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I “Gilets Neri” occupano il Panthéon a Parigi

Venerdì 13 luglio, verso le ore 13, più di 600 Gilets Noirs, ovvero migranti e sans papiers che vivono in condizioni di povertà e di esclusione sociale soprattutto nelle banlieues della capitale francese, hanno occupato il Panthéon al centro di Parigi. Quella che è la tomba di diversi grands hommes della storia francese (da Voltaire a Rousseau, da Zola a Jaurès) è diventata la cassa di risonanza delle rivendicazioni di tutte e tutti coloro che vivono ogni giorno sulla propria pelle lo sfruttamento, il disprezzo e la criminalizzazione da parte di uno Stato sempre più razzista e securitario.

Siamo sans-papiers, persone senza voce e invisibili per la Repubblica francese”, scrivono i Gilets Noirs nel loro comunicato pubblicato in contemporanea con l’occupazione all’interno del Panthéon. “Siamo venuti sulla tomba dei vostri grands hommes per denunciare le vostre profanazioni, quelle della memoria dei nostri compagni, dei nostri genitori, dei nostri fratelli e delle nostre sorelle nel Mediterraneo, nelle strade di Parigi, nelle case e nei centri di detenzione”.

Le parole d’ordine di questa eclatante protesta sono chiare e risuonano forti nella cupola del Panthéon: dal permesso di soggiorno ai documenti per la regolarizzazione sul posto di lavoro, la cessazione delle violenze da parte della polizia, la libertà di circolazione e di dimora per tutti, un alloggio dignitoso. “Non ce ne andiamo” gridano a gran voce “vogliamo incontrare e parlare con il Primo Ministro Edouard Philippe”.

Il gruppo dei Gilets Noirs si era già reso protagonista di azioni dal grande successo mediatico con l’occupazione, nelle settimane scorse, del terminal di Air France dell’Aeroporto Charles de Gaulle, da cui molti sans-papiers vengono regolarmente espulsi e rimpatriati nei paesi di origine.

Mercoledì 12 giugno, più di 200 Gilets Noirs – in gran parte lavoratori sans-papiers – hanno preso d’assalto la Tour Egée, sede del gruppo Elior, che si occupa di servizi di ristorazione collettiva. In quell’occasione i Gilets Noirs avevano denunciato le condizioni di sfruttamento alle quali vengono costantemente sottoposti, costretti a lavorare in nero senza alcuna forma di protezione sociale, di tutela dei propri diritti e in condizioni di iper-sfruttamento a causa dei carichi di lavoro eccessivi e dei turni di lavoro massacranti.

Elior come tante altre imprese sfruttano i migranti sans-papiers e fanno profitti sulla loro pelle facendoli lavorare senza contratto” avevano affermato alcuni manifestanti ricevuti poi in delegazione da parte dei membri della direzione di Elior per ascoltare le loro rivendicazioni.

L’azione di oggi, con l’occupazione del Panthéon, è ancor più clamorosa e sorprendente. A seguito della comunicazione da parte del Collectif La Chapelle Debout, numerosi collettivi, organizzazioni e singoli sostenitori hanno dato vita a un presidio di sostegno e di solidarietà all’esterno, su Place du Panthéon, già immediatamente circondata dagli agenti di polizia. Il dispositivo felle forze dell’ordine si è messo istantaneamente in modo, chiudendo al traffico e al pubblico l’area adiacente al Panthéon, creando un clima di militarizzazione assurdo.

Da diversi anni il Collectif La Chapelle Debout è attivo per fornire assistenza di prima necessità e supporto legale e amministrativo alla comunità di migranti e sans-papiers che popola la zona de La Chapelle, vicino alla Gare du Nord. Proprio in questa zona, sotto la bretella dell’autostrada A1, fino allo scorso aprile si trovava una tendopoli, dove trovano riparo dai 700 ai 1200 migranti, soprattutto giovani africani della zona sub-sahariana.

Dalla pagina Facebook di questo collettivo sono cominciate ad arrivare le prime immagini dell’assemblea generale che si stava svolgendo all’interno del Panthèon. “Non lottiamo soltanto per i documenti, ma lottiamo contro questo sistema di sfruttamento” viene ribadito da alcuni interventi “Lottiamo contro gli sfruttatori e l’estrema destra, noi siamo quelli che credono che nessun esser umano è illegale”.

