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Il Venezuela a Venezia: l’arte sconfigge l’embargo

Ieri, domenica 19 maggio, è stato inaugurato il padiglione del Venezuela alla Biennale di Venezia. Una notizia che non dovrebbe essere una notizia, dato che dal 1954, la prima presenza tra le mura disegnate da Carlo Scarpa, l’assenza dall’esibizione era avvenuta soltanto un paio di volte. Su tutti i giornali, specialistici e non, che hanno scritto della Biennale, spiccava però la notizia che quest’anno il padiglione non era ancora finito, e probabilmente non sarebbe mai stato aperto.

Una notizia che, presentata senza spiegazioni, sembrava volere dare l’idea di un Paese talmente allo sbando da non riuscire nemmeno a garantire lo svolgimento di una manifestazione culturale.

Le spiegazioni le ha però bene illustrate Ernesto Villegas, ministro della cultura, presente ieri all’inaugurazione: “La persecuzione finanziaria contro il Venezuela preparata dal governo imperialista degli USA e dalle sue filiali europee non fa distinzione fra diritti culturali, diritti sociali e la vita stessa. La politica di sanzioni ha reso difficile la possibilità per il Venezuela di essere presente vari momenti culturali internazionali. Quello che dovrebbe essere normale si trasforma in un’odissea.”

Ma anche nell’Odissea, alla fine Ulisse torna casa (e uccide i Proci, tra l’altro), così il Venezuela con la sua determinazione e attraversando “sentieri sterrati” è riuscita ad aprire ieri il proprio padiglione. Se vanno ringraziati gli artisti e i curatori che si sono impegnati anche nell’allestimento fisico del padiglione (così come nelle pulizie), vanno pertanto ringraziati anche tutti coloro che si sono dati da fare affinché NON si riuscisse ad aprire: “la notizia non è che il Venezuela non ha aperto il padiglione in tempo, ma che ha aperto e mostrerà il suo padiglione per i prossimi sei mesi. Ci hanno fatto un favore: la pubblicità”.

L’inaugurazione ha ospitato le presentazioni degli artisti Natali Rocha e Ricardo Garcia la performance di Gabriel Lòpez (mentre il quarto artista, Nelson Rangel, è stato impossibilitato a partecipare). Le loro opere “dentro e fuori dal Venezuela” dialogano tra di loro costruendo un racconto di cultura, identità, pace e lotta all’imperialismo.

Durante la presentazioni e la musica, il ministro ha invitato, con un atto “non molto convenzionale” i compagni e le compagne italiani a prendere parola, dando un’impronta sinceramente internazionalista alla giornata e al padiglione. Gli interventi delle delegazioni di Rifondazione Comunista, Potere al Popolo, Rete dei Comunisti, Noi Restiamo, USB e l’associazione Italia-Cuba hanno tutte sottolineato l’importanza della giornata e ringraziato il popolo venezuelano per l’ulteriore prova di determinazione, un esempio e una fonte di ispirazione per tutti i popoli e per tutte le organizzazioni che combattono l’imperialismo.

Un’altra vittoria della Rivoluzione Bolivariana anche nel campo della cultura, anche nel campo internazionale.

Nel video, l’intervista completa a Ernesto Villegas, insieme a qualche immagine del padiglione e delle opere.

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3 Commenti


  • marco

    e senza voler togliere niente a nessuno, a quanto vedo dalla foto, anche delegazione del Partito Comunista. veramente, dai! non facciamo gli italiani ache su queste cose….


    • Redazione Contropiano

      In effetti, il Partito Comunista è di solito molto “italiano”, nel senso che tu gli dai…


  • marco

    Infatti.
    Però qualcuno deve pur cominciare ad essere meno “italiano” degli altri.
    E come detto più volte, personalmente essendo un elettore e non un militante del PC, lo stesso invito al raziocinio che faccio a voi, lo faccio in ogni sede possibile anche ai compagni del PC .
    Sopratutto in presenza di programmi in larga misura compatibili.
    Tanto che nel mio comune voterò PC alle europee e PaP alle amministrative.
    La stragrande maggioranza dei compagni che come me, si è presa una pausa dopo la degenerazione del PRC e guarda da fuori, francamente non conosce o magari (come me) conosce ma non capisce questo genere di beghe.
    Se ci sono dei comportamenti ottusi da una parte, non vuol dire che sia necessario rispondere con la stessa ottusità.
    Chi mostrerà più buonsenso, sono sicuro che alla fine verrà premiato.

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