Nessuno si attendeva che l’arrivo del nuovo Presidente dell’Ucraina golpista, Vladimir Zelenskij (ma a Kiev devono ancora mettersi d’accordo se l’entrata ufficiale in carica sarà il 19 o il 27 maggio e lui stesso accenna al possibile scioglimento anticipato della Rada, in cui non ha alcuna maggioranza) potesse portare, quantomeno nell’immediato, a cambiamenti della situazione militare in Donbass. E infatti, mentre a Kiev si fanno più insistenti le notizie su pool di giuristi già al lavoro su precise imputazioni contro Petro Porošenko, al fronte le notizie degli ultimi giorni parlano ancora di colpi di mortai e artiglierie sparati contro Lozovoe, Kalinovka, Logvinovo, Sanžarovka, Pervomajsk, Zolotoe-5, Donetsk, Frunze, Krasnyj Liman, nella DNR; contro Lebedinskoe, Trekhizbenka, Bogdanovka, Krjakovka e altri villaggi della LNR.
Colpito ieri il villaggio di Golmovskij, alla periferia nord di Gorlovka; un uomo è rimasto ferito e alcune costruzioni agricole sono andate a fuoco per i colpi di lanciagranate sparati in prossimità del punto di controllo di “Elenovka”. Sempre nella DNR, a sud di Donetsk, le milizie hanno sventato un tentativo di penetrazione di guastatori della 35° Brigata di fanteria di marina ucraina: uno dei sabotatori, abbandonato ferito, è morto successivamente, nonostante le cure mediche prestategli dal personale sanitario delle milizie.
Questa la situazione al fronte, dove le bande neonaziste ucraine sventolano sfacciatamente – l’ultimo episodio: due giorni fa a Marijnka – insegne del Terzo Reich.
Per quanto riguarda alcune questioni all’interno delle Repubbliche popolari, c’è da segnalare la nota dell’attivista tedesca Renate Kappe, membro del CC del DKP, pubblicata sull’organo del PC della DNR, Vperëd, a proposito della presenza in Donbass di elementi fascisti tedeschi. La nota tocca ancora una volta il tema della presenza nelle Repubbliche popolari – non tanto tra i reparti al fronte, quanto a livello “politico” pubblico – di figure che non hanno nulla a che fare con l’antifascismo.
Una questione, questa, che in qualche misura riguarda anche l’Italia e che ciclicamente viene provocatoriamente presa a pretesto da media e “democratici” di casa nostra per tentare di screditare la lotta delle milizie contro l’aggressione dei nazigolpisti ucraini. Una nota che si inquadra – non casualmente, Vperëd la pubblica proprio in questi giorni – sullo sfondo di alcune denunce che i comunisti della DNR hanno lanciato in occasione delle iniziative del 1 Maggio a Donetsk e che ancora una volta aprono interrogativi su dispute, o scontri aperti, che anche in passato hanno investito le leadership di DNR e LNR.
Nello specifico, il Segretario del PC della DNR, Boris Litvinov, ha denunciato il fatto che, nonostante gli accordi presi coi sindacati repubblicani, alcuni giovani “energumeni” gli avessero impedito di prender la parola, non solo insieme ai leader sindacali, durante il meeting del 1 Maggio in piazza Lenin, a Donetsk, ma anche successivamente, a meeting concluso, di fronte ai soli simpatizzanti comunisti.
“Il potere nella DNR non è popolare”, scriveva Litvinov il 2 maggio suVperëd: “i dirigenti hanno mandato avanti quei giovani. Non ho nulla contro di loro, che non hanno fatto che eseguire la volontà dell’attuale potere; un potere non popolare, non socialista, che porta divisione nella nostra società”. Ancora più duro il Segretario del comitato cittadino di Donetsk del PC, Georgij Ruban: “Siamo abituati a che i comunisti siano perseguitati nell’Ucraina banderista.
Ma che anche nella DNR si cominci la stessa politica di decomunistizzazione di Kiev, direte che è un nonsenso? Purtroppo no”. Un miliziano internazionalista latinoamericano, membro del PC della DNR, ricorda come lo scorso novembre, al PC fosse stato impedito di prender parte alle elezioni per il Parlamento repubblicano e, riguardo alla “teppa di skinheads” che in piazza Lenin “ha spintonato gli anziani”, li definisce senza mezzi termini “teppisti fascisti, del tutto simili ai banderisti ucraini” e che, secondo le fonti del PC, “hanno organizzato quella sporca provocazione su indicazione di liberali, borghesi e nemici del popolo”.
Ed ecco la nota di Renate Kappe, che denuncia la presenza di Gunnar Lindeman, deputato al Land federale di Berlino per Alternative für Deutschland, tornato in più occasioni in Donbass, ora in veste di “osservatore” (nomi e cariche di elementi italiani sono noti e non importa qui riportarli) alle elezioni dello scorso autunno nella DNR, ora come partecipante alla tavola rotonda su “Abituale nazismo”, nella LNR.
In Donbass, scrive la Kappe, Lindeman afferma di opporsi alla guerra del regime di Kiev contro DNR e LNR; ma “è noto che i Paesi NATO, Germania inclusa, sostengono l’Ucraina in questa guerra. AfD è contro la NATO? Niente affatto. Le Repubbliche popolari stanno combattendo contro gli attuali seguaci di OUN-UPA, che durante la Grande Guerra Patriottica erano dalla parte dell’esercito tedesco fascista, ma il vicepresidente di AfD, Alexander Gauland ha ripetutamente affermato di essere orgoglioso dei soldati tedeschi e dei loro successi in entrambe le guerre mondiali”.
Dunque, continua la Kappe, “le dichiarazioni di AfD sull’amicizia con la Russia, così come il presunto sostegno al Donbass, possono spiegarsi, per un verso, con l’interesse di settori del capitale tedesco a beneficiare di relazioni economiche con la Russia. Per un altro verso, la popolazione tedesca, nonostante la propaganda anti-russa ufficiale, non considera la Russia una minaccia e AfD specula su questi sentimenti”.
La conclusione: “E’ del tutto incomprensibile come il membro di un partito che sostiene la politica aggressiva della NATO, rifiuta l’avvicinamento tra nazionalità diverse ed è fiero dell’esercito fascista tedesco, possa essere invitato alle iniziative antifasciste in Donbass. Lindeman non ha nulla a che fare con l’antifascismo o la solidarietà con le repubbliche in guerra. A questo proposito, è necessario rafforzare la solidarietà con i comunisti di Donbass e le forze di sinistra, per sostenere non solo la lotta delle repubbliche, ma anche per rafforzare le forze di sinistra in tutto il mondo”.
Che dire per quanto riguarda certi italici “amici” del Donbass? La nota della Kappe potrebbe ben valere il detto “dire a nuora perché suocera intenda”.
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