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Il governo francese usa l’art. 49.3 per imporre la riforma delle pensioni

Il Primo Ministro, Edouard Phillipe, si é recato questo pomeriggio all’Assemblé Nationale per annunciare che il governo utilizzerà l’articolo 49.3 della Costituzione per imporre la riforma delle pensioni, suggerita dalla Commissione Europea e di cui Macron e i deputati LREM sono “esecutori zelanti” come definiti da Jean-Luc Mélenchon qualche giorno fa.

L’articolo 49.3 è una procedura legislativa consentita dalla Costituzione del 1958, la cui funzione è quella di rendere il governo responsabile dinanzi all’Assemblée Nationale e che gli permette in pratica di imporre un progetto di legge senza il voto parlamentare. La stessa cosa l’aveva fatta Hollande per far passare la terribile Loi Travail Nel 2016. L’unica opposizione legislativa possibile è una “motion de censure” per il governo che richiede l’appoggio di almeno 58 deputati.

Macron e il governo sfruttano questo strumento legislativo per imporre la #ReformeDesRetraites contro la quale tutta la Francia si sta mobilitando dalla #GrèveGénérale del 5 dicembre. Nove giornate di sciopero generale e la #grèvereconductible (lo sciopero ad oltranza) in diversi settori non hanno fatto desistere questo governo dal suo progetto di riforma. La deriva autoritaria per portare a termine la distruzione dello Stato sociale è conclamata, con il bene placet della Commissione Europea.

È essenziale dare una forte risposta popolare, immediata e generale per affermare il rifiuto totale del ricorso a questa procedura legislativa eccezionale e anche ribadire la nostra opposizione sociale alle politiche neoliberiste di Macron e del suo mondo. Diversi sindacati e collettivi hanno fatto appello ad un presidio immediato di fronte all’Assemblée Nationale da stasera.

Aggiornamento notturno

Al tredicesimo giorno di discussione sulla riforma delle pensioni, uscendo da un Consiglio dei Ministri eccezionale inizialmente dedicato alla gestione del Coronavirus, il Primo Ministro Edouard Philippe ha annunciato di ricorrere all’applicazione del famigerato art. 49.3 della Costituzione, che impegna la responsabilità del Governo dinanzi l’Assemblée Nationale su un testo senza alcuna votazione.Nè sul testo, nè sulla “fiducia” al governo. Un atto di imperio, fuori dalla logica e dalla prassi “democratica”.

Un dispositivo legislativo già nell’aria da diversi giorni e che il governo non ha nascosto di voler utilizzare pur di portare a compimento la riforma delle pensioni, per “metter fine a questo episodio di non-dibattito” con le opposizioni, come dichiarato dallo stesso Edouard Philippe, alquanto seccato dalla montagna di emendamenti presentati dalle forze d’opposizione (su tutte La France insoumise) per andare a indebolire in ogni suo aspetto un progetto di legge dal chiarissimo impianto neoliberista, ma completamente astruso nei dettagli tecnici.

Edouard Philippe ha dichiarato di impegnarsi “su un testo che non è il testo iniziale”, ma “un testo migliorato, profondamente arricchito da tutti gli emendamenti recepiti, che tenga conto dei due mesi di concertazione con le parti sociali”.

Ovviamente, è forte l’ipotesi che il governo torni al suo testo originale che, al di là di tutta i tecnicismi (ignoti persino ad una gran fetta degli stessi deputati LREM di Macron), ha una chiarissima direttiva: allungare l’età lavorativa ed abbassare l’importo della pensione.

Una “riforma” che si iscrive perfettamente nel percorso di smantellamento sistematico dello Stato sociale, fatto di liberalizzazioni e privatizzazioni. Il meccanismo della “pensione a punti” previsto dalla riforma di Macron va infatti in direzione di trasformare il sistema pensionistico “a ripartizione” verso uno a capitalizzazione, favorendo i grandi gruppi assicurativi come BlackRock ed altri.

