Nel cuore dell’Europa crescono i cuori neri del neonazismo. Se, come al solito, i nazifascisti vengono descritti come “matti”, ma solo dopo che hanno fatto stragi o ammazzato qualcuno, sta emergendo come anche dentro gli apparati statali, in particolare nella polizia e nell’esercito, si siano create cellule neonaziste.
Nel cuore del “cuore finanziario” della Germania, ossia Francoforte, cinque poliziotti sono stati sospesi con l’accusa di appartenere a un network neonazista. Avevano minacciato via fax di uccidere, anzi di macellare, la figlia di due anni dell’avvocatessa turca Seda Basay-Yildiz. Il messaggio anonimo riportava una firma “Nsu 2.0”.
La cellula, anche nel nome, si rifà alla Nationalsozialistischer Untergrund, il gruppo terroristico di ultradestra processato nel 2011 dopo 13 anni di attivitàe ritenuto responsabile di 10 omicidi, 14 rapine e due attacchi bomba andati a vuoto. Tra le vittime, anche in quel caso, nove turchi e un greco.
L’avvocatessa Basay-Yildiz è il legale dei parenti delle vittime. I cinque agenti di Francoforte, quattro uomini e una donna, erano stati individuati grazie ad una chat dove si scambiavano foto di Hitler, svastiche e notizie di stampo razzista.
Ma un’indagine interna dell’esercito tedesco rivela che ci sono almeno 500 i casi simili nella Bundeswehr, dove sempre più militari inneggiano, con foto, messaggi e bandiere con le svastiche appese nelle loro stanze.
Otto anni fa ci fu il clamoroso caso della copertura da parte dei servizi segreti tedeschi verso le attività criminose di un gruppo neonazista, del quale abbiamo ampiamente parlato e documentato sul nostro giornale.
La polizia tedesca in un’operazione iniziata nei giorni scorsi, ha arrestato nei giorni scorsi nell’ovest e dell’est del Paese, i membri di un gruppo terroristico di estrema destra. I loro obiettivi erano attentati contro richiedenti asilo, moschee e rappresentanti politici antirazzisti. Nell’appartamento di uno degli arrestati, secondo alcuni media, sarebbero state rinvenute sostanze chimiche per realizzare un ordigno mortale.
Gli ultimi sanguinosi attacchi razzisti erano avvenuti il 9 ottobre del 2019 a Halle, in Sassonia, dove un neonazista tedesco di 27 anni dopo aver tentato senza successo di entrare in una sinagoga, uccise invece in un vicino ristorante di kebab e ne ferì altre due. L’altro a Bottrop, il giorno di Capodanno, quando un 50enne investì con la propria auto un gruppo di rifugiati siriani e afghani, cercando di ucciderli. Cinque rimasero feriti.
Ma come al solito si trattava di due nazisti “matti”.
Dopo, però.
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