub-sahariani è stata data alle fiamme in risposta all’uccisione, secondo quanto riferiscono i social media.

Un raid avvenuto domenica scorsa a Sfax, la seconda città più popolosa della Tunisia, ha provocato 48 arresti e lo sgombero di centinaia di persone da parte dei militari verso la regione di confine tra Tunisia e Libia. A riferirlo è l’ONG Alarm Phone, che sostiene le persone in difficoltà che attraversano il Mediterraneo.

Le forze di sicurezza tunisine hanno picchiato i profughi africani , buttando via il loro cibo e spaccando i loro telefoni, ha denunciato Lauren Seibert, una ricercatrice sui diritti dei rifugiati e dei migranti presso Human Rights Watch.

Secondo quanto riferito, i profughi sono stati lasciati sul lato libico del confine, ma sono fuggiti di nuovo in Tunisia dopo aver incontrato uomini armati.

“Questi migranti e richiedenti asilo… sono bloccati in una zona di confine chiusa e militarizzata tra Tunisia e Libia”, ha dichiarato la Seibert. “Abbiamo informato le agenzie delle Nazioni Unite, ma le autorità tunisine non hanno ancora concesso loro l’accesso per aiutare queste persone”.

A partire da mercoledì, il numero di bloccati al confine tra Tunisia e Libia è aumentato tra 400 e 500, secondo le testimonianze inviate a Human Rights Watch.

I filmati inviati al gruppo per i diritti mostrano un numero enorme di persone, tra cui molti bambini, nell’area di confine militarizzata. Uno dei video mostra persone costrette a dormire la notte per terra nel deserto.

Nelle ultime settimane i tunisini a Sfax hanno organizzato manifestazioni di protesta contro la presenza dei profughi. La città costiera è un punto di accesso chiave all’Europa per molte persone che tentano di attraversare il Mediterraneo.

Il presidente tunisino Kais Saied ha affermato che la Tunisia non sarà responsabile dell’arresto dell’immigrazione irregolare verso l’Europa e “rifiuta di essere un luogo di transito o di insediamento per i migranti”.

A febbraio, Saied aveva sostanzialmente avanzato la chiave di lettura della minaccia della “sostituzione etnica” in Tunisia. “Dall’inizio del secolo c’è un piano criminale per cambiare la struttura demografica della Tunisia, e ci sono partiti che hanno ricevuto ingenti somme di denaro dopo il 2011 per l’insediamento di immigrati clandestini dall’Africa sub-sahariana”.

Diversi commentatori hanno paragonato il commento di Saied sulla “sostituzione etnica”, alle note teorie del complotto secondo cui i bianchi in Europa verrebbero via via sostituiti dai migranti stranieri, provenienti principalmente dall’Africa e dal Medio Oriente. Il discorso del presidente tunisino è stato approvato pubblicamente dal leader della estrema destra francese Eric Zemmour.

Appare piuttosto evidente che la Tunisia punti ad ottenere dall’Unione Europea i finanziamenti che gli sono stati negati dal Fmi, ma in cambio deve fungere da guardiano per bloccare i flussi di migranti africani che si imbarcano dalle coste tunisine verso le coste europee, e quella italiana in particolare. Che lo faccia con brutalità, così come viene richiesto di fare in Libia, non sembra disturbare molto le coscienze in Europa. Così come il fatto che il presidente tunisino Sayed sia ancora al potere sulla base di un colpo di stato istituzionale.

Fonte: Middle East Eye

 

 

 

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