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Francia, una fase politica densa di conflitti

A circa un mese dall’elezioni politiche europee, la fase politica in Francia è ad un suo snodo fondamentale.

L’ennesimo tentativo di strumentalizzazione politica per chiamare all’Unione Sacrée – in questo caso l’Incendio del tetto di Notre-Dame e la priorità della sua ricostruzione – non ha sortito alcun effetto di smobilitazione, né aumentato la popolarità di Macron.

“Non sarà un incendio a fermarci”, ha dichiarato J. Rodriguez, una delle figure di spicco del movimento.

“Non si ascolta il popolo, e all’improvviso, si tirano fuori milioni per delle pietre”, ha dichiarato un manifestante ai giornalisti di “Mediapart”, sintetizzando il sentimento di una buona parte dei cittadini francesi o, come recitava lo striscione del DAL – che si occupa del diritto all’abitare – “Notre-Dame è senza tetto, anche noi”. Espressioni dure e apparentemente ciniche, ma che colgono il senso politico del tentativo macroniano di coprire con una “emergenza” il conflitto sociale che si è aperto.

L’appeal per l’azione politica di Macron, secondo un sondaggio Opinionway diffuso lo scorso sabato, si attesterebbe a circa un quarto degli intervistati – il 27% per l’esattezza – addirittura un 5% in meno rispetto a marzo.

Un dato significativo, per quanto possa valere un sondaggio, è il fatto che mentre un 30% si è detto scontento del Presidente, ben un 40% si è detto molto scontento!

La marea gialla giunta al suo XXIII Atto di mobilitazione consecutiva dal 17 novembre, non sembra aver esaurito la sua spinta propulsiva.

Dopo il riuscito appuntamento nazionale del XXII Atto a Tolosa, il XXIII a Parigi è stata una mobilitazione riuscita, nonostante il dispositivo usuale messo in piedi per impedire la partecipazione: fermate della metrò chiuse, perquisizioni a tappeto, fermi “preventivi” e la solita repressione che coinvolge sempre più anche gli operatori dell’informazione. Il tutto preceduto da una campagna di terrorismo psicologico che prefigurava il ripetersi di uno scenario di scontro simile a quello svoltosi il 16 marzo scorso ai Campi Elisi, e l’impiego in tutto l’Esagono di ben 60.000 agenti.

Più di 14.000 controlli preventivi e 137 fermi preventivi con interrogatorio solo a Parigi danno il senso della restrizione del diritto di manifestare in Francia, così come l’impossibilità di dar vita a due concentramenti previsti nella capitale, come a Châtelet e Madeleine.

A Tolosa il sabato precedente, era stata di fatto impedita la formazione di un corteo unitario ed il concentramento nella piazza abituale della “marea gialla” della città occitana.

Anche questa volta, come hanno denunciato alcune associazioni di giornalisti – tra cui l’Associazione Nazionale dei Giornalisti (SNJ) e Reporters Senza Frontiere (RSF) – il diritto di cronaca è stato leso, tra l’altro con l’arresto del noto giornalista indipendente Gaspard Glanz (di “Tanaris News”) e Alexis Kraland e l’intimidazione di numerosi giornalisti, come hanno loro stesso testimoniato.

Un tentativo palese di fornire una informazione corretta, attraverso in particolare la circolazione di foto e filmati che “smentiscono” la narrazione governativa, per cui non ci sarebbero state violenze poliziesche indiscriminate e si dovrebbe invece parlare ipotetici cali della protesta.

La capitale sarà teatro anche il prossimo sabato di una iniziativa assolutamente rilevante, promossa da CGT, France Insoumise ed alcune figure di spicco dei GJ come Priscilla Ludosky, ossia la convergenza in un “Fronte Popolare” dei vari settori che in questi mesi – ma anche in precedenza – si sono mobilitati contro la Macronie.

Una idea-forza, quella di un “Fronte Popolare”, che affonda le sue radici nella storia francese, in uno dei suoi momenti più alti di protagonismo delle classi subalterne e della convergenza delle varie rappresentanze sindacali e politiche negli Anni Trenta del secolo scorso.

L’appello all’unità d’azione esplicita che il 27 aprile non sia “un fine in sé, ma la costruzione di un processo di mobilitazione che deve essere in crescendo”.

Questa azione ha il sostegno anche del PCF e del NPA, tra gli altri.

Come ha dichiarato Olivier Mateu (dell’Unione Dipartimentale della CGT delle Bouches-du-Rhône) “è l’essere tutti insieme per ingaggiare la battaglia contro il governo”.

Un altro importante appuntamento nell’agenda delle mobilitazioni sarà il Primo Maggio – come già era percepibili dalla discussione della seconda Assemblea delle Assemblee di Saint Nazaire – in cui le “giacche rosse” del sindacato e quelle gialle si ritroveranno insieme nei cortei che si svolgeranno nell’Esagono.

François Ruffin – giornalista “d’assalto” e deputato della FI, nonché co-autore del documentario J’veux du Soleil, che sta avendo un enorme successo di pubblico – ha chiamato per l’anniversario dell’entrata in carica del governo Macron il 4 maggio a “riappropriarsi delle rotatorie”.

Come mostra il video montato dalla pagina FB “Cerveaux non disponibles”, con i filmati girati dalle varie mobilitazioni, ci sono state partecipitate manifestazioni a Avesnes, Becançon, Bordeaux, Caen, Cahors, Dijon, Gramat, Grenoble, Lille, Lyon, Marseille, Montpellier, Nantes, Narbonne, Nizza, Pau, Rouen, Saint-Étienne, Tolone, Tolosa, Tous…

La pagine FB “Le Nombre Jaune”, che si occupa di dare stime attendibili delle mobilitazioni, fornisce la cifra di 98.182 manifestanti “come minimo” su 115 località recensite – rivedendo leggermente al ribasso di qualche migliaio quelle fornite nel tardo pomeriggio, ma molto lontano dalle cifre ridicole fornite dal ministero dell’interno: 28.000.

Christophe Castaner, primo ministro dell’esecutivo, colpito da tempo da una strana coazione a ripetersi, ha parlato nel suo discorso di sabato di “sgonfiamento” del movimento, nonostante l’Atto XXII – sempre per la pagina FB NJ – avesse visto la partecipazione di 91.276 persone, in 261 azioni.

Così, ad un mese dalle elezioni europee, al centro dell’attenzione pubblica rimangono le questioni inerenti a precise rivendicazioni sociali e politiche poste da cinque mesi dalla “marea gialla”, cui si sono aggiunte nel corso delle settimane quelle di un ampio spettro di soggetti: dal sindacato al mondo degli studenti, passando per gli insegnanti, fino ai movimenti per la transizione ecologica e sociale che – venerdì – hanno realizzato alla Defense, a Parigi, un’azione di disobbedienza civile di massa tra le più riuscite.

Si annuncia un periodaccio per le oligarchie che hanno scommesso su Macron.

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