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La risposta al Covid-19 in Brasile. Intervista a Sebastião Salgado

Abbiamo tradotto l’intervista che lo storico canale d’informazione indipendente nord-americano “Democracy Now” ha fatto a Sebastião Salgado, trasmessa il 26 maggio sulla situazione brasiliana.

Questa verte in particolare sul genocidio che si sta perpetrando contro gli indigeni dell’Amazzonia e l’ecocidio nei confronti di questo territorio, ma spazia sulla situazione politica generale nel Paese latino-americano, focalizzandosi sulla gestione dell’epidemia di Covid-19.

A fine aprile avevamo intervistato Achille Lollo che aveva dato un quadro dettagliato della disastrata situazione del Paese latino-americano e smentito la “bufala” di un tentato golpe riportata dai giornali nostrani.

Il Brasile è divenuto il secondo epicentro mondiale della pandemia, e all’inizio di questa settimana le morti giornaliere hanno superato quelle degli Stati Uniti, che restano il principale focolaio mondiale.

Gli USA nonostante gli stretti legami tra i due Presidenti hanno bandito ad inizio settimana i voli dal Brasile che era una importante meta turistica per i cittadini statunitensi.

Come riporta il New York Times: “negli ultimi mesi, l’amministrazione Trump ha minacciato dazi sui principali prodotti dell’export brasiliano e considerato di porre il proprio veto all’entrata del Brasile nell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), uno dei club delle economie più sviluppate.

Segno di come Washington non stia facendo sconti a nessuno, neppure ai suoi più fedeli alleati, anche se Bolsonaro rischia di essere il “cavallo zoppo” su cui hanno temporaneamente scommesso per sbarrare la strada al PT le oligarchie locali e l’amministrazione statunitense, in continuità con il golpe liberista in atto nel Paese.

I suoi consensi sono in drastico calo, la sua azione rispetto al virus è largamente disapprovata, ma mantiene uno “zoccolo duro” di sostenitori che continua a mobilitare nel tentativo di far sembrare che tutto sia nella “normalità”…

I dati ufficiali – 438 mila contagiati, nel mentre scriviamo, e quasi 27 mila decessi, con più di mille morti giornalieri – non sono altro che stime “al ribasso” (almeno 1/9), considerato che non sono stati effettuati test di massa né tracciamenti, mentre le terapie intensive in molte città sono al collasso ed il personale sanitario esausto.

Un dato dà la cifra della differenza tra realtà concreta e i probabili morti per Covid-19.

Tra il primo gennaio e il 9 maggio, più di 11 mila persone sono morte di insufficienza respiratoria senza essere state conteggiate tra i decessi per Covid-19, un numero di un migliaio di volte più grande rispetto a quello degli scorsi anni.

La mancanza di materiale protettivo ha portato al decesso di 116 operatori sanitari – tra medici e infermieri – mentre ben 15 mila hanno sviluppato sintomi senza essere però testati!

Le previsioni di un istituto di ricerca statunitense – l’Institute for Health Metrics and Evaluation, dell’Università di Washington – annunciano uno scenario “distopico” con 88 mila morti ai primi di agosto.

Il Presidente Bolsonaro venerdì ha “rimosso” Nelson Teich, il secondo ministro della salute in un mese, nominando l’ennesimo miliare – Eduardo Pazuello – nella sua giunta composta ormai quasi per metà da personale proveniente dalle forze armate.

Il presidente eletto meno di due anni fa è entrato in forte contrasto con le misure adottate dai singoli governatori degli Stati e dei sindaci delle maggiori città, che hanno approntato misure di contenimento del Coronavirus, tramite il distanziamento sociale e il lockdown. Mandetta, il ministro precedente rimosso a metà aprile, aveva “difeso” le misure adottate dai singoli eletti locali.

Con un’economia in forte contrazione e previsioni di “precipitazione” del Pil, Bolsonaro è disposto a tutto per rimanere al potere ed attuare il suo drastico programma di smantellamento delle istituzioni democratiche costruite dalla fine della dittatura, a fine anni ottanta.