Il ricorso all’art. 49.3 rappresenta un duro colpo legislativo da parte del governo per azzerare il dibattito parlamentare, e quindi anche le possibilità di modifica e di inclusione di emendamenti, adottando un testo di legge senza alcun voto da parte dell’Assemblée Nationale. “Quando non si riesce a convincere, si può costringere; questo è ciò che fa tipicamente il governo”, ha dichiarato il segretario generale della CGT, Philippe Martinez, il quale ha anche comunicato che l’Inter-sindacale (CGT-FO-Sud Solidaires-FO) si riunirà lunedí mattina per discutere di una nuova mobilitazione la prossima settimana.

Per il 31 marzo era già in programma una nuova giornata di sciopero generale inter-settoriale (il decimo dall’inizio della mobilitazione lo scorso 5 dicembre); ma l’accelerazione politica data dalla mossa del governo spinge i sindacati a tornare sul passo di guerra. In queste settimane, le azioni di bloccaggio e le azioni settoriali sono proseguite senza sosta, seppur con minor intensità, ma con determinazione e tenacia.

Sul fronte legislativo, per poter bloccare l’avanzata da rullo compressore del duo Philippe-Macron, è possibile presentare entro 24 ore una “motion de censure” contro il governo (in pratica, una mozione di sfiducia) che determinerebbe un testa-coda del governo, con l’eventualità di una capitolazione finale. Il termine è oggi alle ore 17:35; un colpo studiato e preparato, quello del governo – annunciare il ricorso all’art. 49.3 in un sabato pomeriggio – proprio per rendere più difficile la contro-risposta delle opposizioni.

I deputati di tre gruppi della sinistra parlamentare (Bastien Lachaud e Mathilde Panot per La France insoumise, Dominique Potier per il PS, Stéphane Peu e Elsa Faucillon per il PCF) hanno confermato la presentazione di una “motion de censure” congiunta. Anche i deputati de Les Républicans hanno dichiarato di voler depositare una propria mozione.

Affinché sia ricevibile, la “motion de censure” deve essere sostenuta da almeno un decimo dei membri dell’Assemblé Nationale, ovvero 58 deputati. Una volta depositata, la mozione viene sottoposta a votazione entro le successive 48 ore; se questa ottiene la maggioranza assoluta (289 voti), il governo è costretto a dimettersi. Tuttavia, data la configurazione attuale dell’Assemblée Nationale, il gruppo de LREM gode della maggiorana assoluta con 299 deputati. Inoltre, i trascorsi storici non sono mai stati vittoriosi: dal 1958, vi sono stati 88 ricorsi all’art 49.3, ma in nessun caso si è arrivati all’adozione di una “motion de censure”.

La risposta popolare e d’opposizione sociale è stata pronta ed efficace: già dopo la comunicazione ufficiale del ricorso all’art. 49.3, sia le forze sindacali che i vari collettivi antagonisti hanno chiamato alla mobilitazione immediata in tutta la Francia. A Parigi, l’appuntamento è stato dato per la sera stessa a Place de la Concorde per raggiungere l’Assemblée Nationale, già blindata e presidiata dall’ingente dispiegamento delle forze dell’ordine in tenuta anti-sommossa. In molte altre città e comuni della Francia, i presidi hanno interessato i municipi e le prefetture, non senza momenti di tensione con la polizia, come a Tolosa dove questa ha lanciato lacrimogeni sui manifestanti.

La mossa di Edouard Philippe ha gettato benzina sul fuoco della mobilitazione, giunta ad un punto di svolta fondamentale per consolidare l’opposizione sociale generalizzata di questi mesi – una convergenza delle lotte coraggiosa e necessaria – e per passare al contro-attacco, senza mollare un passo di fronte ad un governo in balia della deriva autoritaria, altra faccia di un neoliberismo sfrenato divoratore e distrutto dei diritti sociali. La piazza di questa sera ha lanciato la sfida: «Si tu nous le fais en mode 49-3, on te le fait en mode 17.89».

On lâche rien!
On ira jusqu’au retrait!

 

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