Buonasera, signor Presidente, prima di tutto vorrei ringraziarla per avermi concesso questa intervista, la prima del 2020. Le nostre conversazioni stanno già diventando una tradizione giornalistica, perché ogni primo gennaio, ormai da diversi anni, abbiamo avuto l’occasione di parlare per fare un bilancio critico dell’anno passato, in questo caso il 2019, e anche per analizzare le prospettive e i progetti per il 2020.
Vorrei che questa volta potessimo parlare di tre temi: la politica interna venezuelana, l’economia e anche la politica internazionale sia a livello globale che latinoamericano.
Vorrei iniziare con una prima domanda sulla politica venezuelana. Ci saranno tre domande per ogni argomento.
Il 2019 è stato un anno di forte intensità per il Venezuela, soprattutto all’inizio dell’anno, quando c’è stato un tentativo di colpo di stato istituzionale, sostenuto dagli Stati Uniti e da altri Paesi, con l’autoproclamazione di Juan Guaidó; poi, il 23 febbraio, c’è stato quel tentativo di invasione al confine con la Colombia, con la “battaglia dei ponti”, con il pretesto degli aiuti umanitari, e così via.
Ma lei finisce quest’anno 2019 a presiedere un Paese che è molto più stabile di altri Stati della regione che erano in prima linea per criticare, attaccare e persino minacciare il Venezuela; penso alla Colombia e al Cile, in particolare, i cui presidenti si sono recati al confine quel 23 febbraio per assistere all’invasione del Venezuela e per assistere alla fine – in diretta e di persona – del suo mandato. È un paradosso che oggi il Venezuela sia uno dei paesi più stabili della regione, sulla strada verso una maggiore prosperità, mentre questi altri si trovano ad affrontare la furia del popolo…
Quindi, la prima domanda è: quale è la ricetta per aver raggiunto questo straordinario cambiamento di panorama, un Venezuela stabile in un’America Latina in protesta e in ebollizione?
Bene, voglio prima di tutto trasmettere a lei e a tutti coloro che ci ascoltano e ci vedono, i miei migliori auguri e tutte le fortune per l’anno 2020. L’anno 2020 è arrivato ed il terzo decennio del XXI secolo è iniziato; è incredibile che siamo già nel terzo decennio. Infatti, queste conversazioni segnano già, dal punto di vista della comunicazione politica, un momento speciale, perché le teniamo il 1° gennaio, possiamo fare la valutazione di quello che abbiamo fatto, di quello che è stato e di quello che abbiamo pensato di fare; ognuno può cercare il riferimento di anno in anno, per confermare qualcosa di molto importante, la coerenza del discorso e la pratica dell’azione della Rivoluzione Bolivariana. É molto importante.
Qual è l’arma segreta, l’arma chiave per la Rivoluzione Bolivariana per poter affrontare, per superare tante aggressioni, tanti attacchi, tante campagne globali, tante aggressioni che abbiamo chiamato multiformi, multidimensionali per l’economia, per la società, per la politica, per le istituzioni? Qual è la nostra formula segreta?
Che abbiamo un progetto reale, un progetto per il Paese, che questo progetto ha la legittimità e il sostegno concreto della gente. Siamo reali, lo dico sempre, come il legno su questo tavolo; siamo reali, abbiamo un popolo, abbiamo una democrazia con le sue libertà, abbiamo istituzioni solide, ben costituite secondo la Costituzione della Repubblica, siamo reali…
Qual è la chiave, l’arma segreta? Ripeto: che siamo concreti, che abbiamo legittimità nel voto popolare e che abbiamo rafforzato le istituzioni; inoltre, il comandante Chávez ha fondato, o rifondato per quest’epoca storica del XXI secolo, l’unione civico-militare, il concetto di Bolívar, quello del “generale del popolo sovrano” Ezequiel Zamora, un concetto storico dei momenti stellari della storia venezuelana, il concetto dell’unione civico-militare, rivoluzionaria.
Non è un’unione civico-militare qualsiasi, no, è l’unione civico-militare per fare la rivoluzione, per fare la patria, per costruire la Repubblica. Questo concetto storico è stato rifondato, e noi lo manteniamo molto forte, lo manteniamo come spirito vitale dello sviluppo degli eventi in Venezuela.
E credo che questo sia ciò che ci fornisce questo rinnovamento permanente di energia, di forza, di potere politico reale, affinché possiamo affrontare tutte le circostanze e superare tutto, e mantenere lo sviluppo del Progetto Nazionale Simon Bolivar, in qualsiasi scenario che abbiamo vissuto o vivremo.