Un obiettivo dichiarato esplicitamente il marzo dell’anno scorso, nell’ambasciata brasiliana di Washington, come ha recentemente ricordato in una intervista a Le Monde il direttore dell’OPALC Gaspard Estrada.

Come afferma Oliver Stuenkel, professore alla Getúlio Vargas Foundation di San Paolo, citato dal Financial Times: “ciò che vuole Bolsonaro è dissociarsi dalla crisi economica che sta arrivando” e costruire una narrazione secondo cui sono altri i responsabili dell’imminente caduta economica, per accreditarsi come campione del “partito del Pil”, in buona compagnia degli imprenditori che manifestano per far tornare al lavoro i propri dipendenti.

Con l’era Bolsonaro è chiara la cesura nel progresso scientifico e medico che aveva caratterizzato il Brasile: “Dopo un’ondata di infezioni da H.I.V. negli anni ’90, il Brasile ha offerto un trattamento gratuito e universale e ha spinto l’industria farmaceutica a ridurre i costi. Ha minacciato di ignorare il brevetto di una industria farmaceutica svizzera farmaco per H.I.V. nel 2001, e lo ha fatto nel 2007, producendo la propria versione generica e riducendo notevolmente la prevalenza di H.I.V. Nel 2013 il Brasile ha ampliato notevolmente l’accesso all’assistenza sanitaria preventiva nelle aree povere assumendo migliaia di medici stranieri, la maggior parte dei quali cubani. E per combattere l’epidemia di Zika nel 2014, il Brasile ha creato zanzare geneticamente modificate che hanno contribuito a ridurre la popolazione di insetti, una tattica che verrà presto implementata in Florida e Texas.”

Intanto l’Amazzonia sta conoscendo un accelerato processo di deforestazione e di appropriazione privata delle risorse, mentre l’ecatombe di indigeni rischia di trasformarsi in una altro “genocidio”, come ricorda Salgado.

La situazione potrebbe ribaltarsi, con la delegittimazione di uno dei capisaldi del “golpe giudiziario” che ha spianato la strada alle destre.

Come ricorda Estrada nell’intervista citata:

Lula rimane ineleggibile e il suo partito sta lottando per modellare un discorso verso i ceti popolari, in particolare quelli che hanno votato per Bolsonaro dopo aver votato per il PT. Le prossime settimane saranno decisive per il suo futuro politico, dal momento che una procedura per annullare una delle sue condanne potrebbe aver luogo davanti alla Corte Suprema. Se confermato, Sergio Moro sarebbe quindi sospettato di aver agito in modo distorto, il che consentirebbe a Lula di beneficiare di un nuovo processo. E quindi recuperare i suoi diritti politici. Ciò cambierebbe in modo significativo la situazione politica.”

Ed è ciò che ci auguriamo…

Buona lettura.

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Dato che il Brasile ha visto più di 800 morti in 24 ore e approssimativamente 400 000 casi confermati, dobbiamo guardare all’impatto devastante del COVID-19 sulle popolazioni indigene del Brasile, che stanno morendo due volte più velocemente che nel resto del paese. Abbiamo parlato con il fotoreporter Sebastião Salgado conosciuto in tutto il mondo, che ha scritto una lettera aperta al presidente di destra Jair Bolsonaro, che ha chiamato il virus “una semplice influenza”, per metterlo in guardia sul fatto che la pandemia sia una vera minaccia alla sopravvivenza degli indigeni.

Amy Goodman: Siamo su Democracy now!, democracynow.org, The Quarantine Report. Io sono Amy Goodman da New York City, uno degli epicentri della pandemia, e sono insieme al mio collega Juan Gonzáles che si trova a casa sua a New Brunswick, New Jersey. Il New Jersey è il secondo stato per numero di infetti.

Juan Gonzáles: Buongiorno, Amy. E buongiorno a tutti coloro che ci vedono e ci ascoltano in tutto il paese e in tutto il mondo.

