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Libia, una nuova Siria sotto casa e la politichetta a litigare sui migranti

La Libia stava diventando la nuova Siria a tre passi da casa e noi, orbi e schiocchi, fermi alla politichetta all’incasso di qualche voto in più in cambio di qualche migrante in meno, presto avremo mezza Libia -non i migranti dall’Africa della fame, ormai prigionieri e schiavi dei vari signori della guerra e trafficanti ma cittadini libici in fuga da una guerra sempre più feroce- a bussare alle porte dell’Europa.

Una Libia ormai campo di battaglia di jiadisti riciclati dalla Turchia, di contractors dalla steppa e di potenze armate di tante voglie di petrolio e di potere. Troppi protagonisti in campo e due grandi assenti: gli Stati Uniti del nemico europeo Trump, e la impotente Nato ricattata dalla Turchia di Erdogan che dopo aver aiutato il macello siriano, ora progetta un nuovo Mediterraneo ottomano.

In ‘terra caecorum’ una Siria sotto casa

Ankara trasferisce in Libia i miliziani jihadisti reduci dalla Siria. Escalation quotidiana dove i protagonisti del conflitto libico sono sempre di più i Paesi stranieri. A partire dalla Turchia, che dopo aver anticipato dal 7 al 2 gennaio il voto del parlamento per l’invio di suoi militari a sostegno di Tripoli, ha anticipato tutti inviando nella Tripoli minacciata un primo gruppo di combattenti di ritorno dalla Siria. Quanti, dove e come, notizie incerte e contradditorie. A darne per primo notizia  stato un video che riprende alcuni ‘volontari’ appena giunti in territorio libico evocare la jihad. Immagini assai circostanziate, secondo alcuni esperti, che avrebbero individuato il punto di raccolta nel campo di Tekbali, sul fronte di Salaheddin, alle porte di Tripoli.

Al Sarraj per qual che vale, nega

Smentisce la presenza di combattenti siriani o altri mercenari a Tripoli è il quasi Governo di al Sarraj. Lui smentisce e altri smentiscono lui. L’Osservatorio siriano per i diritti umani, creatura britannica anti Assad che svolge ora altre funzioni, parla di circa 300 combattenti trasferiti dal territorio siriano controllato dalla Turchia alla Libia. La gran parte provengono dal movimento «Hazm». Mervan Qamishlo, portavoce delle Forze democratiche siriane (alleato americano nella guerra all’Isis), sostiene che centinaia di combattenti del cosiddetto Fronte al-Nusra (la filiale siriana di al Qaeda), dello Stato islamico e dell’Esercito libero siriano, una fazione più moderata, si sono trasferiti in Libia.

Libia siriana si annuncia a Pozzallo

Disattenti quasi tutti, ma a Pozzallo la notte di Natale sono sbarcati 32 libici, cittadini libici veri e non migranti dalla disperata Africa. «Tutti appartenenti alla classe media, laureati, istruiti e senza segni di torture», precisa Mario Giro sull’Huffington Post. E l’ex vice ministro agli esteri, governi Renzi e Gentiloni, denuncia: «L’aver lasciato marcire il conflitto libico a causa della nostra ossessione migratoria, ci ha fatto perdere di vista la cosa più importante: più la guerra avanza e più la Libia assomiglia alla Siria (dalla quale sono fuggite 10 milioni di persone…). Dovevamo fare politica e operare per ricreare uno Stato in Libia. Ci siamo accontentati di trattare con ambigue milizie, troppo deboli per essere utili a qualcosa ma abbastanza mafiose per promettere mari e monti».

Il Jihad globale dalla Siria alla Libia

Libia Siria sempre più simili in cosa? Da conflitto di bassa intensità tra gruppi d’interesse armati e contrapposti, a una guerra aperta, con armi pesanti, combattuta da miliziani di varie nazionalità e diversi ‘padrini’ internazionali. Haftar alleato all’Egitto, ai Paesi del Golfo e alla Russia con cui combattono somali, sudanesi e mercenari ‘da altri jihad o contro-jihad’. Oltre ai contractor della Wagnar dalla Russia. Con Serraj stanno arrivando i ribelli siriani filo-turchi. «Il jihad globale ha internazionalizzato il conflitto in Medio Oriente e di espanderlo verso il Mediterraneo e l’Africa sub-sahariana, con un intreccio tra lotta sunniti vs sciiti e sunniti tra di loro». Finale politico: Russia a Turchia su fronti opposti (come in Siria) ma capaci sempre di trovare accordi. «Paradossale che Mosca e Ankara riescano dove Parigi e Roma hanno finora fallito…».

*giornalista, già corrispondente estero Rai e inviato di guerra, da remocontro.it

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