Presidente, è stato infatti un anno di forti attacchi, e in particolare di rafforzamento delle misure coercitive unilaterali, quelle che alcuni chiamano “sanzioni”, imposte dagli Stati Uniti contro il Venezuela, contro la Rivoluzione; è stato anche un anno in cui il blocco finanziario e commerciale ha continuato ad attaccare il Paese.
Volevo chiederle se l’investimento sociale, il progetto sociale, la ridistribuzione sociale, il progetto della Rivoluzione Bolivariana in questo senso, è mantenuto? Abbiamo visto ultimamente che siete riusciti a consegnare la casa numero 3 milioni, che è un prodigio in sé a livello internazionale. In che misura questa consegna della casa numero 3 milioni è caratteristica del prolungamento, della continuità della politica di investimento sociale della Rivoluzione Bolivariana?
Si è costruito un modello sociale. Potrei dirle che il nostro modello sociale è stato messo alla prova nelle peggiori circostanze, perché se il modello sociale – facciamo un esempio – funzionasse con un prezzo del petrolio di centomila dollari al barile, esportando due milioni di barili, senza sanzioni, senza blocchi, senza limitazioni per avere conti bancari nel mondo ed effettuare pagamenti, transazioni…
Ebbene, sarebbe una virtù, senza dubbio, una virtù, iniziare la distribuzione della ricchezza e investirla nell’istruzione pubblica per tutti, nella sanità pubblica per tutti, nell’edilizia pubblica, nella cultura, ecc… nello sviluppo, nella creazione di posti di lavoro, nel reddito, nelle pensioni; è stata una virtù in tutti quei tempi in cui la crescita del reddito petrolifero è iniziata senza alcun tipo di sanzioni… ma le missioni sociali, la politica sociale pubblica della Rivoluzione, per favorire lo sviluppo dei diritti sociali e per distribuire la ricchezza, hanno attraversato questa fase, quasi di reddito zero di monete, di sanzioni, di persecuzione finanziaria. Ricordate che quest’anno 2019, circa 30 miliardi di dollari ci sono stati rubati dal governo degli Stati Uniti e dai suoi complici interni, la destra fascista venezuelana…
È una grande virtù del modello sociale fondato dal Comandante Chávez, lo chiamiamo il modello delle Missioni e delle Grandi Missioni, perché il mondo ci ascolti. È il modello che ci garantisce di aver costruito e consegnato 3 milioni di case, case di qualità assoluta, di 65, 70, 80 metri quadrati, quartieri residenziali dove si cura l’habitat, non solo la casa ma l’habitat, e andiamo avanti per 5 milioni di case.
Non ci fermiamo. Quest’anno abbiamo costruito e consegnato più di 500 mila case e ho fissato un nuovo obiettivo di 5 milioni di case entro il 2025, che supereremo perché continueremo a costruire 500 mila case all’anno… in un paese di appena 30 milioni di abitanti… perché ognuno possa fare i propri conti, cioè 3 milioni di case umili, di operai, di insegnanti, di militari, di polizia che hanno le proprie case, quelle umili.
Abbiamo mantenuto un’istruzione pubblica, gratuita, di qualità, compresa l’espansione dell’iscrizione scolastica nella prima infanzia, nella scuola primaria, secondaria e universitaria. Quest’anno abbiamo avuto un’espansione del 6% nelle iscrizioni scolastiche; un’espansione importante e un miglioramento della qualità, dando tutti i libri e gli strumenti agli studenti, e così via abbiamo fatto un grande sforzo…
Dove il blocco, le sanzioni e tutto questo male dell’impero statunitense ci ha colpito di più è nella salute.
E’ difficile, perché siamo inseguiti nei conti bancari, siamo inseguiti sugli aerei e sulle navi che potrebbero portare i medicinali in Venezuela affinché non li portino; siamo inseguiti sui pezzi di ricambio delle moderne attrezzature che abbiamo nel sistema sanitario del Barrio Adentro I, Barrio Adentro II. É impressionante vedere la persecuzione piena di odio che il governo degli Stati Uniti e i suoi alleati hanno intrapreso contro il Venezuela per distruggere il nostro sistema sanitario.
Ma posso dirvi: abbiamo resistito, abbiamo mantenuto il sistema sanitario pubblico, gratuitamente, e abbiamo mantenuto un livello di qualità che dobbiamo innalzare… Così il modello sociale delle missioni e delle grandi missioni ha superato una grande prova e ha dimostrato la sua efficienza e la sua capacità di servire la gran parte della popolazione, soprattutto i più umili.