Non si sono fatte attendere le condivisioni e i messaggi di incoraggiamento sui social network, le foto dell’occupazione diventano virali in pochi minuti. Collettivi studenteschi e universitari, associazioni per i diritti dei migranti e dei rifugiati, gruppi di Gilets Jaunes hanno espresso il loro sostegno alla lotta dei Gilets Noirs.

Al presidio ha partecipato anche Potere al Popolo Parigi che non ha esitato un attimo, di fronte alla notizia di quanto stava accadendo, a manifestare direttamente sul posto la propria solidarietà e a documentare in diretta quanto accaduto nell’intero pomeriggio (La polizia accerchia i Gilets NoirsFeriti e arresti dopo le cariche della poliziaI Gilets Noirs gridano vittoria).

Dopo neanche un’ora, la polizia è entrata nel Panthéon e ha circondato subito i numerosi manifestanti pacifici che hanno continuato a chiedere di parlare con il Primo Ministro Edouard Philippe, anche a seguito della lettera indirizzatagli da diverse settimane ma alla quale non hanno ricevuto alcuna risposta.

Dopo più di tre ore, i Gilets Noirs sono stati spinti fuori dalla polizia che ha fatto uscire tutti dalla porta sul retro, in una strada già bloccata da entrambi i lati da numerose camionette dei CRS (la celere francese): i manifestanti sono stati “nassati” e bloccati. È proprio in questo momento, quando i sans-papiers hanno percepito che la pressione e la tensione iniziavano a salire, che si sono moltiplicano i messaggi di richiesta di solidarietà e gli inviti ai giornalisti ad accorrere sul posto.

Ma a separare i Gilets Noirs usciti in strada dal centinaio di manifestanti presenti all’esterno c’erano numerose camionette disposte in modo tale da impedire anche solo di avvicinarsi e diversi cordoni di CRS in tenuta anti-sommossa che bloccano ogni passaggio. È proseguita così un’assemblea generale intervallata dai canti e dai cori di tutti i manifestanti, da una parte e dall’altra dei blocchi della polizia.

I Gilets Noirs sono rimasti praticamente intrappolati, completamente accerchiati, ma nonostante ciò non c’è mai stato segno di resa sui volti dei sans-papiers, solo forza e determinazione, necessarie per resistere in condizioni di stress psico-fisico come queste. Riuscire a mantenere con tranquillità e fermezza un braccio di forza quando intorno a te tutto sembra costruito in modo tale da generare il caos, non è assolutamente facile, soprattutto quando le provocazioni da parte della polizia sono mirate ad innescare la miccia in qualunque momento. Infatti, una prima “carica a freddo” ha costretto i Gilets Noirs in una morsa ancora più accerchiante, al centro della strada bloccata e più lontano rispetto alle estremità dove si trovavano gli altri manifestanti.

Il caldo di un venerdì pomeriggio di metà luglio ha cominciato a farsi sentire: lo hanno accusato i celerini sotto i caschi e l’armatura stile Robocop, lo hanno sentito maggiormente i Gilets Noirs addossati gli uni contro gli altri in scarsi dieci metri quadri. Ed è in una scena, in uno scambio di battute tra una manifestante e un celerino, che si può cogliere la spudoratezza del disprezzo e dell’odio diventato normalità.

Un celerino si stava rinfrescando bevendo da una bottiglia di acqua fredda mentre una manifestante lo ha invitato a darne un po’ anche ai sans-papiers che stavano tenendo sotto assedio; il celerino le si è avvicinato offrendole l’ultimo sorso d’acqua, ma all’ennesima richiesta da parte della manifestante di dare dell’acqua ai Gilets Noirs il celerino ha rovesciata con disprezzo il resto della bottiglia per terra. Un gesto che nella sua pochezza è sintomatico di una disumanità pervasiva e totalizzante da far ribrezzo.

