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Brasile. Le fosse comuni per i morti di Coronavirus

La pandemia di coronavirus, che sta dilagando in tutto il mondo, ha colpito in maniera particolarmente dura il più grande Paese dell’America Latina, il Brasile. Secondo i dati diffusi dal Ministero della Salute lo scorso martedì (21 aprile), i casi confermati sono più di 46.200, con oltre 2.930 decessi. L’epicentro dell’epidemia si trova nella città più grande del Paese, San Paolo. Anche altre regioni, specialmente quelle meno ricche, hanno difficoltà ad affrontare l’epidemia e in diverse città la situazione è ormai al collasso.

È il caso della città di Manaus, capitale dello Stato di Amazonas nel nord del paese. Situata sulle rive del Rio delle Amazzoni, con una popolazione di oltre 2,1 milioni di abitanti, Manaus è anche una zona molto povera. I dati dell’Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica (IBGE), pubblicati nel 2018, indicano che il 47,6% degli abitanti della città vive al di sotto della soglia di povertà, e di questi, il 6,3%, (130.000 persone), si trova in condizioni di povertà estrema guadagnando l’equivalente di meno di 35 dollari al mese.

Con un enorme aumento delle morti per coronavirus, la capitale dello Stato si trova con il 96% delle sue unità di terapia intensiva al completo e i servizi funebri a disposizione della popolazione non sono in grado di far fronte al numero crescente di cadaveri. In un video ampiamente diffuso sui social media, si possono vedere cadaveri distesi sul pavimento dell’ospedale in attesa di essere trasportati via, proprio accanto ai pazienti in cura per il Covid-19.

Oltre alle immagini del collasso del sistema sanitario della regione, scene ancor più orribili arrivano dal cimitero pubblico di Nossa Senhora Aparecida, a ovest della città, dove vengono scavate fosse comuni a fronte del rapido aumento dei decessi degli ultimi giorni. Solo nella giornata di lunedì (20 aprile), la città di Manaus ha registrato 156 morti per Covid-19, portando il numero totale dei casi confermati a oltre 2.160 e il numero dei deceduti a più di 200 persone.

Le autorità locali hanno deciso di iniziare ad utilizzare le fosse comuni, centinaia di bare affiancate l’una all’altra in lunghe “trincee”, a causa della mancanza di spazio negli obitori. In un comunicato stampa, l’ufficio del sindaco ha fatto sapere che si stanno seguendo dei protocolli per preservare l’identità dei morti e i legami familiari, evitando il rischio di diffusione del coronavirus. Tuttavia, solo pochi parenti, per un massimo di cinque persone, possono assistere ai funerali.

Il consiglio comunale di Manaus ha comunicato che si è passati da una media di circa 30 sepolture al giorno al recente picco di 120. La situazione potrebbe aggravarsi ulteriormente: le stime di circa 90 sepolture al giorno per il mese di maggio sono state completamente riviste al rialzo, fino a 150 o addirittura 200 al giorno, secondo alcuni membri del consiglio comunale.

Il governo del fascista Bolsonaro è responsabile di questa catastrofe umanitaria e sociale. La sua sconsideratezza nel (non) affrontare l’emergenza sanitaria ha messo in pericolo la vita di milioni di persone, soprattutto di quelle che vivono condizioni già difficili nelle aree più povere del Paese, nelle periferie degradate delle grandi città, nelle campagne ormai distrutte. Le stesse scene le abbiamo viste negli Stati Uniti di Donald Trump: a Hart Island, New York, le bare di pino (quelle poco costose) di centinaia di persone povere, morte a causa del Covid-19, sono state accatastate ed interrate in una gigantesca fossa comune.

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