Posso darvi una cifra specifica, abbiamo mantenuto oltre il 75 per cento del budget della nazione per l’investimento sociale in alloggi, istruzione, salute, cultura, cibo, i diritti sociali della gente. Nel bilancio appena approvato per l’anno 2020, che governerà l’anno 2020, abbiamo aumentato al 76 per cento l’investimento sociale integrale.
Presidente, quest’anno ci saranno anche le elezioni legislative in Venezuela, il che dimostra che la democrazia in Venezuela è viva, contrariamente a quanto sostengono molti oppositori. Queste elezioni sono anche il risultato di accordi che sono attualmente in vigore – beh, sono il risultato del normale calendario democratico ed elettorale – ma il suo governo è riuscito a stabilire un tavolo di dialogo con una parte dell’opposizione per stabilire garanzie e condizioni democratiche, collettivamente, in modo che le elezioni possano svolgersi con un ampio consenso, al di là delle forze che sostengono il governo. Cosa si aspetta da queste elezioni legislative?
Corretto. Va detto che questa sarà la 26esima elezione in 20 anni di democrazia… Delle 25 precedenti elezioni che abbiamo avuto, le forze bolivariane della Rivoluzione, le forze chaviste, ne hanno vinte 23 – è sempre da ricordare che di queste 25 elezioni ne abbiamo vinto 23 – siamo una realtà concreta, politica, storica, morale. L’opposizione ha vinto 2 elezioni: nel 2007, una riforma costituzionale, ha vinto per circa 20 mila voti, e il comandante Chávez è riuscito a riconoscere immediatamente il risultato; nel 2015, siamo stati vinti in dolorose elezioni parlamentari.
Quando ho avuto il risultato di quelle elezioni, ed è stato pubblico, sono andato a riconoscerlo: l’opposizione aveva vinto, dobbiamo riconoscerlo… C’erano settori del chavismo che erano sconvolti e volevano uscire a manifestare. Ho detto, rispettiamo le regole del gioco, accettiamo i dolorosi, duri risultati… 2015, tutto quello che è successo, 2016, 2017, 2018, 2019, come hanno usato l’Assemblea Nazionale per cospirare, per danneggiare economicamente il Venezuela, per cercare di imporre un colpo di stato, per chiedere un’invasione militare straniera dell’impero americano e dei suoi alleati, con il TIAR (Trattato Inter-Americano di Alleanza Reciproca)… Tutto quello che hanno fatto…
Hanno distrutto l’Assemblea Nazionale, la rappresentanza nazionale. Secondo tutti i sondaggi, questa Assemblea Nazionale è stata un fallimento, è stata inutile per gli interessi del Paese, per i grandi interessi del Paese, e in Venezuela sta arrivando un cambiamento, un grande cambiamento: sta sorgendo una grande forza di cambiamento per trasformare completamente l’Assemblea Nazionale.
Noi, al tavolo del dialogo nazionale con importanti settori dell’opposizione, ci siamo adoperati per costruire tutte le straordinarie garanzie elettorali, per garantire le elezioni all’Assemblea nazionale, al potere legislativo, che sono molto partecipate e che rappresentano un successo democratico e politico per il Paese. Posso dirvi, posso dirvelo in anticipo, praticamente oggi, e così sarà: tutte le forze politiche dell’opposizione e le loro basi, i loro leader regionali che hanno i voti, sono pronti a partecipare alle elezioni dell’Assemblea Nazionale.
Il settore estremista a cui gli Stati Uniti hanno ceduto il riconoscimento di opposizione, il settore di Guaidò, sarà isolato e sconfitto, in anticipo, nel tentativo di sabotare le elezioni parlamentari. Nel 2020 ci saranno le elezioni parlamentari e saranno molto partecipative… E posso dirvi in anticipo che le forze bolivariane del Partito Socialista Unito del Venezuela e il blocco della patria, il Congresso Bolivariano dei Popoli, il Grande Polo Patriottico, otterranno una grande vittoria e noi recupereremo l’Assemblea Nazionale per la pace, per la stabilità politica, per gli alti interessi del Paese… Questo accadrà, potete scriverlo oggi, 1 gennaio 2020: è l’anno della ripresa dell’Assemblea Nazionale, state certi.
Presidente, parliamo di economia. Tutti gli osservatori attualmente ritengono che l’economia venezuelana stia andando meglio, nonostante gli attacchi, nonostante il blocco, e una delle novità di ciò che sta accadendo nell’economia venezuelana è questo fenomeno di “dollarizzazione”, diciamo in ogni caso nelle grandi città, nell’economia di prossimità, c’è una dollarizzazione che si sta sviluppando? Vorrei sapere fino a che punto avete preso questa decisione e fino a che punto pensate che questa dollarizzazione possa favorire lo sviluppo dell’economia venezuelana?