Amy Goodman: Bene, iniziamo la puntata di oggi con il Brasile, dove il coronavirus si sta diffondendo velocemente, con circa 400 000 casi confermati e quasi 23 500 morti, portando il Brasile al secondo posto per gravità, dopo gli Stati Uniti. Lunedì le morti giornaliere del Brasile hanno superato quelle degli U.S.A per la prima volta, con 807 morti in 24 ore. Il presidente Trump ha sospeso i viaggi dal Brasile agli Stati Uniti, provvedimento effettivo dalla mezzanotte di oggi.

Nonostante questo, il presidente di destra Jair Bolsonaro ha continuato a sminuire la pericolosità del virus. Lo ha chiamato “una semplice influenza” e ha attaccato le misure di lockdown imposte dai governatori e dai sindaci. Due ministri della salute hanno lasciato il suo gabinetto nelle scorse settimane per il disaccordo riguardo alla gestione della pandemia.

Domenica, invece, appena il Brasile è diventato il secondo paese più colpito da COVID-19 nel mondo, Bolsonaro ha accolto i manifestanti anti-lockdown fuori dal palazzo presidenziale. Ha indossato, per togliersela poi dopo, una maschera in viso appena si è mescolato con i suoi sostenitori.

Presidente Jair Bolsonaro: Siete pronti? Siamo a Brasilia, ora, per sostenere una spontanea protesta di persone che sono per la democrazia, per la libertà, di persone che vogliono davvero che il Brasile vada avanti, tenendo la libertà sopra ogni cosa.

Amy Goodman: Queste parole arrivano dopo che il diffondersi del coronavirus sta devastando la popolazione indigena del Brasile, la quale sta morendo a ritmi due volte più veloci rispetto al resto della popolazione Brasiliana. L’Articulation of Indigenous Peoples of Brazil ha detto che ci sono stati almeno 980 casi confermati e 125 morti, che indicano una mortalità del 12.6% rispetto al 6.4% nazionale.

La città di Manaus nella regione amazzonica del Brasile è stata pesantemente colpita dal virus, con circa 1200 morti. La scorsa settimana, il sindaco di Manaus ha accusato il governo di Jair Bolsonaro di lasciar volontariamente morire di coronavirus le comunità indigene.

Arthur Virgílio Neto, sindaco di Manaus : Ho paura del genocidio, e voglio denunciare tutto questo al mondo intero. Abbiamo qui un governo a cui non importa della vita degli indigeni…è un crimine contro l’umanità quello che sta venendo messo in pratica qui nel mio stato, qui nella mia regione.

Amy Goodman: Allora, per saperne di più, ci spostiamo a Parigi, Francia, dove raggiungiamo il fotoreporter brasiliano conosciuto in tutto il mondo Sebastião Salgado. Anche lui ha allertato che gli indigeni in Amazzonia stanno per affrontare un genocidio se il governo Brasiliano non fa alcun passo per proteggerli dallo scoppio del coronavirus. All’inizio di questo mese, Sebastião Salgado ha scritto una lettera aperta al presidente Bolsonaro facendogli presente che la pandemia rappresenta una minaccia estrema alla loro sopravvivenza. La petizione ha raggiunto le 300 000 firme. Sebastião Salgado ha speso almeno quarant’anni a documentare l’Amazzonia e il suo popolo.

Ed è un onore darti il benvenuto a Democracy now!, Sebastião. Grazie per averci raggiunto nella trasmissione. Puoi parlarci di cosa vedi che sta accadendo nel tuo paese natale, in Brasile, proprio in questo periodo?

Sebastião Salgado: Il Brasile ora sta vivendo un momento molto difficile. Abbiamo un governo centrale, presieduto da Jair Bolsonaro, che non sta agendo nel modo in cui molti paesi stanno reagendo nel mondo per fronteggiare il coronavirus. Poi abbiamo i governatori degli Stati, i sindaci delle grandi città, che si stanno occupando della situazione, mettendo le persone in quarantena. E il signor Bolsonaro sta lavorando nella direzione opposta. E questo sta destabilizzando fortemente il paese.

