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Cile. A marzo il conflitto riprende…

Primo venerdì di marzo combattivo a Plaza de la Dignidad (ex Plaza Italia). Con una manifestazione popolare di massa è iniziato questo mese carico di iniziative politiche, sociali e culturali. Si sono presentati a Radio Plaza de la Dignidad gli artisti nazionali Illapu e Nano Stern, musicisti impegnati nelle cause popolari. Danno il loro saluto ed esprimono le loro convinzioni anche i nuovi portavoce della ACES (Assemblea di Coordinamento degli Studenti Secondari), Isidora Godoy e Marcos Fauré, che rappresentano l’intenzione degli studenti di continuare a prendersi le strade.

In Cile riprende la lotta iniziata il 14 ottobre 2019 con la ribellione degli studenti medi all’aumento del biglietto dei trasporti ed esplosa in manifestazioni con milioni di persone in tutto il Cile a partire dal 18 ottobre. A partire da allora i cileni hanno saputo dare il meglio di sé in termini di crescita ed espressione visibile della loro coscienza politica, che probabilmente hanno ereditato anche dal pur breve periodo di governo socialista di Salvador Allende.

L’istanza principale è stata chiara fin dall’inizio: Nuova Costituzione tramite Assemblea Costituente. Nuova Costituzione che elimini la precedente di Pinochet che impedisce la possibilità di qualsiasi misura di tipo sociale, visto che prevede, facilita e ha determinato la privatizzazione di tutti i servizi e i beni primari (mare, acqua, risorse minerarie e forestali, ecc.) nonché la distruzione ambientale di molte parti del territorio.

Dopo un breve periodo di richieste non coordinate, il collegamento con la necessità di eliminare alla radice il problema del neoliberismo, che è alla base della Costituzione dell’80, è emerso con forza e chiarezza. I cileni si sono organizzati in Cabildos (Assemblee di territorio, di posto di lavoro, di quartiere ecc.) che discutono permanentemente sulla Nuova Costituzione che dovrà abolire totalmente il sistema neoliberista che sta alla base di tutte le politiche antipopolari portate avanti prima da Pinochet e poi dai governi “di transizione” alla democrazia, di Concertacion, di Nueva Majoria, nonché quelli di Piñera …

Insomma dopo la dittatura il Cile è rimasto una democrazia sotto tutela e non ha mai interrotto, ma anzi ha implementato, le politiche neoliberiste imposte dai Chicago Boys nel ‘73 e consacrate dalla Costituzione dell’80.

La Nuova Costituzione dovrà mettere fine anche alla vergogna dei Fondi pensione. Uno degli slogan più scritti e pronunciati nelle manifestazioni è NO + AFP: Non più Fondi Pensione che, essendo obbligatori (anche qua in Italia ci hanno provato, ma per fortuna non hanno attecchito gran che), hanno determinato enormi profitti per i gestori e quote da fame per i pensionati, che sono costretti a lavorare senza limite d’età, praticamente finché ce la fanno… Molti ragazzi intervistati (sia della Prima Linea, sia gli altri) dicono infatti di stare in piazza a lottare soprattutto per la Dignità e i diritti dei loro nonni, oltre che per i propri e quelli dei loro figli.

Il presidente Piñera , del quale si chiedono a gran voce le dimissioni, oltre che per la sua gestione politica pregressa, anche per la gestione criminale, repressiva ed incapace (è di queste ore la notizia della richiesta di un gruppo di senatori della Federazione Regionalista verde Sociale FRAVS per l’inabilitazione del presidente “per impedimento fisico o mentale”) dell’attuale situazione di ribellione sociale di massa, ha creduto possibile svicolare sostituendo un paio di ministri e proponendo il cosiddetto Accordo di Pace del 15 novembre.

Con questo accordo (che ha ancor più scatenato le ire della popolazione alla quale si parla di pace e si spara addosso uccidendo decine di persone ed accecandone centinaia…) Piñera e la destra, con l’insipiente sostegno di alcuni partiti e personaggi di sedicente sinistra, stanno proponendo un percorso tortuoso, viziato ed escludente verso una Nuova Costituzione che non avvenga attraverso un’Assemblea Costituente, di cui hanno una paura terribile perché darebbe l’opportunità al popolo di intervenire in prima persona a creare la Nuova Costituzione attraverso le strutture organizzative che si è saputo dare negli anni e soprattutto dopo il 18 ottobre.

La prima tappa di questo percorso sarà il Plebiscito del 26 aprile in cui i cileni dovranno esprimere la loro approvazione o rifiuto a una nuova Costituzione e le modalità (blindate…) in cui questo processo dovrà svilupparsi.

Sembra che i cileni abbiano le spalle forti ed il cervello ben lucido e non disponibile a compromessi/fregatura, perciò si stanno ora organizzando per bypassare le modalità/inganno che escludono la possibilità di una Assemblea Costituente e quindi ottenere il risultato agognato con i mezzi a disposizione, considerati gli attuali rapporti di forza.

Il compito in realtà non è semplice e non tutto sta solo nelle mani della popolazione organizzata che ben sa cosa vuole. Le limitazioni poste dall’Accordo del 15 novembre, infatti, potrebbero essere superati solo con la collaborazione di quei pochi partiti che fin da allora si sono opposti alla gestione oligarchica del nuovo processo costituente. Solo la loro apertura alle liste popolari infatti potrebbe permettere di avviare un processo Costituente attraverso una Assemblea Costituente libera e sovrana.

Dopo una breve pausa di riflessione e riorganizzazione, nonché coordinamento a livello nazionale, durante i mesi di gennaio e febbraio, è ripartita quindi alla grande la nuova ondata di lotte di cui il mese di marzo è solo l’inizio.

La manifestazione iniziale nel video.

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