Nell’economia dobbiamo essere molto realistici, molto obiettivi, conoscere i fenomeni che sorgono e imparare ad affrontarli, a condurli, in modo che i fenomeni dell’economia, soprattutto in un progetto bolivariano, rivoluzionario, socialista come il nostro, mirino alla soddisfazione degli interessi nazionali, alla soddisfazione dei bisogni, delle maggioranze e del popolo.
La dollarizzazione, così chiamata, è una realtà economica. Potrei dirvi che l’economia venezuelana è sempre stata dollarizzata; in cento anni è stata dollarizzata con i petrodollari e c’è stata un’economia sovvenzionata con miliardi di dollari e tutti i prodotti importati sono stati acquistati e l’economia ha lavorato con i petrodollari: abbiamo speso 35, 40 miliardi di dollari all’anno per le importazioni di tutti i tipi – di tutti i tipi! – dai beni fondamentali necessari, alimentari, materie prime, input industriali; ai beni di lusso, whisky, ecc…
Ora soffriamo, come abbiamo sofferto prima l’aumento, la brutale caduta – come mai prima d’ora nella storica – dei prezzi del petrolio, indotta dalla politica degli Stati Uniti per come l’abbiamo denunciata, e come poi è stata dimostrata. Abbiamo trascorso 36 mesi con i prezzi più bassi mai conosciuti, che hanno ridotto brutalmente il reddito dello Stato, del Paese, e che hanno portato ad una tremenda riduzione delle importazioni; aggiunta al rifiuto, all’epoca, a seguito della guerra economica internazionale, da parte di tutte le banche internazionali di dare un solo dollaro, in credito, in prestiti di vario genere al Paese. Totale siccità di dollari. Dopo di che è arrivata questa fase – 2017, 2018, 2019 – di sanzioni, persecuzione finanziaria, furto di denaro contante, furto di beni all’estero.
Abbiamo dovuto autoregolamentare le spese dello Stato, dando priorità a ogni singolo dollaro che entrava per comprare medicine, cibo, forniture vitali… E l’economia ha cominciato ad autoregolamentarsi, ad autoregolarsi e praticamente buona parte delle cose che venivano importate e vendute con il dollaro petrolifero dello Stato hanno cominciato ad essere importate con il dollaro privato.
Quella che oggi si chiama dollarizzazione è una zona economica dove i prezzi sono effettivamente dollarizzati, dove le cose sono vendute in dollari, in euro e in alcuni casi anche in bolivar a prezzi esorbitanti.
Direi, in questa fase del gioco, che si tratta di una realtà economica del processo di autoregolamentazione dell’economia e che stiamo conducendo politiche pubbliche affinché tale realtà economica serva gli interessi della crescita del Paese e serva a soddisfare i bisogni della maggioranza… Ci sono molte politiche pubbliche, una di queste è il petro che tutti già conoscono, che potremo approfondire in seguito. E stiamo cercando delle risposte.
L’ho detto in questi giorni – potrebbe essere un peccato quello che sto per dire – ma non credo sia un male che l’economia si sia autoregolamentata nella fase di resistenza. Siamo in un’economia di resistenza e oggi coesistiamo con tre spazi monetari: un bolivar in combattimento, duro, noi che lo difendiamo, moneta nazionale che esisterà sempre; alcune monete, dollari, euro che si muovono nell’economia e aiutano nell’economia di resistenza per alcuni a respirare; infine, il petro che è entrato progressivamente in modo profondo e che serve a completare, a “oliare” l’economia dollarizzata. Lì andremo ad impegnarci, a lavorare, facendo il gioco della stabilità economica, della crescita economica, e siamo già alle porte della crescita economica.
Quindi penso che questi siano fenomeni che devono essere ben osservati, che devono essere ben condotti in modo che non si rivoltino contro la popolazione, ma piuttosto aiutino la crescita e la ripresa di un’economia assediata, attaccata, bloccata, brutalmente sanzionata come nessun’altra economia al mondo. Solo l’economia cubana – potremmo dire – e noi: non c’è nessun’altra economia al mondo contro la quale gli Stati Uniti usino tutto il loro potere finanziario, economico e commerciale per attaccarla.
Ma l’aggressione ha generato risposte intelligenti, risposte di autoregolamentazione, e credo che quest’anno 2020 gestiremo questa situazione per il bene della maggioranza.
Presidente, lei ha appena menzionato il petro. Il suo governo ha prima creato il petro e difeso questo cripto-moneta, ha più volte dichiarato la sua fiducia nel petro. Ritiene che il petro possa contribuire in particolare a combattere una delle peggiori conseguenze di questa situazione economica, che è l’inflazione?