Sono molto preoccupato per la comunità indigena, soprattutto per quella in Amazzonia. Ho appena finito un lavoro dove sono stato sette anni in Amazzonia. E questi indigeni non hanno protezioni immunitarie contro le malattie che vengono da ambienti esterni alla foresta. Il governo questo lo sa. Tutti lo sanno. E non stiamo facendo nulla. Dobbiamo occuparci di proteggere questi indigeni. Fare diversamente costituirebbe un vero e proprio genocidio.

(…)

Juan Gonzáles: Che in passato hai detto che la pandemia di coronavirus è, in parte, un prodotto della distruzione dell’ambiente su scala globale.

Sebastião Salgado: Vedi, noi stiamo distruggendo ogni porzione di coloro che proteggono l’ecosistema di questo pianeta. E noi mettiamo le malattie, che dovrebbero possibilmente stare in ambienti protetti, fuori dal loro ambiente. E questo è un momento difficile che stiamo vivendo. Probabilmente, quello che ora sta succedendo in tutto il pianeta, in tutto il mondo, ci porterà a preoccuparci di più dell’ambiente, per far ritorno al nostro pianeta, per proteggere ciò che abbiamo, ciò che è puro, e vedere come possiamo ricostruire l’ecosistema in modo da rimanere in pace col nostro pianeta, è quello che succede in ogni parte del mondo.

Amy Goodman: Lascia che ti chieda una cosa – Voglio cambiare argomento e parlare del capo di Tres Unidos. È un villaggio indiano nella foresta Amazzonica brasiliana, che sono sicura conosci bene, dove il coronavirus ha infettato le persone nonostante il lockdown imposto a tutti i visitatori esterni. Almeno 16 delle 106 persone del villaggio sono risultate positive al coronavirus. Il virus è verosimilmente risalito per il fiume Rio Negro da Manaus, che è a 5 ore di distanza. Questo è il capo del villaggio, Waldemir da Silva.

Il capo del villaggio Waldemir da Silva: Il virus è infido. Arriva silenziosamente, come se fosse portato dal vento. Abbiamo iniziato a stare male ma abbiamo pensato solo fosse una brutta influenza, ma le persone hanno iniziato a stare gravemente male, anche dopo aver portato a casa le medicine e aver preso antibiotici e anti-infiammatori. Abbiamo gestito il trattamento della malattia in modo molto attento.

Amy Goodman: Potresti parlarci, Sebastião Salgado, come si stanno comportando ora le persone indigene, e come il governo si sta comportando con loro? Voglio dire, avete questa battaglia che sta andando avanti da un po’ a Manaus con il sindaco che sta chiamando “stupido” il presidente. Ci puoi parlare del modo in cui gli indigeni sono trattati in Amazzonia?

Sebastião Salgado: Vedi, ora gli scienziati possono calcolare, quando è stato scoperto il Brasile, quant’era la popolazione dell’Amazzonia – l’ecosistema Amazzonico brasiliano, avevamo circa 5 milioni di persone che ci vivevano. Con le malattie che arrivavano da fuori, un sacco di indigeni sono scomparsi. Oggi abbiamo non più di 300 000 indigeni che vivono in Amazzonia.

Molti di loro si trovano vicino alle città, come Manaus, come Barcelos, São Gabriel, come dicevi anche tu. Queste persone indigene hanno contatti da moltissimo tempo, ed hanno quindi sviluppato degli anticorpi. Si sono adattati maggiormente al mondo, al mondo umano. Ma una grande porzione delle tribù brasiliane sono tribù isolate. Vedi, solo quelle brasiliane amazzoniche hanno un po’ più di cento gruppi che non sono mai stati contattati. Sono indigeni completamente isolati. E la mattia che sta penetrando l’Amazzonia può colpirli.