Il braccio di ferro tra Gilets Noirs e polizia è andato avanti, nel tentativo di cercare una mediazione negoziale per terminare la manifestazione. Alla fine della giornata, un sans-papiers racconta a dei giornalisti come si sia svolta effettivamente questa trattativa: “Ci hanno proposto di uscire tranquillamente in fila indiana, in gruppetti da 4/5 persone, ma noi abbiamo immediatamente rifiutato. Abbiamo fatto dell’unione la nostra forza: tutti insieme abbiamo messo in atto l’occupazione del Panthéon e tutti insieme termineremo questa giornata”.

È ben evidente che i Gilets Noirs fossero consapevoli del fatto che, nel momento in cui avrebbero cominciato ad uscire a gruppetti, sarebbero stati facili prede degli agenti di polizia, pronti ad arrestarli e a schedarli. Intanto, attraverso altri cordoni di celerini i manifestanti sono stati portati a distanza maggiore dal presidio dei Gilets Noirs ed è proprio in seguito a ciò che sono partite le cariche della polizia sui sans-papiers.

Colpi di manganello, cariche sulla gente caduta a terra, spray urticante hanno causato più di una cinquantina di feriti tra i Gilets Noirs. Alcuni hanno provato a mettersi in salvo cercando di forzare il blocco delle camionette ma sono stati fermati a terra da altri agenti di polizia e quindi arrestati. Alla fine, 21 persone verranno poste in stato di fermo e trasportate al commissariato del 5° arrondissiment.

Nel frattempo è arrivata sul posto anche Danièle Obono, deputata all’Assemblée Nationale de La France Insoumise, che più volte ha attaccato duramente la Loi Asile-Immigration dell’ex-Ministro degli Interni, Gerard Collomb, del governo Macron (https://contropiano.org/news/internazionale-news/2018/06/26/immigrazione-e-diritto-dasilo-in-francia-nellera-macron-0105349).

Alla deputata Obono è stato inizialmente impedito di raggiungere i Gilets Noirs, restando così insieme agli manifestanti e lontana dal punto in cui si stavano svolgendo le violenze. Si tratta di un fatto particolarmente grave, in quanto viene impedito a un deputato di svolgere almeno un ruolo di garante del rispetto dei diritti fondamentali.

La polizia – hanno accusato i manifestanti – ha tardato nel richiedere l’intervento delle ambulanze e i blocchi delle camionette hanno impedito un pronto soccorso da parte del personale paramedico. Intanto, i Gilets Noirs feriti sono stati accompagnati fuori dal presidio per poter ricevere l’assistenza e le cure di cui avevano bisogno, mentre la maggior parte è rimasta ancora bloccata all’uscita sul retro del Panthéon.

La scena di decine e decine di sans-papiers feriti, accasciati a terra o sdraiati sulle panchine, mentre ricevono le cure del personale paramedico, non ha fatto che confermare la brutalità dell’intervento delle forze dell’ordine, un modus operandi più che noto e ben evidente soprattutto nelle manifestazioni dei Gilets Jaunes. “Police partout, justice nulle part” gridavano i manifestanti: ancora una volta di fronte alle rivendicazioni sociali e di diritti fondamentali l’unica risposta di cui si è reso capace il governo Macron è quella del braccio armato della polizia e della sua repressione.

Alla fine è arrivato anche Eric Coquerel, anche lui deputato de La France Insoumise all’Assemblée Nationale; grazie anche al suo intervento, come a quello di Obono, e anche viste le conseguenze delle cariche della polizia, si è riesciuto a trovare una soluzione. La polizia ha rimosso i blocchi e letteralmente liberato tutti i Gilets Noirs.

Durante l’assemblea al termine di questo lungo pomeriggio di lotta, è stato ribadito come l’azione della giornata di oggi sia stata un successo: dopo ore di tensione e di provocazioni violente da parte delle forze dell’ordine che hanno militarizzato la zona adiacente al Panthéon, i Gilets Noirs hanno potuto gridare vittoria!

Sono riusciti a portare la denuncia delle violenze della polizia e del razzismo di Stato direttamente nel cuore della città di Parigi. La loro resistenza e determinazione sono esemplari per chiunque lotti ogni giorno per i diritti degli ultimi, degli oppressi, degli esclusi.

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