Credo di sì. Il petro è nato in un momento difficile, di aggressione economica; l’architettura costruttiva del petro è emersa dall’invenzione, dalla creazione politica e tecnologica, dalle mani e dalle menti venezuelane. Il petro è una creazione venezuelana, fatta in Venezuela, è un cripto-moneta, che ha come supporto cinque miliardi di barili di petrolio, nel blocco di Ayacucho della cintura petrolifera dell’Orinoco.
Ha come supporto fisico, contanti, 30 milioni di barili di petrolio prodotti che abbiamo nelle riserve strategiche del Venezuela per un uso immediato; ha come sostegno la ricchezza del paese di oro, ferro e bauxite… Ha un solido supporto, è una cripto-moneta, l’unica al mondo, con il sostegno della ricchezza e che ci è servita passo dopo passo, dal punto di vista tecnologico…
Non è facile avere una cripto-moneta nel mondo del XXI secolo. É già stato instaurato e ci è servito per fare alcuni importanti, molto importanti, acquisti internazionali. Ora, ho appena fatto una prova a dicembre, dando mezzo petro ai lavoratori pubblici, 3,5 milioni di persone, e mezzo petro di petro-tredicesima, di tredicesima decembrino, come prova, a 4,5 milioni di pensionati, cioè 8 milioni di venezuelani adulti. 8 milioni! Potremmo dire che sono quasi 6 milioni di famiglie impattate dal petro. E posso affermare che il processo sta andando molto bene.
Si tratta di processi tecnologici: la moneta fisica non viene utilizzata e la gente ha avuto la sua petro-tredicesima, l’hanno resa efficace nei loro conti. Alcuni l’hanno tenuta come risparmio nella loro PetroApp, così chiamata; altri sono andati a comprare in un mercato e rende, il petro rende molto; altri sono andati a comprare altre cose per le celebrazioni di fine anno. È una grande prova ed è andata molto bene, un grande successo per la prova di dicembre. Un gruppo di mercanti ha cercato di sabotarlo, ma noi stiamo già agendo direttamente e ci comporteremo in modo draconiano con i mercanti che vogliono speculare e punire, danneggiare i lavoratori e i pensionati che hanno la loro metà del petro… Più in avanti avremo nuove prove e nuove sorprese.
Così il petro entra già nella vita commerciale interna del Venezuela e anche questo verrà utilizzato poichè viene usato per raccogliere la vendita di petrolio in Venezuela. Venderemo il petrolio venezuelano in petro. Stiamo già vendendo il ferro e l’acciaio del Venezuela in petro, abbiamo già firmato contratti per la vendita di petrolio, acciaio, ferro, alluminio e venderemo parte della produzione di oro in petro.
Ciò significa che il petro non sarà usato solo per le importazioni così com’è, non sarà usato solo per proteggere i lavoratori venezuelani, ma sarà usato per vendere i nostri prodotti e continuare a costruire l’ecosistema di questa cripto-valuta, che è una risposta della Rivoluzione Bolivariana all’aggressione economica, al blocco, alle sanzioni, al diabolico male del governo degli Stati Uniti.
Presidente, in questo momento in cui è in vista il momento peggiore dell’economia venezuelana dopo tutti questi blocchi che si stanno mantenendo, come identificherebbe i principali nodi che impediscono l’ulteriore sviluppo dell’economia venezuelana?
Il nodo principale di tutti… che volete che vi dica… l’aggressione economica, la persecuzione finanziaria, il blocco economico dell’impero statunitense contro la Repubblica Bolivariana del Venezuela. Questo è il nodo principale che deve essere sciolto.
Ci può fare qualche esempio?
Certo. Sentite, il Venezuela è un paese sotto persecuzione, hanno congelato tutti i nostri conti bancari nel mondo, il paese non può fare pagamenti nel mondo. Che mi ascoltino nel mondo: lasciate che congelino tutti i loro conti bancari e non possono pagare nulla nel mondo… siamo perseguitati per aver comprato medicine, siamo perseguitati per aver comprato cibo, il governo degli Stati Uniti sta perseguitando il Venezuela affinché non compri medicine, o cibo. Abbiamo inventato e siamo riusciti ad occuparci e ad alleviare la situazione insieme alla nostra gente. Un paese al quale sono stati congelati in contanti – in contanti! – più di 15 miliardi di dollari. Il nostro denaro, il denaro del Paese, più di 15 miliardi di dollari, un Paese di 30 milioni di abitanti.