Vedi, quello che sta succedendo ora, il pericolo e che il signor Bolsonaro tolga tutta tutte le barriere che proteggono l’ecosistema, eliminando tutte le istituzioni, indebolendo tutte le istituzioni che proteggono L’ecosistema dell’Amazzonia. E ha portato via la gran parte del budget della Fondazione Nazionale delle popolazioni Indigene. E cos’è successo? Dopo un po’, le terre protette dell’Amazzonia del territorio Indigeno sono state invase da taglialegna, cercatori d’oro, gruppi religiosi. Solo nel territorio dell’Amazzonia di Yanomami oggi abbiamo, proprio nel momento in cui stiamo parlando, più di 22 000 cercatori d’oro che lo stanno invadendo. E queste persone stanno portando la malattia dentro di loro.

Ciò che vogliamo chiedere con questa lettera al presidente Bolsonaro è di fermare, di scacciare gli invasori, di creare una sorta di barriera, una barriera sanitaria. Alcune persone sono entrate nei territori Indigeni per proteggere queste tribù – al contrario, le perderemo. Spariranno. Non hanno anticorpi per proteggersi dalla malattia.

Juan Gonzáles: Che cosa significa, Sebastião Salgado, avere un presidente come Jair Bolsonaro, che praticamente ridicolizza la scienza, non presta attenzione alla sua stessa salute, alla salute pubblica, alla comunità? Molto simili sono alcuni episodi che stanno avvenendo negli Stati uniti con il presidente Trump, ma anche più gravi forse. Che cosa significa, non solo per l’Amazzonia e per la popolazione Indigena, ma per tutti i brasiliani?

Sebastião Salgado: allora, il grande problema di avere come presidente Jair Bolsonaro è che lui sta distruggendo le istituzioni brasiliane. Il Brasile aveva delle ottime istituzioni, istituzioni culturali, della salute, di protezione del territorio indigeno. Lui è il presidente più estremista, più di destra. Lui sta distruggendo queste istituzioni. Ha provato a trasformare i contadini, che vivono nei loro territori, che sono cacciatori, che sono raccoglitori – loro li vogliono trasformare in contadini. È incredibile. È incompatibile. E non sta rispettando tutti questi territori, protetti dalla legge, E questo sta succedendo a tutti i livelli della società brasiliana. Stiamo vivendo un momento molto difficile in Brasile.

Amy Goodman: Mi chiedevo se potessi parlarci, Sebastião Salgado, dell’attacco alla verità, sia dal presidente del brasile, Jair Bolsonaro, che è un vicino alleato del presidente degli Stati Uniti, il presidente Trump. Entrambi hanno sminuito fino alla fine il coronavirus, il presidente del Brasile, ovviamente, chiamandolo “una semplice influenza”, il presidente Trump dicendo che non avrebbe fatto nulla, 15 casi e poi niente, opponendosi a quello che dicevano tanti scienziati intorno a lui.

Ora, tu sei famoso nel tuo campo per la fotografia, che documenta la verità delle persone nei “bassofondi” in tutto il mondo, particolarmente i lavoratori, gli indigeni – il tuo libro famoso, Migrations: Humanity in transition, Workers: An Archeology of the Industrial Age, Gold e Terra: Struggle of the Landless. Puoi parlarci di questi fenomeni che vediamo, se si possono chiamare bugie, le centinaia di bugie che questi uomini dicono, che chiaramente si portano via vite, e in special modo le più vulnerabili?

Sebastião Salgado: Allora, noi abbiamo i paesi. Abbiamo popolazioni molto povere, paesi che – più popolosi del Brasile e degli Stati Uniti, prendi ad esempio l’India, prendi L’Indonesia. Questi paesi si prendono cura della loro popolazione. Hanno avuto una quarantena, e ne stanno uscendo ora con un sacco di morti, ma non così tanti come negli Stati Uniti e come in Brasile.

Sono esattamente questi due presidenti a cui non importa nulla delle persone. A loro interessa dei soldi, del loro profitto. Io mi chiedo: e se io fossi un governo? Noi siamo un governo per le persone, il vostro paese, la vostra nazione. Non si è presidenti solo per il profitto. E questo è il grosso problema che abbiamo in questo momento.

