La guerra non è meno pericolosa dei virus, nonostante si svolga di fatto alla nostra frontiere europee.
In queste ore c’è stata un’escalation nel conflitto mediorientale, nella provincia siriana di Idlib, sotto controllo delle milizie jihadiste (Isis, al Qaeda ed altre), sostenute dalla Turchia, che aveva inviato in quel territorio anche proprie truppe corazzate.
Una presenza fuori da ogni convenzione internazionale, ma fuori anche dal sistema di alleanze cui la Turchia formalmente ancora appartiene (la Nato).
33 soldati turchi sono morti nelle ultime ore in scontri e raid aerei con le truppe siriane di Assad, assistite dalla Russia. In totale, nel corso di questo mese, i turchi caduti sarebbero una cinquantina.
Il ministero della Difesa russo è stato citato dall’agenzia di stampa RIA, venerdì, secondo cui le truppe turche erano state colpite dal fuoco di artiglieria delle forze del governo siriano, che stavano cercando di respingere un’offensiva da parte delle forze ribelli appoggiate dalla Turchia. Comunque sia andata, lo scontro è foriero di sviluppi molto pericolosi. Una versione che riduce lo scontro nei limiti del diritto di autodifesa del “governo legittimo”, tuttora l’unico riconosciuto da tutta l’Onu.
Dal punto di vista della “legalità internazionale” la situazione sarebbe teoricamente semplice: la Russia ha truppe sul terreno su invito esplicito del governo siriano, al Turchia è tecnicamente un paese invasore e se ne deve andare.
Ma chiaramente in guerra la “legalità” è un vezzo retorico…
Erdogan, che pensava di poter giocare sui buoni rapporti con la Russia putianana, costruiti intorno all’oleodotto per il greggio del Caspio, nonostante l’aperta contrapposizione anche sul fronte libico, è ora in grave difficoltà. Non può tornare indietro senza ammettere uno smacco, non può intensificare le operazioni militari in Siria perché rischia uno scontro diretto con la Russia, senza neanche poter contare sull’art. 5 del trattato Nato (è un paese aggressore, non può invocare la difesa collettiva).
La soluzione però sembra averla trovata, per il momento, agendo sulla leva con cui da qualche anno minaccia l’Unione Europea: aprire le frontiere e far uscire almeno una parte dei tre milioni di profughi che “ospita” a ridosso della frontiera siriana. Trasparente, dunque, la ricerca di “appoggio diplomatico e militare” europeo, pena un altro esodo biblico verso le capitali del Vecchio Continente.
La Turchia aprirà infatti il suo confine sud-occidentale con la Siria per 72 ore, per consentire ai siriani di fuggire dal libero passaggio delle forze filo-governative in Europa. L’annuncio è stato dato da fonti ufficiali turche.
La decisione è arrivata dopo una riunione di sicurezza presieduta dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan ad Ankara giovedì scorso. Un alto funzionario turco, infatti, ha detto giovedì che i rifugiati siriani diretti verso l’Europa non sarebbero stati fermati né a terra né via mare.
E immediatamente dopo l’annuncio gruppi di rifugiati e migranti siriani, provenienti da altri paesi hanno iniziato a dirigersi verso i confini della Turchia con la Grecia e la Bulgaria.
Vari gruppi di rifugiati turchi hanno anche organizzato autobus per i rifugiati siriani che intendono dirigersi al confine della Turchia con l’Europa. Secondo quanto riferito, i migranti si erano anche radunati nel distretto costiero della Turchia occidentale di Ayvacik nella provincia di Canakkale con l’obiettivo di andare in barca verso l’isola greca di Lesbo. La Grecia ha potenziato le pattuglie di frontiera, blindando di fatto la frontiera con Ankara. Ma intanto almeno un barcone è riuscito ad approdare.
Sul fronte strettamente militare, invece, la Russia sta inviando due navi da guerra equipaggiate con missili da crociera nel Mar Mediterraneo verso la costa siriana, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa Interfax la flotta russa del Mar Nero. Contemporaneamente, secondo prassi, Mosca ha premuto sull’alleato Assad per sollevare momentaneamente il piede dall’acceleratore dell’offensiva, mentre cerca di spiegare che “i soldati turchi uccisi da Damasco si trovavano i mezzo a terroristi siriani”. E dunque non se può lamentare oltre misura…
La Nato ha convocato una prima riunione, su input del segretario dell’organizzazione, Stoltenberg.
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