Un Paese a cui sono state rubate due fondamentali aziende strategiche, che hanno prodotto denaro per il suo funzionamento economico e che erano nel circuito del petrolio e dell’attività petrolchimica: Citgo, con un prezzo stimato tra i 10 e i 12 miliardi di dollari, ci è stata rubata dal governo di Donald Trump, in complicità con l’opposizione estremista di destra e terrorista di Guaidò in Venezuela, ce l’hanno rubata, ce l’hanno espropriata, ma la recupereremo.
Un paese che è stato derubato di un’altra società in Colombia, chiamata Monómeros, una grande società, e l’hanno mandata in bancarotta. Quindi, se parliamo di un nodo, parliamo di un blocco, di una persecuzione, di una brutale, criminale, sanguinaria – direi – molestia psicopatica, è una persecuzione psicopatica dei funzionari del governo degli Stati Uniti contro il Venezuela.
Ora, anche così, vi dico che possiamo sciogliere i nodi con la produzione. La parola chiave per il 2020, per l’anno 2020 è produzione. Sciogliere i nodi per la produzione dei 16 motori dell’agenda bolivariana, dell’Agenda economica bolivariana, continuare a progredire nella crescita economica: siamo alle porte della crescita economica.
Siamo in attesa dei dati del 2019, perché potrebbe darsi la situazione che nell’ultimo trimestre potremmo già essere a crescita zero. Siamo alle porte della crescita economica, per continuare ad aumentare i livelli di produzione, di produttività di tutti i livelli di cibo, petrolio, oro, produzione industriale, per continuare a controllare l’inflazione.
L’impatto è enorme nella guerra economica che ha indotto l’inflazione. Siamo riusciti a superare l’iperinflazione nella seconda metà del 2019. Sono ottimista sul fatto che possiamo raggiungere un’inflazione a una sola cifra nel 2020 e continuare a progredire nella costruzione del nostro modello economico sostenibile, fatto con sforzo, dall’economia di resistenza che abbiamo oggi, a un’economia di crescita, progresso e prosperità che raggiungeremo.
Presidente, ora parliamo di politica internazionale. E vorrei che condividesse con noi la sua analisi del principale fenomeno che si sta verificando nel mondo in questi mesi, che è questa protesta globale che abbiamo visto da Hong Kong al Cile, ma anche ad Haiti, in Colombia, in Ecuador, in particolare in America Latina.
Come analizza ciò che sta accadendo a livello quasi generazionale in questo momento storico, quando c’è una rivolta di un gruppo di paesi come non si vedeva dagli anni ’60, o come Marx aveva sottolineato nel 1848 quando parlava della “primavera dei popoli” che allora erano tutti in rivolta nell’Europa centrale?
Credo che stiamo assistendo a un secondo ciclo di esaurimento del modello neoliberista distruttivo e che nel mondo del capitalismo neoliberista ci si stia interrogando sui suoi effetti distruttivi sui diritti sociali delle persone, sull’occupazione, sulle pensioni, sull’istruzione pubblica, sulla salute pubblica. È una domanda globale, in Europa, in Francia e in tutta Europa.
In America Latina, in Cile, in Ecuador, in Colombia, in Argentina, in Brasile, ad Haiti, in Honduras e in tutto il mondo, c’è anche un grande e potente interrogativo sugli effetti dannosi sull’ambiente, sul clima, del cosiddetto cambiamento climatico di questo capitalismo distruttivo dello sviluppo.
Ci sono due elementi di critica al modello neoliberista: l’elemento di critica alla concentrazione della ricchezza, nell’uno per cento, all’assenza di politiche sociali per garantire i diritti sociali, all’inversione, alla regressione dei diritti sociali; e una seconda critica, alla questione del cambiamento climatico che ci mette – secondo gli scienziati dell’Organizzazione delle Nazioni Unite – alle porte di una catastrofe climatica, come è stata denunciata a Madrid recentemente, alla COP MAdrid, per la quale c’è una grande presa di coscienza.
Vi dico che è un secondo ciclo, perché il primo ciclo l’abbiamo vissuto negli anni ’90, alla fine del 1990 e ha portato in America Latina e nei Caraibi, all’emergere di una corrente progressista e rivoluzionaria che ha governato quasi tutti i paesi del continente, guidata dal comandante Hugo Chávez, da Lula Da Silva, da Néstor Kirchner, tra gli altri, da Tabaré, da Correa, da Daniel Ortega, da Fidel, da Raúl.
Una corrente, un’onda progressista, che è stata la risposta alternativa all’esaurimento del primo ciclo, che potremmo chiamare, del neoliberismo. Ora siamo in una seconda fase di esaurimento… Il neoliberismo, il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale non hanno risposte né per gli investimenti sociali, né per lo sviluppo dei popoli, né per il cambiamento climatico: sono esausti. Un nuovo modello deve arrivare, e quel modello è segnato da una grande coscienza umanista, collettivista, e direi, socialista del XXI secolo.