Gli Stati Uniti hanno il più alto numero di morti nel mondo per coronavirus. Voi negli Stati Uniti giusto oggi state attraversando la soglia delle 100 000 vittime. In Brasile, dato che le cifre non sono esatte, ci dicono che abbiamo più di 20 000 vittime – già più di 20 000 vittime, perché sono solo quelle che muoiono negli ospedali e che possiamo accertare che sono morte per coronavirus. Ma le persone che stanno morendo nelle baraccopoli, le persone che si trovano nelle aree più povere, non sappiamo di cosa stanno morendo. Gli scienziati in Brasile calcolano che dovremmo avere almeno nove volte i casi ufficiali e le morti ufficiali.

Juan Gonzáles: Sebastião Salgado, hai citato prima le migliaia di cacciatori d’oro che stanno invadendo l’Amazzonia, ma ci sono anche grandi compagnie multinazionali, grandi compagnie brasiliane che stanno beneficiando da queste politiche di Bolsonaro. Puoi parlarci di alcune di queste compagnie, così da informare chi ci ascolta?

Sebastião Salgado: Allora, le compagnie, sì, beh, vedete, Bolsonaro è stato eletto col favore del business agrario e delle “sette religiose” – gruppi religiosi. Lui ha maggiormente aperto il territorio dell’Amazzonia per gli agrari, i boscaioli, i cacciatori d’oro. Vedete, abbiamo parlato spesso lo scorso anno degli incendi in Amazzonia a luglio, agosto. Quest’anno sarà peggio. Stiamo distruggendo la foresta ad una velocità altissima. Lui sta dando l’Amazzonia alle persone che la vogliono invadere. E hai centinaia di migliaia di invasori in Amazzonia. Come ho detto pochi minuti fa, solo i cercatori d’oro dentro i territori di Yanomami sono più di 22 000. Ma hai taglialegna che entrano da ogni parte, coltivatori che distruggono la foresta ovunque. È un problema generale, e non è solo specifico delle grandi compagnie. Certo, sono anche loro parte del problema. Ma il problema maggiore è il populismo del presidente.

Amy Goodman: Puoi parlarci di questo dispaccio di Reuters che dice che il ministro dell’ambiente brasiliano, Ricardo Salles, ha chiamato il governo per andare avanti più velocemente con la deregolamentazione della politica ambientale mentre le persone sono distratte dal coronavirus, in un video rilasciato per ordine della Corte Suprema? Il video della riunione dei ministri è emerso durante un’investigazione su la possibile interferenza fatta dal presidente Bolsonaro per scopi personali nella nomina del capo della polizia federale. Durante l’incontro hanno parlato anche altri ministri, incluso Salles, con i gruppi ambientalisti che dicono che la sua osservazione è la prova che il governo di Bolsonaro sta sistematicamente cercando di smantellare tutte le protezioni dell’ambiente.

Sebastião Salgado: In Brasile abbiamo abbastanza materiale per chiedere l’impeachment per Bolsonaro. Tutto quello che i ministri stanno facendo, lo stanno facendo per prendere il potere. Tutti i weekend, durante i loro incontri in Brasile, pensano a dei modi per concentrare il potere nelle loro mani, al di fuori delle vie democratiche. Stanno mettendo in pratica un colpo di stato. E, vedete, stiamo vivendo un momento difficile, perché come puoi fare un impeachment durante questo gran problema che è il coronavirus? Chi metti al posto loro? Come fai ad avere nuove elezioni in un momento come questo? E loro ne stanno approfittando. Stanno facendo profitto per allargare il loro potere.

L’esempio che hai fatto pochi minuti fa, il ministro dell’ambiente, il signor Salles, che fa l’osservazione secondo cui solo in questo momento che sei completamente preso dal coronavirus è il momento di spingere tutte le misure di distruzione del sistema di leggi che tutela la comunità Indigena, che protegge l’ambiente, che protegge dalla distruzione la foresta. Ha provato a distruggere tutto questo per creare una destabilizzazione in tutto l’ordine del Brasile.

Il Brasile ha un fantastico sistema di leggi. La National Foundation of Indians è un’istituzione straordinaria. Ma chi la dirige ora? Non è più un antropologo com’è sempre stato, uno scienziato com’è sempre stato. Ora è un poliziotto. È un poliziotto che dirige la National Foundation of Indians. Questa fondazione non sta più agendo per gli indigeni ma sta agendo per i coltivatori, per gli agrari. L’ordine è completamente ribaltato in Brasile.

Juan Gonzáles: Sebastião Salgado, ci hai detto, chiaramente, del ruolo chiave che stanno giocando gli agrari, il Brasile è un grande esportatore di prodotti agricoli. Che tipo di pressione può esercitare il mondo circostante al Brasile? Sei a favore di sanzioni verso il governo di Bolsonaro per fare in modo che i passi necessari per proteggere le comunità indigene siano fatti?

Sebastião Salgado: Io credo che le sanzioni politiche, la pressione politica. Il Brasile è molto sensibile a ciò che viene fuori dal paese. Il Brasile è un grande esportatore di materie prime. E credo che possiamo fare pressioni. Non ho intenzione di chiedere l’interdizione dell’importazione di beni brasiliani, perché i brasiliani hanno bisogno di vivere. Non sono d’accordo con questo. Ma sono a favore delle pressioni politiche nelle compagnie che investono in Brasile, che mettano un ombrello sui loro investimenti, che si prendano cura dell’ambiente, che accettino di finanziare il Brasile solo se il governo brasiliano rispetta quel minimo l’ambiente, come ora non sta facendo. Penso che la pressione debba essere [tratto incomprensibile] una pressione politica ed economica.

Amy Goodman: Puoi parlarci, Sebastião, di Messias Martins Kokama, un leader indigeno a Parque das tribos, una regione dello stato di Manaus composta da 3000 persone di almeno 37 etnie diverse? È morto di covid-19 all’inizio di questo mese. Questa è la residente indigena Vanderlencia Ortega dos Santos che indossa una maschera e dice “Indigenous lives matter”.

Vanderlencia Ortega dos Santos: Qui noi abbiamo ancora il sogno di un eguale istruzione e salute, perché ancora non siamo stati raggiunti dall’assistenza medica. La sua morte rappresenta anche ciò che manca, che cosa manca agli indigeni che vivono nelle città.

Amy Goodman: Puoi parlarci dell’area di Manaus? E anche di cosa è successo alle persone, e cosa stai chiedendo in questa lettera, firmata da 300 000 persone, che ha avuto tantissima attenzione. Alcune delle persone fra quelle che l’hanno firmata sono Ophra Winfrey e Madonna, Naomi Campbell, l’autore Mario Vargas Lliosa, l’artista, Ai Weiweim l’attrice Meryl Streep, Brad Pitt e altri.

Sebastião Salgado: La nostra speranza – questa lettera non era diretta esclusivamente al presidente del Brasile. Abbiamo mandato questa lettera al sistema legislativo – agli esecutori del potere, al presidente, al potere legislativo e al potere giudiziario. Vogliamo utilizzare questi tre poteri per darci sostegno – è una lettera umanitaria. Non stiamo facendo alcun attacco politico al governo di Bolsonaro. Stiamo chiedendo un’azione umanitaria per proteggere queste tribù

Vedi, Amy, in Amazzonia in Brasile, abbiamo questi indigeni, come ho detto pochi minuti fa, che non sono mai entrati in contatto con nessuno. Questi indigeni sono la preistoria dell’umanità. Noi siamo una specie che vive con la sua preistoria – viviamo con il nostro passato nell’Amazzonia, e siamo ora in pericolo di perdere tutte queste popolazioni. E il coronavirus si diffonderà molto velocemente se entra all’interno di queste comunità. Queste comunità sono una connessa all’altra, e diventerebbe molto complicato. Ci stiamo mettendo all’opera per proteggere questi gruppi più isolati, per creare una barriera, – per cacciare gli invasori e fare una barriera, impedire alle persone di entrare in questi territori per un certo periodo, per proteggerne gli abitanti.