Presidente in America Latina, due eventi hanno segnato gli ultimi mesi. Da un lato in Argentina, la vittoria elettorale di Alberto Fernández e Cristina Fernández; dall’altro in Bolivia, il colpo di stato contro il presidente Evo Morales, che faceva parte di questa generazione di leader che aveva trovato una risposta alle devastazioni del neoliberalismo in Bolivia. Come analizza questi due eventi, in che misura sono significativi per questa nuova America Latina?
Si tratta di un’America Latina in lotta in tutta la regione e paese per paese. Gli Stati Uniti hanno deciso di riattivare la Dottrina Monroe, l’America per gli americani, cioè l’America, tutti noi per loro, per i loro interessi, per i loro affari, per la loro geopolitica, e lo hanno fatto senza alcun tipo di vergogna. Hanno dichiarato che è arrivato il tempo della Dottrina Monroe, per portare una dottrina neocoloniale dall’inizio del XIX secolo, 200 anni dopo, all’inizio del XXI secolo.
É davvero qualcosa di antistorico e non ha alcuna possibilità di svilupparsi – credo e crediamo di sì – oggi che l’attacco colpisce paese per paese: l’aggressione contro il Venezuela, l’aggressione contro ALBA, l’aggressione contro il Nicaragua, contro Cuba, il tentativo di colpo di stato in Dominica. Tutta l’aggressione contro ALBA fa parte di quella lotta di contesa in cui l’imperialismo cerca di imporre élite subordinate ai suoi interessi affinché governino e impongano il loro modello, che ha le gambe corte e non durerà.
Lì si vede il colpo di stato in Bolivia: hanno preso il potere, hanno espulso Evo Morales, hanno massacrato il popolo a El Alto, a La Paz, a Cochabamba, un terribile massacro, e il colpo di stato continua la sua marcia, va avanti. Quando consideriamo ciò che i capi del colpo di stato stanno facendo al governo, per accogliere nuovamente i gruppi economici, per preparare la consegna delle ricchezze naturali salvate da Evo, all’imperialismo e alle sue compagnie, per consegnare il gas, il petrolio, il litio.
Queste sono le politiche sbagliate, privatizzare, liberalizzare tutto, e come stanno oggi i boliviani? Molto sconvolti, molto rabbiosi. La Bolivia è una bomba ad orologeria e i capi del colpo di stato non riusciranno a fermare questa forza che permetterà di ripristinare il processo di cambiamento che il nostro fratello Evo Morales ha fondato. Quali risposte possono avere la destra, i capi del colpo di stato, i fascisti e i razzisti della Bolivia? A favore del popolo boliviano, nessuna. Sono esausti. La loro unica capacità con un certo successo è la cospirazione, la trama, la trappola che hanno teso al fratello Evo Morales.
In Argentina, stiamo assistendo alla fine precoce e prematura dell’era Macri, e cosa significava Macri? Neoliberalismo, privatizzazione, negazione dei diritti del lavoro, dei diritti sociali. E in quattro anni si è esaurito. In Argentina non c’è stata un’esplosione sociale, perché c’è un potente movimento sociale e politico. Perché c’è il Peronismo con tutta la sua diversità che ha saputo canalizzare con grandi mobilitazioni di massa e poi con un potente movimento elettorale, una nuova alleanza guidata dal dottor Alberto Fernández e dalla compagna Cristina Fernández de Kirchner, che hanno ottenuto una grande vittoria e stanno muovendo i primi passi per uscire da quella disastrosa epoca di Macri e neoliberismo.
Il continente è un’area contesa e sono sicuro che negli anni a venire, in questo anno 2020, avremo ottime notizie di come questa disputa stia dando priorità agli interessi nazionali, di indipendenza e di integrazione dell’America Latina, rispetto agli interessi del progetto della Dottrina Monroe; priorità agli interessi del progetto di Bolivar e dei liberatori, rispetto al progetto neocoloniale, il monroismo di Truman, fuori dal tempo che hanno cercato di imporci.
Presidente, il 2020 sarà anche l’anno delle elezioni negli Stati Uniti e sappiamo tutti che le elezioni negli Stati Uniti, qualunque sia il risultato, sono importanti per tutto il pianeta. Cosa pensa di queste elezioni che si terranno a novembre di quest’anno? E come vede l’attuale dibattito politico negli Stati Uniti?
Bene, si è a malapena definito il panorama. Il Congresso degli Stati Uniti, alla Camera dei Rappresentanti, ha deciso di avviare i passi per l’impeachment contro il presidente Donald Trump; è sicuro che per tutto questo mese di gennaio, questo confronto diventerà più teso e che definirà il campo elettorale.
Oggi nessuno può dire quali saranno i risultati delle elezioni negli Stati Uniti, nessuno può dire se ci saranno altri quattro anni di Trump, o se verrà un candidato o una candidata democratica. Nel campo del Partito democratico non si definisce nulla, tutti i candidati sono molto uguali, i pre-candidati, e di fronte a Trump sono anche molto uguali. Quindi non possiamo sapere oggi, con qualche certezza predittiva, cosa succederà alle elezioni negli Stati Uniti.
Quindi quello che dobbiamo fare nei nostri Paesi è continuare a prenderci cura di ciò che è nostro, lavorare su ciò che è nostro, lottare per ciò che è nostro. Il grande liberatore José de San Martín ha detto: “Siamo liberi, il resto non conta”. Questo è quello che diciamo dal Venezuela, di fronte a quello che sta succedendo nelle elezioni negli Stati Uniti. Una cosa o l’altra, noi siamo liberi, uniamoci, lavoriamo con perseveranza, con la capacità di resistere, con la fede nei nostri, il resto non conta.
Questo significa, Presidente, che qualunque sia il vincitore democratico o repubblicano, il suo governo è disposto a dialogare con la prossima amministrazione statunitense riguardo ai problemi che possono esistere tra Washington e Caracas.
Sempre, assolutamente. Nel corso degli anni 2017, 2018, 2019, abbiamo avuto molteplici modi di comunicare con il governo degli Stati Uniti, molteplici modi, alcuni conosciuti e altri non ancora conosciuti, perché io sono un uomo di dialogo. Credo che gli affari del Nord, di quella superpotenza chiamata Stati Uniti, dei suoi governanti, delle sue élite, debbano essere trattati con la diplomazia, con la Politica (con la P maiuscola) e con la capacità di dialogo.
L’ho detto al governo di Donald Trump e l’ho fatto: quando vuole, dove vuole e come vuole, siamo pronti al dialogo con rispetto, con altezza, con dignità, per affrontare le questioni bilaterali e per stabilire nuove basi di relazioni per la stabilità di tutta la nostra regione, a tu per tu, figli di Bolivar qui, a tu per tu, con i rappresentanti dei governi che esistono negli Stati Uniti.
Così la nostra politica rimarrà immutata, quella politica è stata fondata dal nostro Comandante Chavez: immutata dignità, rispetto e dialogo. Con chi governa negli Stati Uniti, speriamo che prima o poi – siamo sempre uomini di fede e ottimisti sul futuro dei nostri Paesi – speriamo che prima o poi si apra la coscienza delle élite degli Stati Uniti, che l’unico rapporto positivo con l’America Latina e i Caraibi debba essere il rispetto, la cooperazione e il dialogo permanente.
Signor Presidente, per concludere vorrei chiederle se può inviare un messaggio ai giovani in questo anno 2020, giovani che stiamo vedendo manifestarsi in tutto il mondo, giovani che vedono il proprio futuro con preoccupazione e che attendono anche slogan, direttive, consigli che lei può dare con la sua grande esperienza politica.
Bene, i giovani del mondo devono continuare e aumentare le loro manifestazioni, le loro lotte, la loro resistenza contro il modello esclusivo e impoverente del neoliberismo, devono continuare a lottare per il loro diritto alla salute, all’istruzione, all’occupazione, alla cultura, al diritto alla felicità sociale.
La lotta per la felicità sociale, per i diritti sociali, deve avere come avanguardia i giovani, motore fondamentale per la difesa della società, soprattutto la società del futuro che appartiene a questi giovani, e la mobilitazione della coscienza mondiale deve essere aumentata, contro la catastrofe climatica che il capitalismo neoliberale e predatorio ha creato. È il capitalismo, il modello economico e sociale predatorio del capitalismo neoliberista, che ci ha portato sull’orlo di una catastrofe climatica, come denunciano scienziati ed esperti di tutto il mondo.
Quindi i giovani sono gli unici che possono salvare il pianeta, bandiere di lotta, spirito di lotta, creatività, utilizzare i social network. Tutti i giovani alla battaglia perché il futuro appartiene a loro. Il futuro appartiene a noi e ho l’assoluta convinzione che un nuovo modello, un nuovo mondo è possibile, sta nascendo e lo vedremo nascere dalle mani di questi giovani, ne sono sicuro.
La ringrazio molto, signor Presidente, e mi permetta di augurare a lei, alla sua famiglia e al suo Paese un felice anno nuovo.
* Caracas, Palacio de Miraflores, mercoledì 1 gennaio 2020.
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