In Brasile la replica di questa petizione, di questa lettera è stata ottima. Abbiamo dalla nostra tutta al stampa brasiliana. Abbiamo tutti i giornali che danno la notizia. E stiamo avendo – stiamo continuando ad avere incontri con i giudici, con tutti i gruppi del sistema giudiziario in Brasile, per vedere se riusciamo a creare la protezione umanitaria per gli indigeni.

Amy Goodman: Per finire, Sebastião, potresti commentarci più ampiamente il futuro del Brasile? Hai lasciato il brasile nel 1969. Hai lasciato la dittatura militare che c’era. Sei andato a Parigi. Puoi parlarci del futuro del Brasile e anche il tuo futuro ora? Proprio come noi siamo rinchiusi in casa qui negli Stati Uniti, così tu. L’ultima volta che ti ho visto è stato un po’ di anni fa quando abbiamo avuto questa fantastica conversazione in New Mexico, una conversazione pubblica con Eduardo Galeano, come forse ricordi. E poi stavi parlando di tuo figlio, ma ora stai vivendo con tuo figlio che ha la sindrome di down. Hai scritto su questo, anche. Ci sono moltissime domande: dal futuro del Brasile a che cosa farai da qui in avanti.

Sebastião Salgado: Vedi Amy, Il brasile, Quando ero un bambino in Brasile, avevamo il 90% della popolazione che era popolazione rurale. Ora dobbiamo essere al 90% popolazione urbana. Solo in pochi – in pochi decenni, quaranta, cinquanta, sessant’anni massimo, abbiamo fatto quello che voi negli Stati Uniti e in Europa avete impiegato 300 o 400 ore ad urbanizzarvi. E abbiamo molti problemi che sono collegati con questo massicccio movimento della popolazione attraverso il settore urbano in Brasile.

Il Brasile, abbiamo avuto una dittatura in Brasile. Oggi abbiamo un sistema democratico. E siamo in evoluzione. Non è semplice, le cose succedono in Brasile. Siamo uno dei più grandi paesi nel mondo. Una delle cinquanta popolazioni del mondo. Il Brasile è un paese importante. E ho molta speranza riguardo al fatto che questo disastro che oggi stiamo vivendo con il signor Bolsonaro sia solo temporaneo, che è solo un passaggio dell’evoluzione, che possiamo collaborare al nostro interno.

Amy Goodman: E alla fine, ora vivi a Parigi, rinchiuso come siamo noi in casa, e spendi quindi più tempo con tuo figlio.

Sebastião Salgado: Si, vivo qui. Siamo venuti a Parigi, come dicevi, nel 1969. Sono venuto qui che ero un’economista. Sono venuto qui per preparare un dottorato in economia. E siamo stati qui durante la dittatura. E abbiamo un bambino con la sindrome di down che è nato qui, che sta crescendo qui. E qua io sono diventato un fotografo. Ho girato il mondo. Abbiamo lavorato molto in Brasile. La fattoria dei miei genitori l’abbiamo trasformata in un parco nazionale. Questa fattoria, la foresta era completamente distrutta. Con Lelia, mia moglie, abbiamo ripiantato questa foresta. Abbiamo piantato ora più di 2 700 000 alberi. Abbiamo creato una delle più grandi istituzioni a tutela dell’ambiente in Brasile. E continuiamo a lavorare, continuiamo ad andare in Brasile, e a vivere in parte in Francia per via della mia professione. Sono maturato qui, ma continuo a lavorare all’ambiente in Brasile. Siamo in Brasile tutto il tempo.

Amy Goodman: Grazie mille per essere stato qui, Sebastião Salgado, Fotoreporter conosciuto in tutto il mondo, che ha dedicato quarant’anni della sua vita a documentare l’Amazzonia e le persone che i vivono. Salgado è stato un ambasciatore UNICEF dal 2001, ha viaggiato per più di cento paesi per il suo lavoro di fotoreporter, alcuni dei quali sono stati inseriti nei suoi libri come Migrations: Humanity in transition, Workers: An Archeology of the Industrial Age, Gold e Terra: Struggle of the Landless.

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L’intervista originale di “Democracy Now”: https://www.democracynow.org/2020/5/26/brazil

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